ANSEATICA, LEGA
. La parola hansa, che in tedesco antico significa "raggruppamento, schiera", fu usata originariamente per indicare l'unione di più persone per uno scopo comune, e in particolare l'unione dei mercanti tedeschi all'estero per la tutela dei loro interessi comuni. In questo senso la parola hansa si trova usata già nella prima metà del sec. XII in alcuni documenti inglesi, e di mercatores hansati si parla a Parigi nel 1204.
Appunto in questa comunione d'interessi dei mercanti tedeschi all'estero si deve vedere il nucleo primitivo della hansa e una delle sue caratteristiche fondamentali, mantenutasi immutata finché essa ebbe vita. In questa sua forma iniziale il fenomeno non è puramente tedesco: anche altri mercanti di città diverse, ma appartenenti tutti a una stessa nazione o a una stessa regione, vivendo temporaneamente o permanentemente all'estero, sentirono il bisogno di unirsi per la comune difesa, nonostante le barriere che dividevano le loro metropoli. Così nella seconda metà del Duecento la "Società dei mercanti di Lombardia e Toscana dimoranti in Francia" raccolse per qualche decennio nuclei organizzati di mercanti di varie città italiane; e i "Lombardi" delle città francesi, fiamminghe e inglesi rappresentarono nei varî luoghi di residenza nuclei compatti ed omogenei, sebbene i singoli membri appartenessero a città diverse del Piemonte, della Lombardia, dell'Emilia o della Toscana. Ma la hansa germanica si difierenzia dalle leghe temporanee e occasionali di altri mercanti stranieri per il carattere permanente ch'essa assume, per l'ampiezza del territorio su cui essa estende presto la sua azione, e perché la solidarietà che si è venuta a stabilire fra i mercanti della bassa Germania in paese straniero finisce per provocare l'unione delle varie città da cui essi provengono.
Una tale differenza si spiega anzitutto con la posizione predominante che le città della bassa Germania raggiungono, fra il sec. XIII ed il XV, nel commercio del Baltico e del Mare del Nord e con la necessità vitale di mantenere le posizioni acquistate. Lungo le coste meridionali dei due mari, ad oriente della Frisia, i progressi della vita economica erano proceduti di pari passo con l'avanzata dei Germani occidentali, i quali, dopo il IX secolo avevano oltrepassato l'Elba, conquistando e colonizzando a grado a grado le coste del Baltico fino al golfo di Finlandia (Reval). Per opera dei nuovi coloni sorgono numerosi villaggi, molti dei quali si trasformano in modeste città, sedi di una popolazione libera di artigiani, mercanti e marinai. La pesca delle aringhe, che deve aver costituito il primo stimolo alla spinta verso l'oriente, si unisce presto all'attività commerciale, in modo che le piccole città tedesche del Baltico meridionale diventano presto le necessarie mediatrici del traffico, che nella seconda metà del Medioevo si viene sviluppando sempre più intensamente fra i due mari settentrionali dell'Europa. In un tempo in cui si correva assai malvolentieri il rischio d'un viaggio in mare aperto, la posizione delle città sorte nell'angolo sud-occidentale del Baltico, in prossimità del corso inferiore dell'Elba e in possesso quindi di una via di comunicazione interna, che permetteva di raggiungere il Mare del Nord evitando un giro lunghissimo e pericoloso, era quanto mai favorevole per fare di esse il mercato naturale di tutte le merci provenienti dai paesi costieri del Baltico e destinate all'occidente. Bruges e Londra da un lato, Novgorod dall'altro sono i punti estremi entro i quali si svolgono gli scambî, e diventano perciò assai presto sedi di importanti fattorie anseatiche. Il più antico stabilimento commerciale di mercanti tedeschi all'estero fu la Stahlhof di Londra, dotata di larghi privilegi dal re d'Inghilterra. Fondata da mercanti di Colonia, la Stahlhof ebbe rapporti assai frequenti con le città delle Fiandre e della Vestfalia e presto anche con Lubecca; e diventò il più vitale centro del commercio occidentale della Germania, accentrando in sé la massima parte del commercio d'importazione e d'esportazione dall'Inghilterra, nettamente dominato dagli anseatici dopo la fine del sec. XIII. Una simile unione di mercanti tedeschi sorse all'estremo opposto, a Visby nell'isola di Gotland, per il commercio con la Svezia, la Livonia e la Russia; e appunto dai mercanti tedeschi stanziati a Visby fu poi fondata la fattoria anseatica di Novgorod.
