Le vie, i luoghi, i mezzi di scambio e di contatto. Mondo egeo
Lo studio delle vie di comunicazione tra la preistoria e la protostoria nel mondo egeo presenta diverse difficoltà dovute alla mancanza quasi totale di fonti scritte, tranne che per la fine del periodo miceneo, alla casualità e alla lacunosità dei ritrovamenti, alle nostre difficoltà di interpretare il sistema di scambio e di commercio antico. A questo si aggiunge la frammentarietà della nostra conoscenza dei mezzi di trasporto ed in particolare delle navi e dei vascelli utilizzati nell'Egeo almeno fino al periodo miceneo. Il rinvenimento di un frammento di ossidiana di Milo nella Grotta di Franchthi nel Sud dell'Argolide è la prima testimonianza di navigazione nel bacino egeo e prova che gli abitanti della Grecia continentale conoscevano le tecniche di navigazione già nel Paleolitico superiore (IX millennio a.C.). Solo più tardi, in periodo Neolitico, vengono colonizzate le isole dell'Egeo e nel tardo Neolitico esistono diverse testimonianze della presenza di insediamenti nelle isole, mentre a Creta tracce di insediamenti risalgono al tardo VIII millennio o al VII millennio. Le prime rappresentazioni di navi si datano nel III millennio a.C. e mostrano due forme principali: un'imbarcazione allungata per il mare (longship), di probabile derivazione dal monoxilos, e un vascello più corto con prua e poppa distinte, entrambi spinti da pagaie. Tre modelli da Nasso, che si segnalano per la forma allungata e stretta, e una serie di rappresentazioni su padelle cicladiche del gruppo di Syros, con un'estremità fortemente rialzata e decorata con una figura di pesce, rappresentano la documentazione più importante. Le longships hanno un'area di diffusione particolarmente ampia: a Palaikastro, nella Creta orientale, è stato trovato un modello di terracotta datato al Minoico Antico I-II. Altri modelli provengono da Christos e da Haghia Triada nella Messarà e raffigurazioni sono su un vaso da Orchomenos datato all'Elladico Antico (EA), su un frammento ceramico da Phylakopi (Milo), nel quale è segnato anche un timone, nonché nel tempio megalitico di Tarxien a Malta, graffite su pietra. La longship presuppone un'organizzazione sociale complessa. Nel periodo della cultura di Keros-Syros l'intera popolazione di un'isola doveva partecipare al funzionamento di una sola nave, così da limitare la navigazione ai periodi estivi di minor lavoro agricolo, non permettendo viaggi oltre il bacino egeo. La prima occupazione di queste navi doveva essere perciò la pirateria verso le località immediatamente vicine, ma nei grandi siti come a Chalandriani (Syros), da cui deriva la maggioranza delle "padelle" con rappresentazioni di navi, potevano anche essere utilizzate per commercio a lunga distanza. Durante il Bronzo Antico (BA) la necessità della navigazione a vista investe di nuova importanza soprattutto le isole Cicladi; un gran numero di oggetti di tipo cicladico, importati o imitati, è stato trovato nell'Egeo, ma non è comunque facile seguire un eventuale flusso commerciale o di scambio di merce. Ancora nel BA alcuni oggetti, come i vasi e le figure di pietra di tipo cicladico rinvenuti a Creta, possono essere stati importati, ma anche prodotti localmente su influsso esterno, e l'unico elemento per cui siamo assolutamente sicuri di un approvvigionamento diretto è l'ossidiana di Milo. Ancora più difficili da riconoscere sono gli scambi a lunga distanza e i pochi oggetti egiziani rinvenuti in contesti del BA egeo sono di incerta datazione, anche se l'esistenza di questi scambi è data dalla presenza dell'avorio di probabile origine asiatica a Troia e a Creta. Non si conoscono le modalità di scambio: gli oggetti che dalle Cicladi giungono nelle altre regioni dell'Egeo sono legati più alla pratica del dono che al traffico commerciale, come potrebbe invece far supporre la ceramica di tipo Urfirnis trovata nelle Cicladi. Le navi portavano un carico composito, come quella naufragata a Dhokos (Hydra) dove sono stati rinvenuti prodotti di tipo diverso (ceramica, vasi per l'immagazzinamento, macine di andesite). In generale assistiamo tuttavia ad un forte incremento nel volume degli scambi e probabilmente la portata dei traffici di Creta arrivava fino all'Anatolia e al Vicino Oriente e, in misura minore, toccava anche l'Occidente, attraverso Leukas. In questo periodo, nella Grecia continentale cresce l'importanza di Tebe come centro internazionale. La città occupa la pianura più fertile della Grecia centrale, in una regione che collega il mare e il continente greco, ed è stata sempre il naturale incrocio delle rotte colleganti il Golfo di Corinto e l'Attica alla Grecia centrale e all'Eubea. L'importanza del Golfo di Eubea è testimoniata dalla presenza di numerosi insediamenti che vi si affacciavano durante l'EA e da qui partiva la rotta per le Cicladi e l'Asia Minore; il Golfo di Corinto garantiva le comunicazioni con la Grecia occidentale e l'Adriatico. La città stessa di Tebe aveva una serie di rapporti con alcuni centri costieri