leale
Tre volte l'aggettivo è usato nel Convivio (I XII 11, IV XXVI 2 e 14), sempre nel senso, da D. stesso chiarito (v. LEALTÀ), di " obbediente alle leggi " (così anche è da ritenere nel primo dei luoghi citati, in cui la qualità di fedele e leale è contrapposta ai suoi contrari tradimento, ingratitudine, falsitade, furto, rapina, inganno e loro simili, ed è da intendere perciò " ossequiente della giustizia e delle leggi ").
Sempre nel senso proprio dell'etimo francese leial (moderno loyal), diffuso del resto già nella lingua del '200 (cfr. Giacomo da Lentini Quand'om 1 " un bon amico leiale ", Odo delle Colonne Distretto core 22 " a lu leali amadori ", ecc.; cfr. anche Castellani, Nuovi testi 313, § 256, ecc.), l'aggettivo è usato più volte nel Fiore e nel Detto: nel senso di " schietto ", " sincero ", in Fiore LXVIII 1 leale / consiglio mi donava; CLXXVI 6 ha sì leal coraggio, cioè " animo schietto "; e così anche in Detto 455; nel senso di " fedele ", in Fiore IV 8 di fino e di leal amore (immagine ripetuta in CLXXIII 4 per fino e per leal amore, che è un'espressione tecnica della poesia cortese) e CCXXVII 2 quel leal amante; e v. anche Detto 33.