Appoggiata sulle numerose colonie tedesche stabilite lungo le coste del Baltico e sul dominio della via fluviale da Lubecca ad Amburgo, la potenza marittima delle città anseatiche diviene presto preponderante in tutti i campi del traffico dell'Europa settentrionale. Essa domina nel corso del sec. XIV non solo la pesca nelle acque della Scania, ma anche in quelle della Norvegia e ne distribuisce i prodotti così in oriente come in occidente. Essa gareggia con gl'Inglesi per lo sfruttamento dei mari che circondano l'Islanda. Le sue flotte, forti di parecchie centinaia di battelli, compaiono davanti alle coste occidentali della Francia, e riforniscono dei prodotti di quelle regioni non solo la madre patria, la Scandinavia ed i paesi slavi del nord, ma anche la stessa Inghilterra, esercitando in tutto il settentrione d'Europa, naturalmente in proporzioni assai più modeste, quella funzione di vettori e d'intermediarî, che dopo la metà del Cinquecento sarà assunta dagli Olandesi. Le città anseatiche sono aiutate in ciò dalla circostanza particolarmente favorevole che, all'infuori degli Olandesi, in gran parte allora solidali con essi, nessuna delle popolazioni costiere del Mare del Nord riuscì in quei secoli ad esercitare un'attività marinara che si spingesse abitualmente più in là del piccolo traffico locale.
Appunto questa posizione di monopolio di cui esse godettero per più di due secoli e l'interesse vitale di conservare i vantaggi assicuratisi all'estero spinsero i mercanti anseatici ad associarsi non solo per uno scopo particolare e temporaneo, ma in forma stabile. Li moveva a ciò anche il fatto che nessuna delle città, da cui essi erano originarî, raggiunse nel Medioevo una potenza tale da garantire loro una tutela sufficiente nei paesi stranieri in cui esercitavano la loro attività, e che anche meno poteva attendersi una simile protezione dai principi tedeschi, nel territorio dei quali quelle città autonome erano sorte. Mentre un mercante veneziano o genovese, in qualunque regione del mondo si trovasse, poteva contare sull'autorità di cui godeva il governo della sua città; mentre i mercanti delle varie città toscane in oriente trovavano un'efficace tutela nella potenza di Pisa, ed in occidente furono per lungo tempo protetti dal papa, i mercanti di Lubecca, di Amburgo, di Colonia, di Danzica, stabiliti a Bruges, a Londra, a Visby, a Novgorod, non potevano contare che sull'unione delle loro forze per averne una tutela efficace presso i governi locali, territoriali o nazionali del paese di residenza.
Per le stesse ragioni, la solidarietà che si era da lungo tempo stabilita fra i gruppi di mercanti in paese straniero si estende più tardi alle città stesse di cui essi sono originarî; ed alle varie hanse costituitesi all'estero finisce col corrispondere la Lega anseatica, che sorge appunto per la mancanza di un forte potere territoriale nei paesi della bassa Germania, o di una o più città che sovrastino a tutte le altre e possano assumerne la difesa contro le maggiori potenze dei paesi costieri del Baltico e del Mare del Nord.
Della nuova lega non è possibile determinare la data di nascita. Il nome hansa si trova impiegato per la prima volta ad indicare non più un'associazione di mercanti, ma l'unione di un grande numero di città verso la metà del sec. XIV; ma assai prima di allora alcune delle città che dovevano poi farne parte si erano strette fra loro in alleanza per la difesa di alcuni interessi comuni. Già nel 1241, sull'esempio di quanto avevano fatto molte altre città tedesche durante la lunga assenza di Federico II, Lubecca ed Amburgo stipulano il primo patto di alleanza, a cui si è assegnato da molti una particolare importanza, considerandolo come l'atto di fondazione della Hansa. Ma una importanza assai maggiore ha acquistata l'unione delle sei civitates maritimae, Lubecca, Rostock, Stralsunda, Wismar, Amburgo, Luneburgo, la quale compare come un'istituzione permanente fin dagli ultimi decennî del sec. XIII, e che poi, per quasi tutta l'esistenza della lega anseatica, ne ha costituito il nucleo fondamentale.