della Beozia su entrambi i golfi. Dalle Cicladi arrivava l'ossidiana trovata nel megaron rinvenuto sulla Cadmeia, dove forse esisteva anche un laboratorio per la lavorazione delle lame di ossidiana, mentre il bronzo lavorato rinvenuto nella stessa zona testimonia rapporti con l'Egeo nord-orientale, con le Cicladi, con l'area balcanica. Alla stessa fase appartengono anche alcuni piattelli di marmo importati dalle Cicladi. Le vie di comunicazione terrestri facevano affluire a Tebe, ma anche in Attica e in Eubea, ceramica tessala e macedone, mentre più mediate dovevano essere le comunicazioni di Tebe con i centri del Peloponneso. Nell'Elladico Medio (EM; 2000-1550 a.C.) si costruiscono navi con chiglia a crescente, forma che appare per la prima volta su una frammento ceramico da Phylakopi, datato ancora nel III millennio a.C., e che viene poi rappresentata sul pithos di Kolona (Egina). Il pithos, molto frammentario aveva quattro navi spinte da pagaie dipinte sul fregio. Per la prima volta viene introdotta una sorta di cabina, da riconoscere nella struttura curva che si trova anche sulle strette navi su un vaso in una tomba argiva, con chiglia di varie forme da quelle a crescente a quelle lineari. Durante il periodo dei Primi Palazzi, l'esistenza di una marina minoica è attestata dalle numerose rappresentazioni su sigilli che indicano l'uso della vela e da pochi modelli miniaturistici. In genere le imbarcazioni dei Primi Palazzi non sembrano discostarsi eccessivamente da quelle del periodo successivo. La crescita dei commerci tra Creta e il resto dell'Egeo è testimoniata a partire dall'inizio del Minoico Medio (MM), prima della nascita dei palazzi. Sorgono inoltre in questo periodo i primi impianti minoici fuori di Creta, come Kastrì sull'isola di Citera occupato dal MM IA (2100-1900 a.C.), che controllava la rotta tra la Creta occidentale ed il Peloponneso e da questo momento si nota una forte penetrazione di ceramica minoica in Argolide, nella regione del Golfo Saronico, a Lerna ed a Haghios Stephanos in Laconia. Una seconda via attraverso le Cicladi occidentali arrivava in Attica e successivamente in Tessaglia. Con la nascita dei Primi Palazzi il commercio oltre la sfera egea era forse monopolio dell'autorità centrale. Non si conosce nulla sull'esistenza di mercanti, ma l'incremento degli scambi a Creta è testimoniato dalla nascita di un sistema ponderale e si allacciano forti rapporti con il Dodecaneso e con la costa anatolica, sia per interesse commerciale con l'Oriente, sia per prevenire aggressioni da quelle regioni. In questo momento Creta è l'unico referente nell'Egeo per i traffici a lunga distanza. Dall'Oriente e dall'Egitto provenivano oro, avorio, pietre esotiche per la fabbricazione di sigilli, mentre meno informati siamo sulla circolazione del rame, che tuttavia non doveva godere ancora di una grande diffusione. Particolarmente intensi erano i contatti con l'Egitto, come testimoniano le dediche di statuette da parte di egiziani a Cnosso, e la ceramica di Kamares rinvenuta in Egitto; allo stesso modo esistono prove archeologiche di rapporti con la Siria. Dall'Oriente abbiamo le prime testimonianze scritte: i documenti orientali ci informano sul commercio con la Mesopotamia e sulle relazioni con il re di Babilonia. Un inventario di Mari è la più antica attestazione per i contatti minoici con la costa siro-cananea. Il testo si data alla prima metà del regno di Zimri-Lim (1780-1760 a.C. ca.) e menziona una serie di beni (armi, tessili, ceramica e anche sandali) da Kaptara, inviati come doni per il re di Ugarit, dove era di base un gruppo di mercanti kaptaran. Questi doni venivano inviati probabilmente per favorire il commercio dello stagno e fra i beneficiari di questo metallo c'erano un minoico e un cario. Ugarit era la porta verso l'Oriente per questi mercanti egei e il fatto che un interprete ugarita potesse conversare con un minoico suggerisce contatti ben più forti di ciò che mostrano le prove archeologiche. La mancanza di rinvenimenti minoici significativi a Cipro ha messo in dubbio i contatti tra l'isola e Creta, tuttavia la menzione del nome Alasiya nei testi di Mari, che sembra indicare proprio Cipro, può far pensare che gli scambi fra le due isole siano avvenuti a Ugarit. A Creta si conosce l'esistenza di un sistema viario abbastanza evoluto a partire dal MM II (1800-1700 a.C.). A parte le grandi direttrici nord-sud e est-ovest che dovevano percorrere l'isola, sono stati trovati resti di una serie di vie minori che non sembrano essere state utilizzate dopo il periodo minoico. La tecnica di costruzione era abbastanza raffinata e partiva dalla scelta del terreno, che spesso era roccioso per evitare una eccessiva preparazione; quando era necessario erano costruiti muri di terrazzamento, fino ad un'altezza di 2 m circa, che a volte venivano rinforzati nelle curve da una serie di setti murari a raggiera. La strada era larga tra 1,6 e 2 m e lastricata con pietre solo in parte lavorate; il lastricato era più raffinato nei pressi di un luogo