Vedi LECCE dell'anno: 1961 - 1995
LECCE (v. vol. IV, p. 522)
Ricerche recenti e ritrovamenti fortuiti permettono di avviare una nuova lettura del complesso fenomeno insediativo inglobato e in gran parte nascosto, a partire dal XVI sec., dalla città barocca. Si iniziano così a conoscere le fasi relative al primo impianto dell'abitato protostorico e alla sua evoluzione in età messapica e romana.
Una più approfondita conoscenza topografica e archeologica della piana di L. ha permesso di definire meglio il complesso sistema poleografico in cui si inserisce l'abitato di Lupiae. In età arcaica il centro dominante deve certamente riconoscersi nel vasto insediamento di Cavallino, cinto da una possente fortificazione a blocchi non squadrati che include una superficie di c.a 69 ha. Con la distruzione di questo centro arcaico, nella prima metà del V sec. a.C., si afferma gradualmente l'abitato di Rudiae, munito nel IV sec. a.C. di almeno una cinta muraria lunga 3.950 m che include un'area di 100 ha. Il più modesto insediamento lupiense, distante solo pochi chilometri, sembra svolgere in questo periodo un ruolo secondario rispetto al centro maggiore che, dopo la conquista romana, presenta i sintomi di una progressiva decadenza a vantaggio del municipium di Lupiae, ascritto alla tribù Camilla. Oltre che in età augustea, L. acquistò particolare prestigio con l'imperatore Marco Aurelio che vantava una discendenza dal re messapico Malemnio, mitico fondatore della città (SHA, Aur., I, 6; Eutr., VIII, 9, 1). Con l'attribuzione dello statuto coloniario Lupiae divenne la città romana più importante di tutta l'area salentina.
Indagini topografiche nel territorio hanno messo in evidenza una fitta rete di insediamenti rurali di età romana e tracce di divisioni agrarie forse riferibili alla centuriazione che il Liber coloniarum (Lachmann, I, p. 211, 2 ss.) riferisce all'età graccana; non sappiamo invece se alla limitatio abbiano effettivamente fatto seguito le assegnazioni dei lotti.
Nuovi dati sono emersi anche per le fasi della prima Età del Ferro in varî punti del centro storico. Nella zona Ν e S sono stati rinvenuti frammenti di ceramica geometrica iapigia databile all'VIII sec. a.C., anche in connessione con tracce di capanne. Questi dati confermano, specie per la seconda metà dell'VIII sec., l'entità di un fenomeno rilevato in tutta la Messapia, quello della fitta frequentazione iapigia, collegabile a dinamiche di crescita demografica. Nuclei di capanne dello stesso periodo sono largamente attestate anche nella vicina Cavallino e, sinora in minor misura, anche a Rudiae.
La scoperta in Viale Lo Re, lungo la parte orientale del centro storico (come di Porta S. Biagio), di un tratto di muro a grossi blocchi squadrati, databile su base stratigrafica alla seconda metà del IV sec. a.C., ha permesso di riconoscere la presenza di un abitato messapico munito di fortificazione sulla cui j esistenza erano stati avanzati dubbi. Il nuovo tratto di mura, collegabile con quelli già segnalati e con altri scavati nella zona dell'anfiteatro (Banca d'Italia e Palazzo INA), indica un perimetro fortificato di c.a 2.750 m di lunghezza che include un'area di 45 ha, in pratica corrispondente al centro storico poi racchiuso nelle mura aragonesi. Nulla è stato rinvenuto delle strutture abitative preromane, probabilmente per l'assenza di recenti scavi sistematici; in tutta l'area racchiusa nelle mura messapiche e fuori di esse, in particolare nella zona dell'anfiteatro, forse in corrispondenza di una porta e della strada che doveva dirigersi verso la costa adriatica, sono attestati numerosi nuclei di tombe del IV e III sec. a.C. con riutilizzi anche in età repubblicana (II-I sec. a.C.), a giudicare dalla presenza di ceramica «a pasta grigia». Ciò corrisponde a quanto sappiamo degli abitati messapici in cui, all'interno delle mura, i nuclei di abitazioni sorgevano accanto a gruppi di sepolture. In questo quadro l'Ipogeo Palmieri, della fine del IV sec. a.C., con il dròmos decorato dal fregio con amazzonomachia e da girali abitati, rappresenta una tomba monumentale gentilizia, collocata, come negli altri centri apuli di Rudiae, Vaste, Monte Sannace, nella parte centrale dell'abitato, probabilmente nelle vicinanze della residenza del relativo gruppo familiare.
