Gasparri, legge
Gasparri, légge. – Legge sul sistema radiotelevisivo italiano definitivamente approvata dal Parlamento nell’aprile 2004; il disegno di legge era stato proposto dal ministro delle Comunicazioni del secondo governo Berlusconi, Maurizio Gasparri. Esso aveva avuto un difficile iter parlamentare ed era stato anche rimandato alle Camere dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che aveva chiesto delle modifiche. La legge Gasparri, che reca il titolo «Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI - Radiotelevisione italiana S.p.A., nonché delega al governo per l’emanazione del Testo unico della radiotelevisione», fece seguito alla legge Mammì del 1990 e alla legge Maccanico del 1997 nello stabilire una forma di regolamentazione. Essa, tuttavia, sembra fotografare la situazione già esistente. Collegato alla legge Gasparri è infatti il cosiddetto decreto salvareti n. 352 del 2003, con il quale il governo consentì che Rete 4 del gruppo Mediaset non dovesse a breve trasmettere solo in digitale terrestre, vicenda legata a quella della battaglia legale che era stata ingaggiata dall’emittente Europa 7, che aveva vinto una concessione con una gara del 1997 senza che le fossero state assegnate le relative frequenze. Il decreto permise alle emittenti che già trasmettevano in analogico di continuare a farlo in attesa di un riassetto generale del piano delle frequenze dovuto al digitale terrestre e consentì di ovviare a uno dei rilievi mossi dal Capo dello Stato nel rimandare la legge alle Camere. Tra i numerosi temi regolamentati dalla legge Gasparri ci fu quello del passaggio al digitale terrestre con lo spegnimento degli impianti di trasmissione analogici (; v.): il termine fissato al 31 dicembre 2006 è stato poi oggetto di rinvii e la conclusione dell’operazione è prevista solo entro il 2012. Per garantire il pluralismo la legge introdusse il concetto di sistema integrato delle comunicazioni, comprendente televisione, radio, stampa, editoria, Internet, cinema e pubblicità, affermando che nessun soggetto potrà conseguire ricavi superiori al 20% del totale di questo sistema, limite che non è stato mai superato da alcuno ed è stato poi ripreso dal Testo unico sulla radiotelevisione del 31 luglio 2005, il decreto legislativo delegato dalla stessa legge Gasparri. Un altro limite previsto contro le concentrazioni fu quello per cui i titolari di concessioni televisive non avrebbero potuto, prima della fine del 2010, acquisire partecipazioni in società editrici di quotidiani o formare nuove società a questo scopo. Anche in conseguenza dell’approvazione della legge Gasparri la Commissione europea prese l’iniziativa di una procedura di infrazione contro l’Italia, procedura che è poi non ha proseguito il suo iter per gli impegni presi dal governo e per le successive modifiche alle norme.