abitato, di un porto, di un posto di guardia. Più larghe (2,5-3 m) e con una pendenza maggiore erano alcune strade destinate probabilmente alla circolazione dei carri, come quella che conduceva al santuario di vetta di Iouktas. I ritrovamenti nella zona di Zakros mostrano nella regione una viabilità evoluta che collegava il palazzo ai centri di Palaikastro e di Ampelos. Alcune differenze nelle tecniche di costruzione portano a pensare che alcune strade rinvenute nella regione di Choiromanders e di Tà Skarià siano servite per l'approvvigionamento di materie prime, come pietra da costruzione o argilla. La tecnica di costruzione è più elaborata e in alcuni casi presenta una serie di setti murari al lato della carreggiata che potevano essere utilizzati per alloggiare gli scivoli per il materiale da cava. Il sistema viario cretese tuttavia non era costruito per il passaggio di carovane commerciali, ma per intensificare il controllo sulle coste dell'isola. Oltre a Creta, le Cicladi, Egina e la parte centrale della Grecia continentale sviluppano proprie reti commerciali. Punto chiave è il sito di Kolona ad Egina, un vero e proprio emporio che interessa un'ampia zona, anche se le stesse isole Cicladi sviluppano propri contatti con la Grecia continentale e formano un ponte tra il continente, il Dodecaneso e l'Anatolia. Nella Grecia continentale si assiste durante l'EM ad una regressione sia del numero degli abitati sia del volume delle importazioni, anche se a Tebe l'approvvigionamento di materie prime, come l'ossidiana, il rame e lo stagno doveva rimanere su livelli accettabili. Una serie di elementi indica che, con i Secondi Palazzi, a Creta il volume degli scambi commerciali cresce notevolmente: aumentano le raffigurazioni delle navi minoiche su affreschi, sigilli, vasi e sono stati trovati alcuni modelli in miniatura; crescono le testimonianze dei commercianti cretesi in Oriente e soprattutto in Egitto; alla fine del Bronzo Medio (BM) tutto il bacino egeo conosce una misura ponderale unica. Processioni su navi sono rappresentate sul fregio dalla West House di Akrotiri (Thera) e su affreschi a Kea. Le navi sono simili a quelle del pithos di Kolona, a Egina, e come quelle sembrano avere una cabina o una parte coperta e la forma della chiglia a crescente lunare. Dalle navi di Akrotiri, da un frammento di affresco da Pilo e da alcune rappresentazioni su sigilli minoici si conoscono la struttura dell'albero e della vela quadrata e il sartiame utilizzato, simile a quello delle contemporanee navi egizie. Le navi erano generalmente spinte a remi, anche se nelle navi processionali di Thera si usano ancora pagaie, secondo un uso forse cultuale o forse legato ai movimenti su acque basse. Modelli tridimensionali di navi provengono da Ceo e da Haghia Triada. Nel passaggio tra il MM III e il Minoico Tardo (MT) I (1600 a.C.) si assiste a Creta ad un incremento demografico, alla crescita del numero dei villaggi, allo sfruttamento più intenso delle risorse agricole, allo sviluppo della metallurgia. I palazzi importano materie prime e prodotti stranieri, mentre aumentano l'influenza minoica nell'Egeo e la portata degli scambi e iniziano ad essere attestati contatti con l'Europa. Nel mondo egeo le materie prime, soprattutto i metalli (argento, rame, piombo dal Laurion, stagno e oro), hanno libera circolazione; in Laconia era estratta la pietra lavorata a Creta. Da fuori arrivava materiale esotico: avorio, ostriche, pietre esotiche (alabastro e lapislazzuli), metalli. Probabilmente i contatti esterni erano sotto il protettorato del Palazzo, ma non è completamente esclusa l'esistenza di una classe di mercanti semi-indipendenti sul modello orientale; il commercio egeo dipende, almeno in questa fase, dal sistema di scambio orientale e sembra che ancora all'inizio del Bronzo Tardo (BT) Creta sia nell'Egeo il principale referente per il commercio con l'Oriente. Le evidenze archeologiche indicano una forte influenza minoica nel Sud dell'Egeo, di cui tuttavia non si conosce la natura politica; alcuni siti come Trianda a Rodi, durante il MT IA-IB possono aver accolto emigranti minoici o loro discendenti e gli stessi artigiani minoici tra il MM e il MT sembrano aver viaggiato lungo le rotte commerciali, come potrebbero testimoniare gli affreschi di tecnica minoica scoperti lungo le coste del Mediterraneo orientale, ad Alalakh, a Mari, in Egitto. All'inizio del MT I si stabilisce un nuovo tipo di contatto con alcune isole dell'Egeo, soprattutto Rodi e Coo nel Dodecaneso, Thera, Milo e Ceo nelle Cicladi. Mantiene ancora la sua importanza l'antica colonia di Citera. In queste isole cresce l'importazione di ceramica minoica e sono introdotte architetture di tipo minoico. Complessivamente i resti minoici nell'Egeo indicano il controllo diretto di alcune rotte marittime. Una rotta settentrionale, attraverso il centro di Kastrì a Citera, dove sono state rinvenute tombe a camera di tipo minoico, stabilisce un legame tra la Creta occidentale e il Peloponneso meridionale. Una rotta orientale