Legamento
I legamenti sono cordoni di tessuto connettivo fibroso, di varia lunghezza e spessore, che determinano l'unione di due o più strutture anatomiche. Svolgono funzioni diverse: possono tenere saldamente congiunti due segmenti ossei o mantenere in sito un organo. A volte concorrono a delimitare orifizi osteofibrosi, attraverso i quali passano vasi sanguigni, vasi linfatici o tronchi nervosi.
l. Denominazione e funzioni
I legamenti vengono denominati in base alla nomenclatura delle parti ossee su cui si inseriscono (per es. il legamento calcaneoscafoideo, nell'articolazione intertarsica) oppure degli organi che uniscono (per es. il legamento gastroepatico, che congiunge stomaco e fegato); al loro orientamento (per es. il legamento traverso dell'atlante, il quale dà origine a un anello fibroso che tiene fisso il dente dell'epistrofeo) o alla loro disposizione (per es., i legamenti crociati, costituiti da fibre diagonali incrociate fra loro o da fasci fibrosi distinti che si dispongono a croce, oppure i legamenti anulari, che contribuiscono con le loro inserzioni a formare un anello, come avviene nell'articolazione del carpo o del tarso); al loro aspetto (per es., il legamento trapezoide e il legamento conoide, nell'articolazione della clavicola); al loro colore (per es. i legamenti gialli, che uniscono il margine inferiore di una lamina vertebrale al margine superiore della lamina sottostante). I legamenti che si trovano a livello delle articolazioni possono partecipare alla costituzione della capsula fibrosa dell'articolazione. Se sono liberi dalla capsula e autonomi, mantengono assieme le ossa contigue di un'articolazione, legandosi direttamente all'osso: per es., a livello dell'articolazione del ginocchio, i legamenti crociati anteriore e posteriore uniscono femore e tibia. I legamenti non periarticolari sono detti propri, se si impiantano su due parti di uno stesso osso, e a distanza, se tesi tra due ossa, sotto forma di membrane. In alcuni casi questa funzione è svolta anche dai tendini, che intervengono solitamente nel collegamento di ossa e muscoli. I legamenti, inoltre, entrano in gioco nel mantenere i tendini nella posizione corretta e possono anche modificare la direzione della forza esercitata dai muscoli dai quali i tendini stessi provengono. Il termine legamento è riferito anche a parti fibrose di membrane sierose che sostengono alcune parti dei visceri, come il legamento falciforme del fegato o i legamenti largo e rotondo dell'utero.
La comparsa dei legamenti a livello articolare è connessa con l'evoluzione di scheletri rigidi, che si sono affermati per garantire maggior sostegno e protezione. Il primo esempio di scheletro rigido compare negli Artropodi, i quali hanno trasformato in modo più efficiente lo scheletro idrostatico dei lombrichi, il cui corpo è costituito da segmenti. Questo cambiamento è avvenuto indurendo le pareti esterne dei segmenti e dotandole di arti, spostati avanti e indietro dai muscoli attaccati alle pareti, internamente all'esoscheletro. Nei Vertebrati si è evoluto un endoscheletro osseo, un'impalcatura interna a cui si attaccano esternamente i muscoli. L'acquisizione di uno scheletro osseo ha portato come immediata conseguenza la formazione di articolazioni, sia a livello delle appendici sia a livello della colonna vertebrale. Esse rappresentano il compromesso tra la resistenza meccanica dello scheletro e la necessaria mobilità dell'organismo. Insieme alle articolazioni sono comparsi anche i legamenti, che servono proprio a 'legare' fra loro due ossa le quali, pur rimanendo separate e conservando una certa mobilità l'una rispetto all'altra, si uniscono a livello dell'articolazione. I legamenti, simili a cardini, mantengono nella loro posizione le ossa, garantendo loro la possibilità di piegarsi e di articolarsi. La rigidità delle ossa ha richiesto inoltre la presenza di un'altra forma di tessuto connettivo: i tendini. Nei Vertebrati assume particolare importanza il legamento nucale, il quale comincia a livello della vertebra prominente, tra la curva cervicale e la curva toracica, e si estende in direzione del cranio; lungo il suo percorso si inserisce anche sui processi spinosi delle altre vertebre cervicali. Quando la testa è sollevata, questo legamento agisce come la corda di un arco e mantiene la curvatura cervicale senza un grande sforzo muscolare; quando invece il collo si piega in avanti, l'elasticità del legamento consente alla testa di ritornare in posizione eretta. Nell'uomo, la comparsa del legamento rotondo del femore ha contribuito all'acquisizione della postura eretta. La sua mancanza, infatti, determina soltanto una maggiore mobilità dell'arto posteriore, come accade nelle scimmie antropomorfe.
g.c. kent jr., Comparative anatomy of the vertebrates, Dubuque (IA), W.M.C. Brown, 19978 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19972).
f. martini, Fondamenti di anatomia e fisiologia, Napoli, EdiSES, 1994.