WAŁESA, Lech
Presidente della Repubblica polacca, nato a PopowoWłocławek) il 29 settembre 1943. Di famiglia contadina, elettricista presso la locale fattoria collettiva, dal 1967 lavorò nel cantiere navale Lenin di Danzica. Capo di un comitato di sciopero durante le agitazioni del dicembre 1970, subì un breve periodo di detenzione. In seguito al diffondersi della protesta operaia contro gli aumenti dei prezzi, annunciati nel luglio 1980 dal governo, in agosto venne eletto a capo del comitato di sciopero ''interaziendale'', costituitosi a Danzica con una piattaforma incentrata su rivendicazioni economiche e politiche: abolizione della censura, giornata lavorativa di otto ore, miglioramento delle condizioni di lavoro e aumenti salariali, diritto di sciopero e liberalizzazione di sindacati indipendenti. In questa veste partecipò ai negoziati con il governo, sfociati negli accordi di Danzica (31 agosto) che accolsero le principali richieste degli operai; venne quindi eletto presidente della Confederazione nazionale di sindacati indipendenti Solidarność, costituitasi nel settembre 1980. Nel periodo successivo svolse un ruolo di mediazione fra le istanze più radicali, emergenti all'interno del sindacato, e le posizioni del governo, venendo accusato all'interno del sindacato stesso di gestione autocratica e di eccessiva moderazione nei confronti della controparte. Nell'autunno 1981 partecipò ai negoziati con il governo e la Chiesa cattolica, falliti in concomitanza con l'accentuarsi della tensione sociale; fu quindi arrestato dopo la proclamazione della legge marziale e la messa al bando di Solidarność (dicembre). Rilasciato dopo 11 mesi, nella primavera del 1983 venne riassunto nel cantiere navale Lenin; nell'ottobre dello stesso anno gli è stato conferito il premio Nobel per la pace
In seguito W. mantenne i contatti con le strutture clandestine di Solidarność e partecipò al movimento di sciopero dell'agosto 1988; fu quindi nuovamente a capo della delegazione sindacale durante i negoziati con il governo (autunno 1988), sfociati nella convocazione di una tavola rotonda che nell'aprile 1989 stabilì la rilegalizzazione di Solidarność e la transizione verso il multipartitismo, sulla base di un compromesso che garantiva la conservazione del ruolo egemonico del Partito comunista. Dopo l'ampia vittoria riportata dalla lista civica facente capo a Solidarność nelle elezioni politiche di giugno e la successiva formazione del governo di T. Mazowiecki, W., nuovamente alla guida del sindacato, propugnò un completo superamento del compromesso di aprile. Richiese quindi le dimissioni del presidente della Repubblica, W. Jaruzelski (che le rassegnò nel settembre 1990), e nella successiva campagna elettorale adottò una posizione fortemente critica del governo, premendo per ottenere un più rapido passaggio a un'economia liberista e una più radicale epurazione in senso anticomunista delle strutture statali. Nel novembre 1990 è stato eletto presidente della Repubblica (ottenendo il 74,3% dei voti nel ballottaggio con S. Tyminski, un industriale polacco-americano) e nel dicembre ha lasciato la presidenza di Solidarność.
W., la cui azione politica è stata progressivamente caratterizzata dalla tendenza al rafforzamento delle prerogative presidenziali, si è trovato ripetutamente in contrasto con il Parlamento e con il governo, anche dopo la provvisoria definizione dei rapporti che i massimi poteri dello stato, con la cosiddetta Piccola Costituzione del novembre 1992. Nel giugno 1993 ha promosso la formazione di un raggruppamento di centro-destra, il Blocco non partitico per il sostegno alle riforme (Bezpartyjny Blok Wspierania Reform, BBWR), che nelle elezioni politiche del settembre 1993 ha ottenuto il 5,4% dei voti. Di formazione rigidamente cattolica, W. si è inoltre adoperato per rafforzare il ruolo della Chiesa cattolica nella vita sociale e politica del paese.
Bibl.: F. Gault, Lech Walesa: reportage su un uomo e un popolo, Milano 1981; T. Kaye, Lech Walesa, ivi 1990; L. Wałesa, Drogi demokracji, Varsavia 1991.