raggiungeva il Dodecaneso. Le isole di Kasos e di Karpathos, frequentate dai Minoici almeno dall'epoca dei Primi Palazzi, presentano una grande quantità di materiale dell'epoca dei Secondi Palazzi. A Rodi un nuovo insediamento, con ceramica di tipo minoico, venne fondato all'inizio del MT I a Trianda; situato vicino al mare, fu ricostruito e modificato verso la fine del MT IA e mantenne rapporti con Creta per tutto il MT IB; il suo quartiere di abitazione può essere comparato con quello di Mallia o di Palaikastro. A Coo il sito del Serraglio, costruito all'inizio del MT IA e distrutto nel corso dello stesso periodo, occupava una vasta superficie di 60.000 m². I materiali del MT IA e MT IB testimoniano comunque una presenza minoica anche nel periodo successivo. La piccola isola di Telos, tra Rodi e Coo, ha restituito materiali dello stesso tipo e vasi minoici sono stati trovati anche a Iasos e a Mileto sulla costa turca. Di natura diversa sono i rapporti tra Creta e le Cicladi, per le quali è più difficile immaginare un passaggio non mediato delle navi minoiche; sui siti di Akrotiri, Phylakopi, Haghia Irini, infatti, esistono città cicladiche importanti già a partire dal Bronzo Medio (BM) e a dispetto della presenza di elementi minoici nell'architettura, di affreschi e di iscrizioni in lineare A non si può parlare di città minoicizzate. Una rotta sud-orientale passava probabilmente attraverso Cipro, dove nelle tombe di Toumba tou Skourou e ad Haghia Irini, sulla costa settentrionale, in una regione prossima ai giacimenti di rame, sono stati trovati vasi del MT IA; più che legate al commercio del rame queste testimonianze sembrano avallare l'ipotesi che Cipro possa essere stata nulla più che una testa di ponte verso la Siria. A partire da questo periodo, ma forse anche già nel periodo precedente, il partner privilegiato di Creta era la Siria. In generale la presenza di resti minoici non significa una presenza minoica né una diretta influenza minoica, tuttavia i siti minoicizzati fuori di Creta possono essere distinti in colonie di popolamento, in stazioni commerciali, dove un gruppo si insedia a fianco di una popolazione locale, in protettorati, caratterizzati da una dominazione politica. Citera corrisponde al tipo della colonia e probabilmente anche i siti di Rodi e di Coo, ma è più difficile stabilire la natura degli insediamenti nelle Cicladi, come a Thera, Milo, Ceo, dove nulla indica un protettorato o un quartiere abitativo minoico. Si può pensare ad un controllo che lascia una certa autonomia politica alle isole, che sono sfruttate sulla base degli interessi commerciali cretesi. Questo sistema coloniale non sembra estendersi oltre le isole. In Asia Minore oggetti minoici non oltrepassano le coste; né si può dire se Iasos e Mileto siano delle vere e proprie stazioni commerciali o solo il risultato di contatti tra Minoici e Carii. Lo stesso può dirsi per Haghios Stephanos sulla costa di fronte a Citera; il rapporto all'inizio del MT I tra Minoici e Micenei è più complesso di quello che si credeva a prima vista. Non si tratta di una conquista territoriale, ma di commercio di oggetti di lusso ed in alcuni casi di emigrazione di artigiani, come i bronzisti minoici che probabilmente lavoravano i vasi in metallo a Micene. Tuttavia in qualche caso è possibile avanzare la proposta di installazioni minoiche in Grecia, come per la scoperta presso Epidauro di un santuario in cui erano offerte doppie asce votive, certe tombe circolari in Messenia con meson mark, alcune tombe circolari scavate nella roccia a Epidauro Limera. Più complesso è vedere le relazioni tra l'Egitto e Creta all'inizio del MT. Sono stati trovati in Egitto solo pochi frammenti di vasi di questo periodo e l'unico oggetto egizio a Creta è un'anfora con il nome di Thutmosis III (1504-1450 a.C. ca.), scoperta in una tomba di Katsambas. Tuttavia in questo periodo in una serie di documenti egizi compare il termine Keftiou; l'interpretazione plausibile è che con questo termine si voglia intendere Creta e sarebbe avvalorata dalle pitture parietali della tomba di Rekhmere, in cui alcuni personaggi portano oggetti di tipo minoico. I rapporti con il Paese di Keftiou erano per l'Egitto legati all'approvvigionamento di metalli, lingotti d'oro e d'argento e lapislazzuli, per il quale forse i Cretesi erano intermediari. Tra le testimonianze iconografiche, sugli affreschi della tomba di un notabile a Tebe le figure rappresentano gli abitanti di Keftiou e le iscrizioni indicano che le loro navi arrivarono in Egitto durante il regno di Hatshepsut e di Thutmosis III e forse anche prima. La fine dei contatti tra Creta e l'Egitto è sincrona alla fine della cultura minoica a Creta e alla fine del MT IB che sembra coincidere con la parte conclusiva del regno di Thutmosis III. L'espansione minoica nel bacino egeo all'inizio del MT I è dovuta a diversi fattori: militari, demografici, commerciali, politici e sociali. Lo sviluppo demografico e la ricerca di nuove terre coltivabili possono aver spinto all'inizio del