Appartenere alla lega non significa di necessità né appartenere all'Impero germanico, né trovarsi sulle coste germaniche o nelle loro immediate vicinanze. La sola vera caratteristica generale è quella della partecipazione ai diritti del mercante tedesco all'estero. I confini nord-occidentali della Hansa non si sono mai estesi di là dallo Zuiderzee: le città delle contee di Olanda, Zelanda e Fiandra, sebbene per i loro caratteri etnografici e per il loro tenore di vita siano molto vicine alle città anseatiche, sono state tavolta occasionalmente in alleanza con esse, ma non hanno mai appartenuto stabilmente alla lega. Nella Gheldria invece, nella contea di Utrecht e nella Frisia essa contava buon numero di membri. A sud dell'Olanda, la lega si spingeva molto più ad occidente, fino alla Mosa, dove comprendeva la città di Dinant, nel territorio di Liegi, di lingua francese. Verso mezzogiorno essa arrivava fino a Gottinga e a Halle; all'estremo sud-est le appartenevano, quasi sentinelle avanzate, Breslavia e Cracovia. Verso nord, il confine era segnato dal mare; ma le appartenevano anche la città svedese di Kalmar e le isole di Öland e di Gotland. Verso nord-est l'estremo confine era la città di Reval sul golfo di Finlandia. Secondo le liste ufficiali, le città anseatiche han raggiunto, nel periodo della massima floridezza della lega, il numero di 90; ma il numero di quelle che per un tempo più o meno lungo si sono trovate con esse in istretti rapporti si fa salire a 164.
La Hansa non ha mai acquistato i caratteri di una federazione stabile, fondata sopra statuti; essa non ha mai avuto una comune costituzione difensiva, né mai ha sostenuto una guerra a cui tutti i suoi membri abbiano partecipato attivamente. I casi in cui la lega doveva esercitare la sua attività erano decisi nelle diete, che assai raramente erano generali e che si tenevano ad intervalli molto varî e spesso a distanza di molti anni. Assemblee di carattere regionale erano invece frequenti. Il vincolo regionale conserva sempre una grande importanza nell'organizzazione della lega, che si suddivide presto in tre gruppi di carattere territoriale. Solo molto più tardi, dopo il principio del sec. XVI, quando la Hansa è già in decadenza, si può dimostrare esistente la nota divisione nei quattro quartieri: della Vestfalia con centro a Colonia, della Sassonia intorno a Brunswick, dei Vendi con Lubecca, e della Prussia-Livonia con Danzica. La lega, come si è detto, non aveva, almeno nel periodo della sua maggior potenza, una costituzione rigida e stabile, che vincolasse le città alleate; ma, pur rimanendo ciascuna di esse perfettamente autonoma, i loro affari d'interesse comune venivano trattati nella dieta generale della Hansa; e contro i membri che si mostrassero renitenti si comminava la pena dell'esclusione dalla lega e dal godimento dei suoi privilegi. Alle diete presiedeva Lubecca, dove si trovano ancora gli archivî della lega, coi suoi diplomi, i protocolli delle adunanze e le deliberazioni. Lubecca doveva la sua egemonia non solo al fatto di essere stata, in ordine di tempo, la prima città commerciale tedesca sul Baltico ed il punto di partenza dei Tedeschi che andarono a colonizzare la costa orientale, ma anche alla posizione geografica particolarmente favorevole, situata com'era all'estremo angolo sud-ovest del Baltico, alla foce della Trave, in comunicazione con l'estuario dell'Elba, con Amburgo e col Mare del Nord, facilitata da un canale che già nel sec. XIV univa l'Elba alla Trave.
