lefebvrismo
s. m. Le posizioni tradizionaliste del vescovo francese Marcel Lefebvre (1905-1991).
• «[Richard Nelson] Williamson rappresenta una punta estrema ma non si può far finta di non sapere che l’antisemitismo è non un accessorio ma una parte costitutiva del lefebvrismo. Lefebvre si battè nel Concilio Vaticano II contro l’abbandono dell’interpretazione degli ebrei come “popolo deicida” perché contraddiceva l’insegnamento dei Pontefici del passato. Impossibile non saperlo. Un conto è cercare di capire perché un Papa, per un suo particolare sentimento, antepone il nodo dello scisma ad altri, in discontinuità con i predecessori. Un conto è sostenere che non c’era alternativa. Qui c’è stata una rapidità di esecuzione che non ha calcolato le conseguenze» (Alberto Melloni intervistato da Paolo Conti, Corriere della sera, 27 gennaio 2009, p. 2, Primo Piano) • Indietro non si torna. Parola di Papa. La dottrina del Concilio Vaticano II sugli Ebrei costituisce ‒ ha detto in Sinagoga ‒ un punto fermo irreversibile. Di più, ha impegnato la Chiesa cattolica in questo solco. Una chiamata in causa che ricade come una sconfessione sulle correnti ostinatamente antisemite del lefebvrismo ultracattolico, troppo frettolosamente perdonato. (Giancarlo Zizola, Repubblica, 18 gennaio 2010, p. 1, Prima pagina) • Ma per lo storico [Alberto Melloni] c’è di più. Si tratta anche di un’offensiva politica: «È chiaro che c’è un gioco a delegittimare da destra il pontificato: certo si può leggere tutto il pontificato di [Josef] Ratzinger come una specie di concessione al lefebvrismo, ma si può vedere anche il contrario perché il Papa ha parlato della continuità del soggetto ontologico». (Virginia Lori, Unità, 26 maggio 2012, p. 5, Bufera oltre Tevere).
- Derivato dal nome proprio (Marcel) Lefebvre con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nella Stampa del 5 novembre 1976, p. 2 (Lamberto Furno).