MT alla minoizzazione di alcune isole del Dodecaneso. Alcune comunità rurali sembrano essersi installate a Karpathos e le comunità di Rodi e di Coo possono avere avuto anche uno scopo agricolo. Il fenomeno in tutti i casi è limitato nel tempo. Senza dubbio le colonie e le relazioni con le Cicladi costituiscono un sistema di difesa delle rotte commerciali per le quali Creta controllava i rapporti del bacino egeo con l'Oriente. Così si spiegano le relazioni privilegiate con le Cicladi: Ceo, vicina alle miniere del Laurion in Attica; Milo, ricca di ossidiana e porto di scalo verso l'Argolide; Thera, all'incrocio delle principali rotte marine. Queste isole sono elementi essenziali per il controllo dell'intero commercio egeo. La colonia di Citera apre le porte al Peloponneso e alle cave laconiche del lapis Lacedaemonius. Le colonie del Dodecaneso controllano le rotte dell'Asia Minore e dell'Oriente. Lo sviluppo dell'attività commerciale è dato principalmente dalla necessità dell'approvvigionamento di metalli a Creta, che in cambio forniva tessili, prodotti agricoli o artigianali. Non si può escludere che parte della ricchezza cretese provenisse dal commercio di transito e che i minoici avessero agito come intermediari verso l'Oriente e l'Egitto. L'estensione del sistema ponderale minoico alle Cicladi tende a confermare un certo possesso minoico sul commercio egeo. Nonostante fuori di Creta, se si eccettua il caso di Milo, il volume degli scambi sia minimo, in questo periodo tuttavia si assiste ad un progressivo intensificarsi dei traffici via terra tra il Nord e il Sud della Grecia. Più attivo è il bacino di scambio fornito dalle Cicladi, dove durante il Cicladico Medio si rinnovano le relazioni con il continente e con Creta. Soprattutto sembrano avere un ruolo importante le isole di Ceo, Milo e Thera, e in particolare Ceo gioca il ruolo di testa di ponte verso il continente insieme ad Egina e Citera. Probabilmente la via tra la Grecia continentale e la Troade passava attraverso l'Eubea e le Cicladi. Verso Occidente alcuni indizi possono far pensare a legami tra la Grecia e il Mediterraneo centrale, in particolare Malta e la Sicilia, attivi a partire da un momento tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente, anche se è stata supposta l'esistenza di una installazione egea a Lipari tra l'EA IIIA e l'EM. Rapporti con l'Europa continentale sono testimoniati dai rinvenimenti d'ambra in Grecia a partire dall'Elladico Tardo (ET) II. Collane d'ambra sono state trovate a Micene, Pilo e Peristeria e probabilmente viaggiavano dal Wessex attraverso l'Europa fino alla Svizzera per scendere nell'Egeo attraverso l'Adriatico. In generale i rapporti tra l'Egeo e l'Europa rimangono in parte sconosciuti e di difficile lettura e le evidenze archeologiche suggeriscono un interesse principale dell'area egea verso l'Oriente e il Mediterraneo centrale. I centri continentali acquistano sempre maggiore importanza, potendo adattarsi al traffico commerciale cretese e cicladico già esistente, di cui adottano il piede ponderale; non sembra esistere ancora una marina micenea ufficiale e gli indizi sembrano concordare per una convivenza pacifica dei commerci micenei e minoici, senza una divisione dei territori e delle rotte: Troia continua ad avere contatti sia con Creta sia con la Grecia continentale. Durante il XIV e il XIII sec. a.C. l'influenza micenea nell'Egeo sostituisce quella minoica. La diffusione della ceramica micenea indica un forte traffico marittimo tra Creta micenea, la Grecia continentale e le isole dell'Egeo. Dai testi sappiamo che la marina micenea, almeno quella militare, era organizzata direttamente dal Palazzo. In particolare tre testi di Pilo si riferiscono a rematori (e-re-ta), che in gruppi di 40 e di 20 uomini erano comandati da due notabili E-ke-ra-wo e Weda- ne-u. I rematori sono classificati come cittadini (ki-ti-ta), neocittadini (me-ta-ki-ti-ta), immigranti (po-si-ke-te-re) o da un termine non identificato (po-ku-ta). Una tavoletta, di difficile interpretazione, sembra sia un ordine di leva per marinai assenti. All'inizio di una serie di frammenti da Cnosso appare il termine po-ti-ro, seguito da due nomi personali, forse legato alla parola greca pontilos, sinonimo per nautilos e che può essere inteso come ufficiale di marina. In alcuni casi è probabilmente menzionato anche il nome della nave. Rappresentazioni di navi provengono dalla Grecia continentale, l'Egeo e Cipro. L'elemento caratteristico delle navi micenee è una galleria aperta formata da aste verticali a intervalli regolari che dividono i posti dei rematori. A volte i rematori stavano in gallerie chiuse probabilmente da un ponte, come su un frammento ceramico da Ceo. In un frammento da Kynos, e anche su una nave dipinta in una larnax da Gazi a Creta, i rematori sono disposti in due file sovrapposte, secondo una tecnica comune nell'Egeo che si trova già su una delle navi degli affreschi di Thera e continuerà nelle rappresentazioni tardogeometriche. Con poche eccezioni le navi erano