LEBETE (λέβης, da ricondurre a λείβειν, versare, libare)
Attualmente si intende per l. una conca o bacile di metallo (generalmente una lega naturale di rame e stagno), che si lavora a martello. Richiede spesso un sostegno, che può essere costituito da un tripode metallico o da una base di bronzo o di pietra.
In Oriente alcune rappresentazioni figurate ci presentano l. usati in scene rituali o presi come bottino di guerra; sui rilievi assiri di Khorsābād, di Balawāt, di Ninive troviamo l. di forma sferoide, con orlo rilevato e sagomato, a volte provvisti di basi cilindriche, e 1. a forma di caldaia o di bacile, con due manici a squadra posti verticalmente o anche con un robusto manico semicircolare.
A Gordion (v.) sono stati trovati recentemente due l. di forma quasi completamente sferica, dalla sagoma tesa e dinamica, decorati da quattro attacchi di bronzo a busto umano alato, inchiodati presso l'orlo, simili a quelli che sono stati trovati in gran numero in Armenia, presso il lago Van (v. urartu). Nella stessa tomba, datata alla fine dell'VIII sec., si trovava un l. simile, ma più rozzo, di sagoma elissoidale, decorato con attacchi a protomi di toro alato. Un esemplare decorato con protomi di toro proviene da Altintepe, presso Erzingan; un altro, di probabile importazione dall'Oriente, è stato trovato a Cuma.
Per la Grecia l'etimologia di λέβης potrebbe attestare, in origine, un uso esclusivamente rituale (in senso lato, naturalmente); le rappresentazioni figurate e le fonti dimostrano che, oltre a raccogliere l'acqua nelle cerimonie sacre e nelle abluzioni prima dei pasti, i l. servivano come vasca per i bagni e come vasi da cucina, benché per questo uso si preferissero i recipienti in terracotta; erano inoltre dati in premio nelle gare ginniche e offerti agli dèi nei santuarî come ex voto.
Le iscrizioni di Gortina testimoniano per questa città l'uso dei l. come moneta: sono ricordati anche a Cnosso, ma non è chiaro se si trattasse dell'utensile o delle monete che ne portano stampata la riproduzione.
Riguardo alla tipologia, notiamo che a Perachora, nel tèmenos di Hera Limenia, sono stati trovati tre l. a caldaia, senza manici, con fondo piatto ed orlo rovesciato all'esterno; uno di forma simile, provvisto di manici, proviene da Olimpia. Sempre da Perachora abbiamo un esemplare più elegante, un bacile con fondo piatto, pareti arrotondate e largo orlo rovesciato all'esterno, decorato da due ordini di trecce a bulino.
Sono più numerosi i trovamenti che si possono riferire a l. di forma sferoidale, con orlo piuttosto solido, a centina, ornati con decorazione plastica, sul tipo di quelli di Gordion; in questi esemplari la decorazione è costituita, oltre che dagli attacchi a busto umano, da protomi di leone, in lamina battuta, e di grifo, in lamina battuta, o a fusione, o anche a tecnica mista; più raramente, da protomi di toro e di serpente. Mentre gli attacchi a busto umano sono inchiodati proprio sotto l'orlo, le protomi sono inchiodate sulla spalla del recipiente. È probabile che questa decorazione avesse, almeno in origine, un significato apotropaico. La diffusione di questi l. è vastissima: recentemente è stato trovato ad Olimpia un esemplare completo degli ornamenti; gli attacchi, le protomi e frammenti dei recipienti sono stati trovati in gran numero ad Olimpia, a Samo, a Delfi, a Perachora ed in molte altre località della Grecia e delle isole. Non è certo il luogo di fabbricazione dei l. e delle protomi di leone e di grifo lavorate a martello; per quelle di grifo ottenute a fusione, lo Jantzen ha accertato la presenza di una fabbrica a Samo. La datazione potrebbe essere fissata, per gli esemplari più antichi, alla prima metà del VII sec.; le protomi a fusione più recenti, trovate senza il vaso a cui dovevano essere unite in origine, scendono al VI sec. a. C.
Alcune protomi trovate nella Magna Grecia, in Francia ed in Andalusia, sono da attribuire ad importazione dalla Grecia.
Le tombe etrusche hanno dato numerosi l., che servivano a riunire gli oggetti del corredo o erano posti come offerta al defunto. Alcuni portano tracce di riparazioni, che ne testimoniano l'uso pratico; uno, trovato nella stipe di Brolio, prova che anche in Etruria i l. servivano come offerta alla divinità; è probabile che anche qui essi servissero agli stessi usi attestati per la Grecia.
Tra i l. trovati in Etruria possiamo distinguere esemplari sicuramente importati, come i l. rinvenuti a Vetulonia nella tomba che da quelli ha preso il nome, o come i l. provenienti dalle Tombe Barberini e Bernardini di Preneste; la loro sagoma è simile al profilo degli esemplari di Gordion e di Olimpia, ed è presente la decorazione plastica, costituita da attacchi a busto umano alato e da protomi di leone e di grifo. Altri sembrano una trasposizione etrusca del motivo: i l. della Tomba Regolini-Galassi sia per la forma del recipiente, meno elegante e dinamica, sia per la stilizzazione avanzata delle protomi, con ogni probabilità sono di produzione locale (Etruria meridionale), databili alla seconda metà del VII sec. a. C. Appartengono forse ad una fabbrica ceretana della fine del VII sec. a. C. i due l. di forma sferoide, con decorazione plastica di sfingi e leoni lavorati a martello e fissati su un grande orlo riportato, i quali poggiano sui cosiddetti "tripodi Loeb".
Accanto al bell'esemplare da Brolio, simile a quello di Perachora, abbiamo modelli più semplici; tra i più antichi (metà VII) abbiamo quelli a caldaia, con fondo piatto, a volte provvisti di manici a squadra; un tipo ha le pareti che si restringono all'orlo e un robusto manico girevole, di ferro. Tra i più recenti (anche VI sec.), un tipo a forma perfettamente sferica, formato da due calotte inchiodate, ed uno sferoidale, ma con espansione maggiore alla spalla, con grande orlo a doppia centina (quest'ultimo potrebbe essere stato influenzato dal modello decorato con protomi ed attacchi).
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