PADOVANI, Lea
PADOVANI, Lea. – Nacque a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, il 28 luglio 1920, da Ugo, vicentino, e da Ida Campanari, originaria della Corsica ma nata a Tuscania.
Conseguita la maturità classica, sentì la vocazione del recitare e si iscrisse all’Accademia d’arte drammatica di Roma, che frequentò per due anni scolastici (1942-43 e 1943-44) nonostante il periodo bellico, tralasciando poi i corsi per esordire nel teatro di rivista, richiesta da Remigio Paone.
Si esibì come ‘soubrettina’ in Cantachiaro nel settembre 1944 accanto ad Anna Magnani e Carlo Ninchi e diventò subito dopo acclamata protagonista con Erminio Macario dello spettacolo Febbre azzurra (1945) di Mario Amendola. Fu una rivelazione, ma al successo seguirono dure parole di Silvio D’Amico, allora direttore dell’Accademia, che non vide di buon occhio questa performance dell’allieva e non le permise di continuare la frequenza all’ultimo anno.
Nell’immediato dopoguerra si dedicò al teatro di prosa e al cinema, riscuotendo soprattutto sul palcoscenico ottimi consensi. Nella stagione 1946-47 fu interprete finissima in Un uomo come gli altri di Armand Salacrou, la dolente Maddalena in una ripresa de I parenti terribili di Jean Cocteau e un’accattivante signora borghese in Spirito allegro di Noel Coward. Nella stagione successiva recitò in un’altra commedia di Coward, L’allegra verità, e in La tua giovinezza di Denys Amiel.
Era però più attratta dal cinema: sebbene non fosse dotata di una buona fotogenia, aveva certamente un grande temperamento, adatto a tutti i generi. Il debutto avvenne nel 1945, accanto al suo vero scopritore, Macario, in L’innocente Casimiro per la regia di Carlo Campogalliani, tratto dalla commedie Scandalo in collegio di Amendola; aveva la parte di una collegiale bugiarda e impertinente, ma fu doppiata da Lydia Simoneschi. Il secondo film, Il sole sorge ancora (1946) di Aldo Vergano, fu un’ottima occasione per l’attrice che impersonò con molta partecipazione emotiva il personaggio di un’operaia antifascista coinvolta nella lotta partigiana in una delle prime pellicole sulla Resistenza; anche in questa occasione, tuttavia, fu doppiata, da Clelia Bernacchi.
Pur apprezzata da critici e da un certo tipo di pubblico, per la Padovani era difficile trovare ruoli consoni alla sua preparazione artistica, ed era piuttosto richiesta per commedie di facile consumo o melodrammi talvolta un po’ pesanti. La buona conoscenza della lingua inglese le permise però di prendere parte all’ottimo Cristo fra i muratori (Give us this day, 1949) di Edward Dmytryk in cui impersonò con vigore un’italiana emigrata a New York, fra rinunce e umiliazioni, durante la crisi del 1929. Presentato al festival di Venezia del 1950, il film fu accolto con lodi e ovazioni per Padovani, tanto che fu presa in considerazione per il premio per la migliore interpretazione femminile, battuta sul filo di lana da Eleanor Parker, protagonista di Prima colpa di John Cromwell.
Tornata in Italia, piena di speranze e di gioia per il successo personale nel film di Dmytryk, trovò nel cinema soltanto ruoli stereotipati nelle solite commedie o in drammoni melensi.
Un’eccezione furono la parte della prostituta dal carattere estroverso che interpretò in Roma ore 11 di Giuseppe De Santis, basato su un fatto di cronaca, il crollo della scala di un palazzo romano affollato da ragazze in cerca di un impiego da dattilografa, quella di una donna spinta al marciapiede da una vita misera in Una di quelle di Aldo Fabrizi e quella leggermente più solare, ma sempre problematica, in Donne proibite di Peppino Amato, tutti girati nel biennio 1952-53.
Il riscatto giunse nel 1954 quando Alessandro Blasetti le propose un vero personaggio, una dolente madre che non riesce a liberarsi di un neonato nell’episodio Il pupo inserito nello zibaldone Tempi nostri (1954). Il ruolo le permise, finalmente, di vincere un Nastro d’argento speciale per il complesso delle sue interpretazioni. Per lo stesso film le fu assegnata pure la Grolla d’oro 1954.
