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lece

di Antonio Lanci - Enciclopedia Dantesca (1970)
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leceelicito

Antonio Lanci

licito D. ricalca così le forme latine licet e licitum est. La prima solo nella Commedia; l'altra nel Convivio e nella Commedia.

‛ Lece ' vale " è permesso ", " è possibile ": If XXIX 120 Minòs, a cui fallar non lece; Pg XVI 34 Io ti seguiterò quanto mi lece; Pd I 55 Molto è licito là [nel Paradiso terrestre], che qui non lece / a le nostre virtù, mercé del loco / fatto per proprio de l'umana spece; e ancora: If XIII 54, XXIII 128, Pd XIII 43. Così anche ‛ è licito ': Cv III IX 5 per alcuna cagione alcuna volta è licito di dire quello [il cielo] essere tenebroso; IV X 1 mostrato è quelle [opinioni] riprovare a me esser licito; Pg VI 118 E se licito m'è, o sommo Giove / che fosti in terra per noi crucifisso, / son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?; VII 41, XXVI 128, Pd I 55 Molto è licito là.

Come aggettivo, ‛ licito ' vale " consentito ", " moralmente giusto ": con valore atttributivo, in Cv III I 5 più licito [" permesso ", " conveniente "] né più cortese modo di fare... onore non è, che... Contrapposto a ‛ illicito ', e qualificando ‛ procaccio ' (" guadagno "), vale propriamente " onesto ": Cv IV XI 7 o [le ricchezze] vegnono... per licito o per illicito procaccio: licito dico, quando... illicito dico, quando..., e, sostantivo, ai §§ 10 e 11. con valore predicativo, in Cv I II 2 parlare alcuno di sé medesimo pare non licito; If V 56 [Semiramide] libito fé licito in sua legge (per la paronomasia libito... licito e per il significato del verso, v. LIBITO).

Vocabolario
léce
lece léce v. intr. [lat. lĭcet, 3a pers. dell’indic. pres. di licēre «esser lecito»], ant. – È lecito (v. lice, forma più com.): Né mi l. ascoltar chi non ragiona De la mia morte (Petrarca).
lìcito
licito lìcito agg. [dal lat. licĭtus], letter. ant. – Lecito: Molto è licito là, che qui non lece A le nostre virtù (Dante).
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