Le scuole mediche romane: asclepiadi e metodici
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Agli empirici e ai dogmatici si unisce, a Roma, la setta medica dei metodici, il cui principale esponente è Sorano di Efeso, medico greco operante a Roma sotto Traiano. La teoria metodica è fondata sull’idea che esistano tre “generi”, il rilassato, lo stretto ed il misto; il metodo consiste nel trovare quanto vi è di comune tra le malattie.
Ad Alessandria si erano gettati i presupposti culturali per lo sviluppo delle grandi sette mediche: gli empirici, convinti che la conoscenza medica potesse essere basata sulla sola esperienza, e garantita dai sensi e dall’accumulo di osservazioni; i dogmatici, scuola sui generis, priva di maestro fondatore e anche di una teoria portante omogenea, che postulavano l’esistenza di cause “nascoste” di malattia, percepibili solo attraverso il ragionamento e contrapposte alle cause apparenti, oggetto della ricerca sensoriale; i pneumatici (tra cui Archigene e Agatino di Sparta), la cui teoria è fondata sul tentativo di conciliare l’umoralismo ippocratico con l’idea dell’esistenza di uno pneuma, principio vitale innato, causa del calore interno e, nel suo rapporto con gli umori, degli stati di salute e di malattia.
A queste scuole si unisce, a Roma, una setta di grande importanza e grandissima fortuna, quella che si autonomina “scuola metodica”: tra i suoi fondatori le fonti ricordano lo stesso Asclepiade di Bitinia, Temisone di Laodicea e Tessalo di Tralles, vissuto sotto Nerone e oggetto di attacchi violentissimi sia da parte di Plinio che di Galeno, che lo accusano entrambi di presunzione. Suoi esponenti sono Sorano di Efeso, medico sotto Traiano, autore di numerose opere perdute e di un trattato Sulle malattie delle donne (Perì gynaikeion pathon), che è un vero manifesto del metodismo romano; Antonio Musa, medico personale di Augusto, farmacologo e autore di una raccolta sui medicamenti; e Celio Aureliano, traduttore e adattatore di Sorano e ultimo esempio della medicina antica interessata alla ricerca e discussione delle cause di malattia. Nel complesso possediamo una grande quantità di informazioni sulla setta, grazie anche alla violenta polemica condotta da Galeno in quasi tutti i suoi scritti contro gli esponenti della scuola, le cui teorie erano troppo lontane da quelle ippocratiche per incontrare l’approvazione del medico di Pergamo.
Celso, nel proemio al De medicina, fornisce alcune informazioni sulla scuola: “Alcuni medici del nostro tempo, seguendo come maestro Temisone […] sostengono che la conoscenza delle cause non ha nessuna importanza ai fini delle terapie; è sufficiente considerare alcuni elementi comuni alle malattie. Infatti ce ne sono di tre generi: un genere stretto, uno rilassato, e uno misto. I malati infatti evacuano talvolta poco, talvolta troppo, talvolta poco da una parte e troppo da un’altra […] l’osservazione di queste cose forma la scienza medica; che essi determinano e fanno essere come una via, che chiamano metodo, che deve contemplare quanto c’è di comune nelle malattie. Essi non vogliono essere classificati tra i dogmatici, né tra quelli che considerano la sola esperienza, perché dissentono dai primi non riponendo il sapere medico nella congettura delle cause nascoste, e dai secondi, perché pensano che una piccola parte dell’arte sia nell’osservazione sperimentale” (Proemio, 55-58).
Dal passo di Celso, così come dalle osservazioni di Galeno e dalla testimonianza di Sorano e di Celio Aureliano, si deduce che i metodici derivano la parte fondante della loro teoria dall’idea di Asclepiade di un corpo composto di canali e particelle (poroi e ongkoi) in essi veicolate, il cui stato di rilassatezza o costrizione origina salute e malattia; che Temisone, allievo di Asclepiade e autore di trattati sulle febbri periodiche, sulle malattie acute e croniche (la cui discussione è tipica della scuola metodica) e di un libro sulla salute, è ritenuto uno dei padri fondatori della setta; che essa è andata strutturandosi come una reazione agli eccessi teorici del dogmatismo, ma anche contraria alle semplificazioni eccessive tipiche dell’approccio empirico; che la setta si predica come un gruppo “alla ricerca”, in atto di costruire un sapere in divenire.
Le teorie metodiche sono basate sull’idea della percettibilità dei fenomeni del corpo attraverso i sensi (fenomeno, la patologia come “appare”); sul concetto di “comunità”, cioè caratteristiche comuni delle malattie, percepibili attraverso i sensi e ricostruibili per via di congettura teorica (stati rilassato, misto e stretto); sull’idea di una terapia semplice, volta alla correzione delle comunità errate e introdotta da una fase preparatoria, in cui si predispone il corpo ad accogliere il rimedio. La terapia è in genere articolata su periodi di tre giorni, che culminano con il “ciclo metasincritico”, in cui l’approccio medico può arrivare ad essere severo. Grande importanza ha per il pensiero metodico la classificazione nosografica, anche se fondamento della setta è l’idea che tutto il corpo soffra, se ad essere affetta è una sua parte.