comunque lunghe e strette, normalmente avevano la chiglia poco curva, castelli a poppa e a prua, un albero con vela e il timone e una estensione della chiglia a prua. Esistevano vari tipi di navi, come la pentecontoro e la triacontoro, ma probabilmente anche con 20 o 10 rematori. Le rappresentazioni devono essere riferite principalmente a navi di tipo militare, mentre non esistono raffigurazioni di navi mercantili, tranne forse un modello da Argo che presenta un rapporto 1:3 tra lunghezza e larghezza. In due navi su un cratere da Enkomi l'albero presenta elementi circolari sulla sommità, probabilmente anelli per il sartiame. Esistono anche modelli in terracotta da Tanagra, con chiglia a crescente che ricorda le navi minoico-cicladiche, da Phylakopi, da Micene, da Oropos, da Tirinto, alcuni askoi da Cipro a forma di nave, datati al Cicladico Tardo (CT) III. Due modelli di origine cipriota hanno ancora la forma a crescente. I Micenei, dopo un periodo di coabitazione, si sostituiscono ai Minoici, soprattutto nelle Cicladi, nel Dodecaneso e sulla costa dell'Anatolia, aumentando il traffico e il raggio d'azione dei propri commerci. In Grecia si importava il rame cipriota, l'avorio africano od orientale, lo stagno orientale ed in proporzione minore l'ambra baltica e qualche minerale occidentale, ma ancora non si conoscono le modalità secondo le quali avveniva lo scambio, chi erano i mercanti che navigavano nell'Egeo e se la necessità di procurarsi questi materiali abbia costretto i Micenei a produrre del surplus esportabile, come derrate deperibili (olio, vino, cereali), prodotti della manifattura (tessuti e armi), materie prime del suolo greco (argento e piombo del Laurion, legname), come indurrebbe a pensare la lettura di alcune tavolette di Cnosso, dalle quali sappiamo che il Palazzo supervisionava la produzione in larga scala della lana e dei tessili, che immagazzinava in grande quantità prodotti agricoli e che probabilmente produceva anche olio profumato. Informazioni sui rapporti micenei con l'Oriente sembrano provenire da documenti dalla capitale hittita Khattusha (Boğazköy), che contengono diversi nomi di probabile origine greca e sopra tutti il termine Ah-hi-ya-wa (Achei), nonostante non ci siano evidenze archeologiche di una presenza micenea tra gli Hittiti. Il testo più importante e uno dei più antichi in cui sono menzionati gli Ahhiyawa è l'atto di accusa contro Madduwatas, redatto sotto il regno di Tudkhaliya II e Arnuwadas I (1450-1430 a.C. ca.), che si era associato agli Ahhiyawa per un raid contro Cipro, dominio di Arnuwadas. Dall'Egitto le tombe più tarde con rappresentazioni di Keftiou, datate dai cartouches di Amenophi II e III e da quelli della sua ultima moglie Tiy, riflettono rapporti ufficiali tra l'Egitto e i Micenei, sostituitisi completamente ai Minoici, e una lista di toponimi trovata nel tempio funebre di Amenhotep III (1408- 1372 a.C. ca.) a Kom el-Hetan potrebbe testimoniare l'esistenza di un'ambasceria egiziana fino a Micene. Prove archeologiche di una attività micenea nell'Egeo sono numerose. Nelle Cicladi, come nel Dodecaneso e sulla costa anatolica, si oppone generalmente la fase che termina con il MT IB/CT II, momento della dominazione minoica, alla fase successiva, CT II/ET III, dove si afferma l'influenza micenea. Il passaggio tra i due periodi avviene progressivamente e le importazioni del materiale continentale si accrescono nelle Cicladi durante il MT I. A partire dalla metà del XV secolo la Grecia stringe relazioni più forti con le Cicladi; durante l'ET IIIA-B, il continente inizia ad esercitare la sua influenza su qualche sito: Delo, Haghia Irini, Phylakopi e forse Grotta a Naxos. A Phylakopi il grande edificio del livello III 3 è spesso presentato come la prova indiscutibile che i Micenei hanno stabilito un controllo diretto sulle Cicladi, ma non si può interpretarlo come un palazzo miceneo sul modello di quelli continentali. Successivamente i contatti diretti tra Micenei e Cicladi si affievoliscono; le importazioni di materiale continentale cessano quasi totalmente dopo l'ET IIIB1 in siti come Haghia Irini e Phylakopi. È l'inizio di un periodo incerto: il sistema difensivo di Phylakopi è rimaneggiato, le acropoli di Haghios Andreas a Siphnos e di Koukounariès a Paros sono munite di difesa, anche se non esistono nelle Cicladi segni di distruzione comparabili a quelli che marcano la fine dell'ET IIIB sul continente. Per il Dodecaneso generalmente i Micenei hanno stabilito un contatto con i siti già colonizzati dai Minoici. La convivenza con i Cretesi inizialmente è pacifica ed è illustrata dal livello III di Trianda presso Ialysos. Il numero di siti attestati a Rodi si moltiplica nell'ET IIIA2: l'isola dimostra una grande prosperità e, anche se non ci sono segni di una sua colonizzazione, i Micenei controllano il flusso di scambi che si sviluppa in questo periodo tra il mondo egeo e il Mediterraneo orientale. L'influenza micenea declina durante la fase ET IIIB, in concomitanza con la distruzione di Troia, datata subito