lebbra
Una terribile e antica malattia infettiva
Nota sin dall’antichità, la lebbra è una malattia infettiva cronica causata da Mycobacteriun leprae che colpisce la pelle e i nervi del corpo, può procurare gravissime mutilazioni e attaccare anche gli organi interni. Il batterio della lebbra, difficile da debellare, si trasmette per via respiratoria o per contatto. Oggi si può curare ma è stata a lungo un terribile flagello per l’umanità
Conosciuta sin dall’antichità, questa malattia infettiva è stata considerata nel passato come una forma di punizione divina a causa delle terribili mutilazioni e deformazioni che procura al corpo. Secondo le antiche religioni, infatti, i peccati dell’animo si ripercuotevano sul corpo, causandone così l’abbrutimento. Poiché erano ritenuti perseguitati dalle divinità, i soggetti affetti da lebbra venivano anche emarginati dalla società.
Nel Medioevo (11° secolo) dopo l’esplosione di violente epidemie si decise, per limitare la diffusione di questa e di altre malattie contagiose, di isolare le persone malate. Furono allora costruiti i primi lazzaretti ;dove venivano reclusi appestati e lebbrosi, mentre tutte le persone che presentavano deturpazioni del volto o del corpo dovevano indossare campanelli o sonagli per permettere agli altri viandanti di accorgersi per tempo della loro presenza e di allontanarsi al loro passaggio. Fu solo alla fine dell’Ottocento che il medico norvegese Gerhard Hansen riuscì a identificare la causa della lebbra, il bacillo Mycobacterium leprae, che per lungo tempo non si è riusciti a coltivare in laboratorio.
Come si trasmette il bacillo scoperto da Hansen. La via più comune di trasmissione della lebbra è il contagio interumano, ossia il contatto diretto con persone malate. Il bacillo viene eliminato dal malato generalmente con le secrezioni nasali e può penetrare in un’altra persona sia attraverso le vie respiratorie sia attraverso lesioni della cute. All’inizio della malattia si ha la comparsa di malessere, debolezza, febbre irregolare, mal di testa, sangue dal naso, piccole chiazze in cui la pelle è scolorita o arrossata. In un secondo momento subentrano estese lesioni della cute che spesso possono ulcerare, deturpando l’individuo e causando anche terribili mutilazioni (come la perdita delle braccia e delle mani). In questa fase i sintomi della malattia consentono di distinguere almeno due forme di lebbra: la tubercoloide e la lepromatosa.
Lebbra tubercoloide. In questa forma si osservano più frequentemente danni ai nervi delle braccia, delle gambe e del volto insieme talvolta a chiazze rossastre o violacee della pelle che possono confluire in placche più estese. Il malato ha gravi disturbi della sensibilità: con perdita di sensibilità tattile, dolorifica e termica.
Lebbra lepromatosa. Questa è la forma più grave di lebbra, nella quale oltre alle macchie si osservano ispessimenti della pelle (noduli sottocutanei), generalmente sul volto e sugli arti; vicino a questi noduli, la pelle diventa ispessita e rugosa. È frequente il coinvolgimento delle cavità nasali dove sono presenti dei noduli – detti placche o lepromi – che deturpano completamente il naso. L’infezione procede sino a causare la comparsa dei noduli sulla faccia, che si modifica a tal punto da essere definita facies leonina (in latino «volto da leone»). Possono anche essere coinvolti organi interni, e per evitare il progredire della malattia deve essere iniziata al più presto la somministrazione di farmaci efficaci.
La lebbra ha ancora una certa diffusione, soprattutto nell’America Meridionale. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di 4.000 morti e di mezzo milione di contagiati nel 2003. Per dire con certezza che il paziente ha la lebbra è importante ricorrere alla biopsia, cioè prelevare una piccola parte della pelle oppure le secrezioni nasali e al microscopio cercare il bacillo di Hansen. Nonostante questo sia stato individuato come causa della malattia sin dalla fine dell’Ottocento, soltanto nel 1945 furono scoperte le prime cure per la lebbra. La guarigione, se avviene, richiede tempi molto lunghi; è importante assumere diversi farmaci e a lungo. Se però nella lebbra tubercoloide è frequente la guarigione, nella lebbra lepromatosa invece accade spesso che il paziente rimanga cieco oppure perda le funzioni di alcuni arti.