Dotata di eccellente senso dell’umorismo e di ironica sagacia fu poi piacevolmente utilizzata in commedie leggere, tra cui Il seduttore (1954) di Franco Rossi, dove interpretò il ruolo di moglie di un Alberto Sordi bugiardo e incosciente, e Il fine dicitore, episodio di Gran varietà (1954) di Domenico Paolella, in cui cesellò con raffinatezza il ritratto di una soubrette gelosa. Decisamente migliore e più aderente alle sue corde il ritratto che in Pane, amore e… di Dino Risi (1955) fece di una zitella ritrosa e complessata, piena di pudori celati. Una deliziosa performance, cui fecero seguito, nello stesso anno, due pellicole franco-italiane di ottima realizzazione, Chéri Bibi di Marcello Pagliero e Fascicolo nero (Le dossier noir) di André Cayatte: nel primo nei panni di una reticente contessa e nell’altro di una vedova sospettata d’aver ucciso il marito. Fu inoltre presente in altri prodotti in coproduzione, come Montparnasse 19 (1958) di Jacques Becker, dove fu Rosalie, una delle donne del tormentato pittore Amedeo Modigliani.
In quegli anni prese parte a parecchi film in costume di buon impatto popolare ma che nulla aggiunsero al suo profilo di attrice, come La contessa di Castiglione (1955) di Georges Combret, La Maja desnuda (1958) di Henry Koster e Mario Russo, La principessa di Clèves (1961) di Jean Delannoy: fra sontuosi abiti d’epoca e colori sgargianti, fu la principessa Matilde Bonaparte nel primo, la regina Maria Luisa d’Austria nel secondo, Caterina de’ Medici nel terzo.
Come attrice cinematografica dovette in più occasioni subire l’onta di venire doppiata: da Dhia Cristiani in Due mogli sono troppe (1951) di Mario Camerini e in Guai ai vinti! (1954) di Raffaello Matarazzo, da Lydia Simoneschi in Atto di accusa (1950) di Giacomo Gentilomo, I figli non si vendono (1952) di Mario Bonnard, La contessa di Castiglione e Fascicolo nero; da Lia Curci in Una di quelle; da Rina Morelli in La Maja desnuda; da Clara Bindi nel ‘mélo’ Napoli è sempre Napoli (1954), di Armando Fizzarotti, dove come cantante fu doppiata da Tina Centi; e da Lydia Alfonsi in La barriera della legge (1954) di Piero Costa.
Sentendosi trascurata dal cinema, Padovani nella seconda parte degli anni Cinquanta rivolse il suo interesse verso la televisione, che le offrì ottime possibilità in romanzi sceneggiati di successo: fu l’energica ed estroversa Jo in Piccole donne (1955) di Anton Giulio Majano e l’aristocratica Margherita in Il romanzo di un giovane povero (1957) di Silverio Blasi fino all’eccellente Ottocento (1959) di Majano, dove si distinse nel ruolo dell’imperatrice Eugenia di Montijo, moglie di Napoleone III. Più che sul grande schermo, furono i successi di questi sceneggiati a imporla all’attenzione del grande pubblico cui seguì il ruolo di un’attrice che voleva tornare sulle scene in Ragazza mia (1960) di Mario Landi, di ottimo gradimento.
Ma già negli anni Cinquanta, Padovani aveva fatto un mirabile ritorno al teatro di prosa accanto a Ruggero Ruggeri e Andreina Pagnani in due opere di Pirandello, Tutto per bene e Enrico IV, entrambe nel 1953, per apparire poi da protagonista nella stagione 1957-58 in La gatta sul tetto che scotta dal testo di Tennessee Williams e regia di Raymond Rouleau, accanto a Gino Cervi e Gabriele Ferzetti. Si recò poi a Londra, richiesta come interprete per La rosa tatuata (1958), per la regia di Sam Wanamaker, e non sfigurò affatto nel confronto con Anna Magnani, protagonista dell’opera sul grande schermo.