Il commercio anseatico era nello stesso tempo terrestre e marittimo. Sebbene l'attività marinara, che si estendeva, come si è detto, dalle coste occidentali della Francia, dalla Gran Bretagna e dall'Islanda fino al golfo di Finlandia, fosse di gran lunga preponderante, aveva una notevole importanza anche il traffico terrestre, che gli anseatici esercitavano in tutti i paesi tedeschi e slavi del bassopiano germanico ed anche in paesi stranieri, in Russia e Polonia specialmente, dov'essi avevano le loro fattorie. In tutti i centri infatti, sia terrestri sia marittimi, in cui gli Anseatici esercitarono in forma permanente una intensa attività commerciale, essi disposero di edifici proprî, entro i quali godevano di privilegi assai più larghi di quelli che Genova e Venezia concedevano, nei loro fondaci, ai Tedeschi del sud. Essi infatti vi potevano vivere in piena libertà, secondo i costumi e le leggi della madre patria, in una condizione di extraterritorialità che ravvicina quelle fattorie, più che ai "fondaci dei Tedeschi" nelle grandi città marinare d'Italia, ai "quartieri" latini nelle città dal Levante. Gl'interessi comuni erano affidati a un ufficiale nominato dagl'interessati stessi. La convivenza dei mercanti associati era regolata da norme molto simili a quelle di una congregazione religiosa: essi facevano i pasti in comune in una sala unica; non erano ammessi come soci che i celibi; le abitazioni, i magazzini e i cortili erano circondati da un solido muro con porte che si chiudevano al coprifuoco.
Sostenuta dalla forza militare della lega, che si impegnò spesso in guerre assai gravi per tutelare gl'interessi dei suoi membri la potenza commerciale delle città anseatiche, che aveva già raggiunto, come si è visto, un alto grado di sviluppo prima della sua costituzione, si andò, dopo questa, sempre più consolidando. Assicuratisi il monopolio quasi esclusivo dei traffici fra le opposte sponde del Mare del Nord e fra questo ed il Baltico, gli Anseatici esportavano dall'Inghilterra metalli greggi e lana; dalle Fiandre tutti i prodotti della ricca industria locale e le merci che vi arrivavano dalla Francia, dal Mediterraneo e dall'Oriente; e portavano tali prodotti lungo le coste del Baltico o nell'interno della Germania, della Polonia, della Russia, dove li scambiavano con pellicce ed altri prodotti animali, con grano, legname da costruzione, metalli greggi o lavorati della Germania centrale e meridionale, e con prodotti dell'Estremo Oriente, che arrivavano per via di terra al mercato di Novgorod. Certo, quando si parla di floridezza del commercio anseatico, non bisogna lasciarsi trarre in inganno dall'espressione, e attribuirle il valore ch'essa ha quando, per es., si parla di floridezza del commercio della Francia, della Germania di oggi; bisogna cioè ricordarsi che tale prosperità era contenuta in limiti assai modesti, in confronto al prodigioso sviluppo del traffico dei nostri tempi. Il limitatissimo sviluppo demografico dei centri principali della lega e le cifre che si sono desunte dai registri doganali (secondo i quali il valore di tutte le merci esportate da Lubecca nel 1384 non sarebbe stato che di poco superiore ai 2 milioni di marchi-oro attuali), ci dànno la prova del valore relativamente modesto del commercio delle città anseatiche. Ma, pur senza raggiungere mai il grado di sviluppo delle stesse grandi città mercantili del Mediterraneo e delle Fiandre, le città anseatiche, in particolare Lubecca, Amburgo, Colonia, Stralsunda e Danzica, godettero tuttavia, tra il secolo XIV ed il XV, per l'attività dei loro commerci, per l'industria delle costruzioni navali e per la pesca, di una floridezza eccezionale, ch'esse poterono conservare finché si trovarono nella situazione, particolarmente favorevole, di avere alle spalle un impero feudale reso impotente dalle divisioni interne, e dall'altra parte del mare, quasi dovunque, dei paesi usciti da poco, e non ancora completamente, dallo stato barbarico, o che, divisi da profonde lotte interne, dovevano, in ogni caso, adattarsi ad esercitare nel commercio internazionale una funzione completamente passiva. Ma, dopo la metà del sec. XV, le condizioni che avevano favorito lo sviluppo della potenza anseatica cominciano a modificarsi prof0ndamente. In Germania, nel retroterra di molte fra le città alleate, pur non formandosi un grande stato nazionale unitario, si consolida tuttavia la potenza dei signori territoriali, i quali attirano a poco a poco nella loro orbita le città libere comprese nel loro territorio, limitandone l'autonomia e sottraendole alla Hansa. All'estero, i tre stati scandinavi, riuniti dapprima nell'Unione di Kalmar, e passati poi sotto il predominio della dinastia svedese dei Wasa, possono ormai esercitare con maggiore energia una politica marinara che li renda indipendenti, anche in materia economica, dal predominio delle città tedesche. Quasi nello stesso tempo le città olandesi, staccatesi definitivamente dalla lega e schieratesi contro di essa, affermano con una guerra vittoriosa il loro diritto di penetrare nel Mar Baltico. L'Inghilterra, costretta a rinunciare all'occupazione della Francia e superato il periodo difficile della guerra delle Due Rose, trova uno stabile assestamento nel governo accentratore dei Tudor, il quale promuove assai più energicamente la politica d'indipendenza economica, riducendo i privilegi degli stranieri e favorendo l'attività nazionale nel campo della produzione industriale, del commercio con l'estero e della marina mercantile. Infine Novgorod, il grande mercato russo degli Anseatici, cade in mano degli zar, che vi chiudono la loro fattoria.