dopo l'apparizione della ceramica ET IIIC. In genere comunque la rottura è completa tra l'ET IIIB e l'ET IIIC, a partire dal quale l'influenza egea sembra rinnovata, così a Ialysos, a Coo e in Cilicia. Particolarmente intensa è la frequentazione di Cipro a partire dall'ET IIIA1 (1400-1375 a.C.), dove la ceramica micenea si impone come uno degli elementi più importanti nel vasellame in uso, aumentando durante il XIII secolo, tanto che i tipi peculiari dell'isola conoscono un certo declino; ceramica micenea è presente sull'isola anche nell'ET IIIC1. In Oriente da Amman a Karkemish, ma principalmente sulla costa siro-palestinese, si contano all'incirca 80 siti nei quali è stata trovata ceramica micenea, anche se le forme sono più limitate che a Cipro. D'altra parte il fatto che i Micenei non sono mai menzionati nei documenti di Ras Shamra-Ugarit e le ceramiche cipriote accompagnano sempre in Oriente le ceramiche micenee fa supporre che Cipro costituisse durante il XIII sec. a.C. il punto più estremo dell'avanzata dei Micenei verso est e l'isola avesse un ruolo di intermediario. In generale la presenza micenea costante e forte a Cipro non lo è altrettanto in Oriente e in Egitto per la consistente presenza del regno egiziano e di quello hittita. Cipro comunque attirava per i suoi giacimenti di rame e per la possibilità di arrivare in Oriente; la contropartita micenea èdifficile da definire. In Egitto gli apporti micenei sono più antichi e cominciano con l'ET I, ma limitati ad una trentina di siti e cessano completamente nell'ET IIIB. Prima della fine del XIII sec. a.C. non si trovano nella Grecia micenea che rari oggetti d'origine balcanica o europea, stampi d'asce scoperte a Micene nella Casa del Mercante d'Olio e perle d'ambra. A partire da questo periodo sembrano svilupparsi i legami tra la metallurgia egea e quella europea, così per le armi, le fibule, gli spilloni. Zona di frontiera di questi contatti è l'Epiro. Nel Mediterraneo occidentale il materiale ET IIIA è attestato a Vivara e a Ischia, nelle Isole Eolie, in Sicilia, nei pressi di Siracusa, nel Golfo di Taranto e in Puglia. Le importazioni dell'ET IIIB spariscono completamente dalla Sicilia orientale e dalle isole ioniche, per concentrarsi nel Golfo di Taranto e per la prima volta in Sardegna. Nell'ET IIIC i contatti restano frequenti con le medesime zone e si nota un qualche indice della circolazione di materiale miceneo sia tra i siti costieri, sia in quelli più interni. In termini generali si tratta più di una influenza orientale in senso lato che si determina sul Mediterraneo occidentale che di una influenza strettamente micenea. Creta sembra aver avuto contatti durante l'ET III con la Sardegna e con il Golfo di Taranto. A Scoglio del Tonno si trova del materiale rodio, che sembra dominante, ma le analisi fisico-chimiche hanno mostrato che certe ceramiche sono state prodotte in Argolide. Le rotte marine che arrivavano da Oriente sembrano in ogni caso passare per Creta o per Rodi, Capo Gelydonia o Cipro. Particolarmente importanti sono due relitti della costa anatolica, quelli di Ulu Burun e di Capo Gelydonia, che si datano rispettivamente alla prima metà del XIV e alla fine del XIII sec. a.C. e forniscono indicazioni importanti sulle modalità degli scambi. I lingotti di rame, che richiamano la forma di una pelle di bue, costituiscono l'essenziale dei due carichi. In entrambi sono presenti lo stagno e alcuni utensili di bronzo. Probabilmente entrambi i battelli seguivano una rotta est-ovest. La loro nazionalità non si può precisare, ma a giudicare dai resti l'equipaggio era formato da elementi misti. Poche ma non trascurabili sono le informazioni che possiamo avere dall'analisi dei testi in lineare B. Nelle tavolette micenee non sono menzionati scambi, tranne forse in una tavoletta di Micene che testimonia l'invio di tessuti a Tebe. I termini per "mercante", "prezzo" e "comprare" sono assenti dalle tavolette, salvo nel contesto particolare dell'acquisto di schiavi. Il volume degli scambi è quindi impossibile a valutarsi, tuttavia conosciamo l'esistenza di un commercio intercorrente tra le regioni micenee: vasi con iscrizioni con toponimi cretesi, fabbricati per la maggior parte nella Creta centrale e occidentale sono stati trovati nella Grecia continentale ed indicano il contatto tra le due regioni; 56 cretule iscritte suggeriscono il trasferimento di bestiame o dei suoi prodotti dall'Eubea a Tebe in Beozia; tripodi bronzei a Pilo sono identificati come prodotti cretesi. Molto probabilmente gli stessi artigiani viaggiavano sulle navi più delle merci. Nelle tavolette di Pilo sono menzionate 32 paia di ruote di carri del tipo utilizzato a Zacinto e la stessa presenza di alcuni rematori della medesima isola, mentre Zacinto è menzionata anche in un testo di Micene. Le merci di scambio sono identificate in lineare B da termini semitici o anatolici o da parole di origine sconosciuta. Le importazioni includono spezie (cumino e sesamo), avorio, pasta di vetro blu, oro, indumenti, mentre parole di