Sposatasi con l’industriale Aldo De Franceschi nel 1970, fece qualche sporadico ritorno sia in televisione e sul palcoscenico, sia al cinema, ma sempre più lontana, disillusa, disamorata, poco spontanea. Forse soltanto nello sceneggiato televisivo Cuore di mamma (1988) di Gioia Benelli offrì un po’ di commossa partecipazione.
Morì a Roma il 23 giugno 1991.
Alla fine degli anni Quaranta Orson Welles, con il quale Padovani ebbe una relazione abbastanza chiacchierata, voleva convincerla a interpretare il personaggio di Desdemona nel film Otello che stava per girare, ma nel quale poi recitò un’altra interprete. A questa vicenda si ispirò molti anni dopo Oliver Parker per realizzare un film Fade to black (2006) dove Welles, impersonato da Danny Huston, conosciuta Padovani (nel film Paz Vega) cercava di consolarsi con lei per dimenticare Rita Hayworth dalla quale aveva da poco divorziato. Il film, inedito in Italia, anche se tratto dal testo Dissolvenza al nero dell’italiano Davide Ferrario, fu dappertutto un totale insuccesso.
Nel 2012 è stato intestato a Lea Padovani il teatro della natia Montalto di Castro.
Altri film: 1947: Il diavolo bianco di N. Malasomma; 1948: I cavalieri dalle maschere nere / I Beati Paoli di P. Mercanti; Che tempi! e Una lettera all’alba di G. Bianchi; 1950: Tre passi a Nord (Three steps North) di W.L. Wilder; 1951: Fiamme sulla laguna di G.M. Scotese; Il richiamo del sangue di L. Vajda e J. Clements; La grande rinuncia / Suor Teresa di A. Vergano; I due derelitti di F. Calzavara; 1952: Totò e le donne di Steno e M. Monicelli; Don Lorenzo di C.L. Bragaglia; 1953: Papà, ti ricordo di M. Volpe; Cinema d’altri tempi di Steno; 1954: Amori di mezzo secolo (episodio Girandola 1910 di A. Pietrangeli); Divisione Folgore di D. Coletti; La tua donna di G. Paolucci; 1955: L’intrusa di R. Matarazzo; La moglie è uguale per tutti di G.C. Simonelli; 1957: Solo Dio mi fermerà di R. Polselli; Occhio per occhio (Oeil pour oeil) di A. Cayatte; 1958: Pane, amore e Andalusia di J. Setó; 1962: Cronache di un convento (The reluctant saint) di E. Dmytryk; 1963: La noia di D. Damiani; La furia degli uomini (Germinal) di Y. Allégret; 1964: Frenesia dell’estate di L. Zampa; 1966:Un uomo a metà di V. De Seta; Il gioco delle spie di P. Bianchini; Gli altri, gli altri… e noi di M. Di Lorenzo [Maurizio Arena]; 1968: Candy e il suo pazzo mondo (Candy) di C. Marquand; 1970: Ciao Gulliver di C. Tuzii; 1971: Equinozio di M. Ponzi; 1982: Ehrengard di E. Greco; 1990: La puttana del re (La putain du roi) di A. Corti.
Fonti e Bibl.: D. Danton, L. P. rivale di Rita Hayworth, in Hollywood, n. 142, 5 giugno 1948, p. 10; A. Garofalo, La moglie del seduttore, in Cinema nuovo, n. 47, 25 novembre 1954, pp. 28 s.; M. Mida, Ferrania, n. 4, aprile 1955; M. Morandini, L. P., in Galleria in cinema - Nuova serie, 1954, n. 137, pp. 391-394; C.A. Peano, in Filmlexicon degli autori e delle opere, Roma 1961, pp. 226-229; G. Rondolino, Dizionario del cinema italiano1945-1969, Torino 1969, p. 260; E. Lancia - S. Masi, Stelle d’Italia, Roma 1989, pp. 121-123; Filmlexicon degli autori e delle opere, Sezione Italia, Aggiornamenti e integrazioni 1972-1991, a cura di A. Bernardini, Roma 1992, pp. 763 s.; R. Chiti - E. Lancia - A. Orbicciani - R. Poppi, Le attrici. Dizionario del cinema italiano, Roma 1999, pp. 203 s.; M. Giraldi - E. Lancia - F. Melelli, Il doppiaggio nel cinema italiano, Roma 2010, p. 197.