Della città romana non conosciamo ancora le caratteristiche dell'impianto urbanistico; a giudicare dall'infittirsi delle attestazioni monumentali nella zona a S e a SO dell'anfiteatro e dalla presenza di sepolture romane a Ν di esso, la città romana sembra aver occupato solo la parte meridionale del precedente impianto messapico. Un limite a Ν potrebbe essere costituito da un muro scavato dal De Giorgi e datato dai rinvenimenti a età romana imperiale, con orientamento E-O impostato sui resti del muro messapico ormai distrutto. Potrebbe riferirsi a una sistemazione dell'area dell'anfiteatro che fu costruito in una zona esterna rispetto all'abitato messapico, rimasta periferica anche in età romana.
L'area monumentale urbana si concentrava invece intorno all'attuale Piazza Duomo, come mostra l'ubicazione del teatro dal quale proviene l'importante complesso scultoreo in marmo che costituiva la decorazione della scena con tipi statuari del V sec. a.C. e busti clipeati di divinità. La presenza di un altro edificio monumentale in questa zona è indicata dai due capitelli in marmo riutilizzati nel vicino Palazzo D'Arpe (altri due furono trasportati in età medievale a Otranto e riutilizzati nella Cattedrale insieme ai capitelli «pergameni» di spoglio dall'anfiteatro, reimpiegati nella cripta). I capitelli ionici di Palazzo D'Arpe, con elegante fascia a palmette sotto le volute, riproducono esattamente quelli dell'Eretteo e sono da riferirsi con molta probabilità a un edificio templare. Si possono datare a età augustea, sulla base del confronto con i capitelli del Tempio di Roma e Augusto sull'acropoli di Atene del 27 a.C., imitazione classicistica dell'architettura greca del V sec. a.C. Il tempio o l'edificio a cui appartenevano questi capitelli attesta un processo di sistemazione monumentale della città nel periodo augusteo a cui potrebbe riferirsi anche il primo impianto dell'anfiteatro. Le ricerche in corso sul teatro potranno chiarire se anche questo edificio sia stato realizzato, almeno in una prima fase, nella stessa epoca.
A età adrianea appartiene un'importante fase costruttiva dell'anfiteatro, attestata dai capitelli in marmo pentelico di tipo pergameno, anche questi opere di maestranze greche, e forse dai rilievi del parapetto intorno all'arena con vivacissime quanto rozze scene di venationes, da attribuire ad artigiani locali.
Tracce di strutture romane, riferibili a case, decorate cori intonaci dipinti, sono state rilevate in Piazzetta Panzera, e a NO di Piazza Duomo.
La città conobbe un notevole sviluppo anche in età tardoantica: insieme a Otranto è descritta da Paolino da Nola nel carme XVII (De reditu Nicetae episcopi) come sede di fiorenti comunità cristiane. A Lupiae è inoltre riferito il vescovo Venantius che fu presente nel 553 a Costantinopoli in occasione del Concilio, sostenendo il papa Virgilio (P. F. Kehr, W. Holtzmann, Italia pontificia, IX, Berlino 1962, pp. 422-423).
Alle fasi cristiane potrebbero riferirsi resti di edifici rinvenuti nel 1876 dal De Simone nei giardini dell'Episcopio, accanto a Piazza Duomo. La presenza di mosaici tardi a motivi geometrici e riquadri figurati, di cui uno con l'immagine di una cerva, il ritrovamento di due lucerne paleocristiane con la croce in un'area in cui fu poi costruita la cattedrale medievale rendono plausibile l'ipotesi, da confermare con ulteriori ricerche, che si tratti di strutture relative alla basilica paleocristiana di Lupiae.
L'assenza di fonti tra il VI e l'XI sec. ha fatto pensare all'abbandono della città nell'Alto Medioevo, con ima rifondazione da parte dei Normanni. Un recente sondaggio in Piazza Duomo ha messo in evidenza i resti di vasche per la calce che attestano un'intensa attività edilizia nell'XI e ΧII sec. riferibile alla costruzione della cattedrale normanna.