In tal modo, indebolita all'interno, la lega si trova preclusi a poco a poco anche all'estero i campi principali della sua attività; ma essa forse avrebbe potuto resistere, forte della lunga tradizione e dell'organizzazione che ne era derivata, se la sua sorte non fosse stata decisa dallo spostamento definitivo dei grandi centri del traffico verso l'Oceano Atlantico. Sebbene la sua attività marinara si estendesse ugualmente sui due mari settentrionali di Europa, la origine e la base della sua fortuna si trovava nel Baltico. Perciò la rapida decadenza di questo mare dopo le grandi scoperte geografiche, la meravigliosa fortuna di Anversa e più tardi di Amsterdam si accompagnano con la fatale decadenza di Lubecca e della maggior parte delle città della lega. Formalmente, la lega anseatica non è mai stata disciolta. L'ultima convocazione di una dieta generale, in cui fosse rappresentato un numero di città superiore a quelle tre che ne han conservato il nome fino ai giorni nostri, avvenne nel 1669, dopo un periodo di circa 40 anni in cui non si era tenuta alcuna riunione. E anche quell'ultima dieta non prese alcuna deliberazione di scioglimento: soltanto non si presentò più l'occasione di convocarla, perché le successive defezioni erano andate riducendo il numero degli aderenti a proporzioni irrisorie, e perché la potenza dei grandi stati che lottavano per il dominio del Baltico, e di qualcuna delle dinastie che si erano consolidate nella bassa Germania (i marchesi di Brandenburgo in prima linea) era ormai tale da non lasciare alcuna possibilità di azione ad una lega di piccole città.
Lubecca seguiterà a conservare gelosamente le memorie preziose del periodo più splendido dell'unione; accanto ad essa Amburgo e Brema, destinate a ben altra fortuna per la loro posizione più favorevole, conserveranno, insieme con l'autonomia, anche il nome glorioso che le tre città riassumeranno ufficialmente nel 1815, quando entreranno a far parte della Confederazione germanica; ma anche fra loro scompare definitivamente, dopo la metà del Seicento, ogni vincolo permanente. In una parola, la vita veramente attiva e fiorente della Hansa è limitata ai secoli XIV e XV, e coincide col periodo della grande fioritura dei traffici del Baltico e della debolezza degli stati che ne avrebbero dovuto dominare le coste.
Bibl.: E. Danell, Die Blütezeit der deutschen Hanse, voll. 2, Berlino 1906; G. A. Kiesselbach, Die writschaftliche Grundlagen der deutschen Hanse und die Handelsstellung Hamburgs bis in die zweite Hälfte des XIV Jahrhunderts, Berlino 1907; H. Bächtold, Der norddeutsche Handel im XII und beginnenden XIII Jahrh., Berlino 1910; K. Bahr, Handel und Verkehr der deutschen Hanse in Flandern während des XIV Jahrh., Lipsia 1911; D. Schäfer, Die deutsche Hanse, 2ª ed., Lipsia 1914; W. Vogal, Geschichte der deutschen Seeschiffahrt, I, Berlino 1915; D. Schäfer, art. Hanse, in Handwörterbuch der Staatswissenschaften, 4ª ed., Jena 1927. Per le fonti v. Die Rezesse und andere Akten der Hansetage, editi da Koppmann, v. d. Ropp, D. Schäfer, Lipsia 1870-1913; Hansisches Urkundenbuch, edito da Höhlbaum, Kunze, Stein, Halle 1876-1915.