origine sconosciuta sono quelle che indicano bronzo, porpora, legno di bosso, allume e resina di terebinda. Da notare che questa lista include molte merci trovate a bordo della nave di Ulu Burun. I segni cipro-minoici trovati su alcune ceramiche micenee in Argolide possono rappresentare la prova dell'esistenza di commercianti ciprioti che organizzavano il commercio tra le due regioni. Tuttavia in generale il commercio internazionale è pressoché assente dai documenti in lineare B. Amnisos, il principale porto legato a Cnosso, non è mai menzionato in relazione ad attività marine. Le ragioni non sono chiare: il commercio internazionale può essere stato in mano a mercanti indipendenti o non era registrato nelle tavolette in lineare B, che riguardano solo l'andamento amministrativo del Palazzo. In ogni caso ci si sarebbe dovuto aspettare registrata dai testi una menzione dei beni. A Ugarit i testi che riguardano il commercio internazionale sono conservati in un archivio separato da quello che raccoglie i testi amministrativi e spesso in Oriente i resoconti economici erano scritti su tavolette di legno o su altri materiali deperibili. Una situazione analoga potrebbe spiegare la mancanza di notizie dagli archivi senza togliere la supervisione del Palazzo. Comunque è stato possibile, attraverso l'analisi dei toponimi presenti nelle tavolette in lineare B, stabilire l'esistenza di una serie di rotte attraverso il Mediterraneo orientale e quello occidentale. Per Pilo si conoscono tre rotte principali: la prima verso Rodi da cui si poteva raggiungere navigando verso nord-est la Ionia, la Caria, la Licia, la Cilicia e la Panfilia e poi piegare a sud per Cipro, Biblo e Tiro; la seconda rotta toccava Ceo e Chio da cui raggiungeva la Lidia o più a nord la Tracia e la Troade fino alla Paflagonia e alla regione danubiana; la terza invece era rivolta verso occidente attraverso Corfù, arrivando in Epiro ed in Iapigia. Da Cnosso si raggiungevano la costa anatolica e la Troade passando attraverso le Cicladi (Thera), oppure si poteva navigare verso nord attraverso Citera, Andros e Taso. Esistevano anche una rotta orientale che passava per Rodi, la Cappadocia, Cipro e arrivava a Tiro, una rotta meridionale per l'Egitto e una rotta occidentale per l'Illiria. Dalle evidenze delle tavolette di Micene si possono distinguere una rotta orientale che passava per Coo e permetteva di raggiungere la Lidia e successivamente piegava verso nord o Rodi ed una rotta occidentale che tuttavia sembra fermarsi a Zacinto. Generalmente si possono individuare tre direttrici fondamentali che sono quella sud-orientale, quella nord-anatolica e quella occidentale, a parte i contatti con l'Egitto che sembrano essere stati prerogativa della sola Cnosso. Così per Cnosso si può evidenziare una vocazione meridionale, per Micene interessi soprattutto nel Nord-Est, mentre Pilo sembra essere il regno più legato all'Occidente. Fra tutte, importanti dovevano essere le rotte orientali, che incontravano i luoghi di scambio dove sfociava la via terrestre che attraversava da est tutta l'Anatolia meridionale. Nel periodo miceneo la Grecia doveva possedere anche un complesso sistema viario di cui tuttavia rimangono poche tracce. Sappiamo che Micene doveva essere al centro di una rete stradale complessa di cui la strada meglio conservata era quella che portava a Corinto, che si data all'ET IIIB. La realizzazione della pavimentazione comportava un terreno preparatorio di terra e pietre, uno strato di piccole pietre e terra, un piano di calpestio costituito da terra battuta, argilla e sabbia. Larga circa 3,5 m, era costruita in gran parte sulle pendici delle colline e terrazzata con muri alti fino a 4 m, costruiti in tecnica ciclopica. Aveva un sistema di drenaggio che consisteva in fitte canalizzazioni che attraversavano la strada, mentre i ruscelli più larghi erano superati da piccoli ponti sorretti da un basso arco. Una strada analoga, contemporanea a quella in Argolide, fu scoperta in Messenia per una lunghezza di 1864 m. Nell'ET IIIC i legami col Mediterraneo centrale rimangono forti e, nonostante i disastri subiti in numerosi centri dell'Egeo e in Oriente, alcuni centri continuano tuttavia ad essere attivi, come Peratì, legato alle miniere del Laurion. In questa fase Cipro, il Dodecaneso e Creta sono strettamente connessi e commerciano con il Mediterraneo centrale e con la Grecia continentale. Contatti con l'Oriente, sebbene più sporadici sono testimoniati dai corredi di Peratì e di altri siti egei, ma anche dai rinvenimenti di Frattesina nella valle del Po in Italia. In periodo submiceneo siti importanti come Peratì, Tirinto o Lefkandì vengono meno, così come, intorno al 1000 a.C., i rapporti tra Cipro e la Sardegna, anche se per Creta i contatti con l'Oriente scemano ma non si interrompono. Non abbiamo forti evidenze del commercio in questo periodo, anche se la necessità di metalli per i siti maggiori dell'Egeo deve far supporre una qualche forma di scambio.
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