A 11 km da L., sul tratto di costa adriatica di S. Cataldo, recenti ricerche condotte anche sui fondali antistanti, hanno messo in evidenza uria serie di strutture della prima e media età romana imperiale, da collegare ai moli e ai servizi connessi al porto della città a cui fa riferimento Pausania (VI, 19, 9).
Museo. - Nel 1980 è stata inaugurata la nuova sede del Museo Provinciale Sigismondo Castromediano. Il nuovo museo è stato sistemato nell'edificio ottocentesco del Collegio Argento. Le collezioni archeologiche, arricchite con i materiali degli scavi condotti dall'Università di Lecce a Cavallino, Torre S. Giovanni (Ugento), Leuca, Grotta della Trinità (Ruffano), Vaste, S. Foca, sono presentate nella sezione topografica, che offre una visione organica degli antichi abitati del Salerno nel loro sviluppo cronologico dalla Preistoria al Medioevo. È presente una sezione didattica e nell'Antiquarium sono esposti materiali, certamente rinvenuti nell'area pugliese ma di cui non si possiede notizia precisa della provenienza. Particolarmente importanti sono le collezioni dei vasi figurati attici e italioti, dei bronzi e delle iscrizioni messapiche.
Bibl.: G. Susini, Fonti per la storia greca e romana nel Salerno, Bologna 1962, pp. 136-162; G. Delli Ponti, Edizione archeologica della carta d'Italia al 100.000, Ρ 204 (Lecce), Firenze 1968; G. Radke, in KIPauly, III, 1969, p. 783, s.v.; P. Pensabene, Un'officina greca per gli elementi decorativi architettonici dell'anfiteatro di Lecce, in RicStBrindisi, VI, 1972, pp. 9-38; G. F. Lo Porto, in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 534, s.v.; F. D'Andria, La Puglia romana, in La Puglia dal Paleolitico al Tardoromano, Milano 1979, pp. 329-330; R. Corchia, Rilievi con venationes dall'anfiteatro di Lecce: problemi e proposte di lettura, in Studi di Antichità, I, Lecce 1980, pp. 117-204; F. D'Andria, C. Pagliara, A. Siciliano, La pianta di Lecce antica, ibid., pp. 103-115; F. D'Andria, Puglia, Roma 1980, pp. 98-106; A. Russi, in DEA, IV, 1981, pp. 22122217, s.v.; C. D'Angela, Note sull'introduzione del Cristianesimo nel Basso Salerno, in II Basso Salerno. Ricerche di storia sociale e religiosa, Galatina 1982, pp. 42-44; A. Frova, Edifici per spettacolo delle regioni II e III, in Απαρχαι. Studi in onore di P. E. Arias, Pisa 1982, pp. 411, 418-420; M. Fagiolo, V. Cazzato, Le città nella storia d'Italia. Lecce, Roma-Bari 1984; M. Fuchs, Untersuchungen zur Ausstattung römischer Theater, Magonza 1987, pp. 51-54; R. Compatangelo, Un cadastre de pierre. Le Salento romain, Parigi 1989, passim; G. Delli Ponti, Museo Provinciale Lecce, Roma 1990; C. Pagliara, A. Siciliano, in BTCGI, VIII, 1990, pp. 520-522, s.v.; F. D'Andria, Insediamenti e territorio, l'età storica, in I Messapi. Atti del XXX Convegno di Studi sulla Magna Greda, Taranto 1990, Napoli 1991, pp. 445-497; G. L'Arab, L'ipogeo Palmieri di Lecce, in MEFRA, CIII, 1991-1992, pp. 457-486; M. Lombardo, / Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine, Galatina 1992, passim; P. Corsi, Lecce e il suo territorio in età bizantina, in Storia di Lecce dai Bizantini agli Aragonesi, Roma-Bari 1993, pp. 25-53.
Per notizie preliminari sui recenti interventi di scavo v. G. P. Ciongoli, in Taras, X, 2, 1990, pp. 390-397; XI, 2, 1991, pp. 331-333; XII 2, 1992, pp. 288-289; L. Giardino, Per una definizione delle trasformazioni urbanistiche di un centro antico attraverso lo studio delle necropoli: il caso di Lupide, in Studi di Antichità Università di Lecce, VII, 1994, pp. 137-203.
(F. D’Andria)