legge scientifica
Benché risalga al pensiero greco l’idea che il mondo naturale, in analogia con quello umano, è governato da leggi, è tuttavia soltanto nell’epoca moderna che nasce il concetto di l. s., o naturale, intesa come relazione costante (di solito formulata matematicamente) tra fenomeni o tra aspetti di uno stesso fenomeno, la cui scoperta è compito della scienza. Caratteristica di una legge naturale è l’universalità, ossia il suo essere valida senza eccezioni per una totalità di casi di un certo ambito. Se le l. s. abbiano anche necessità è problema variamente dibattuto. Hume, le cui tesi hanno influenzato gran parte delle concezioni positivistiche ottocentesche e novecentesche (da Comte a J.S. Mill ai neopositivisti), negava l’esistenza di una connessione necessaria tra eventi dalla cui successione costante si originerebbe l’idea di una relazione causale: le leggi causali esprimerebbero solo regolarità empiriche. Nonostante alcune influenti tesi sul carattere convenzionale delle l. s. (Le Roy) o sulla loro natura di relazioni simboliche né vere né false ma solo più o meno adeguate a esprimere i dati sperimentali (Duhem), è col neopositivismo (in partic., Hempel e Nagel) che si hanno i tentativi più articolati di spiegare ciò in cui una l. s. consiste. Sulla base del presupposto che le leggi di natura hanno la forma di generalizzazioni empiriche relative a concomitanze regolari (i tipi più semplici essendo asserzioni universali della forma: ‘Tutti gli A sono B’ e ‘Ogni volta che si dà A si dà B’), i neopositivisti si trovarono a dover fornire un criterio di discriminazione tra generalizzazioni accidentali e generalizzazioni nomiche o legisimili. L’identificazione delle l. con asserzioni generali è infatti una condizione troppo debole che non permette di chiarire la differenza, per es., tra l’asserzione (1) ‘Tutti i metalli sono conduttori di elettricità’, a cui si riconosce forza nomica, e l’asserzione (2) ‘Tutte le rose del mio giardino sono rosse’, che esprime una generalizzazione accidentale. È implicito nel concetto di legge, infatti, che essa sia confermata da tutti i casi esaminati, passati e presenti, e che valga anche per quelli futuri; tuttavia, mentre alla (1) si riconoscono certamente tali requisiti, essi non caratterizzano una generalizzazione come la (2), che si applica solo a una collezione finita di oggetti. Un modo diverso di esprimere ciò è dire che una l. s., a differenza di una generalizzazione accidentale, possiede forza predittiva. Un’altra condizione soddisfatta dalle l. s. ma non dalle generalizzazioni accidentali è la cosiddetta forza controfattuale. Un’autentica legge di natura ’sostiene’ (cioè garantisce l’inferenza di) condizionali controfattuali (➔ condizionale controfattuale), come nel caso della (1): ‘Se questa sostanza fosse un metallo, allora sarebbe un conduttore di elettricità’; laddove la falsità di ‘Se questa rosa (bianca) fosse nata nel mio giardino sarebbe rossa’ è intuitivamente evidente. Forza predittiva e forza controfattuale sono i due requisiti fondamentali di una l. di natura. A essi è stato inoltre spesso affiancato l’ulteriore requisito della cosiddetta generalità non ristretta, per il quale un’asserzione universale merita il titolo di legge se, oltre a essere empiricamente vera, non contiene costanti individuali (cioè nomi di particolari oggetti), né predicati il cui campo di applicazione sia limitato a collezioni finite di oggetti o eventi situati in una specifica regione spazio-temporale, o se, in assenza di tali caratteristiche, è logicamente derivabile da leggi autentiche o da una teoria che le contenga. I requisiti sin qui elencati non sono sempre stati considerati sufficienti, e, soprattutto da parte di autori critici dell’impostazione rigidamente empiristica del neopositivismo (per es., W.C. Kneale e G.H. von Wright), ci si è talvolta appellati all’esistenza di una connessione necessaria di tipo fisico tra l’antecedente e il conseguente di una legge naturale, una connessione più debole di quella di tipo logico, ma più forte della regolarità empirica.