leggere [leggiavamo, indic. imperf. I plur., in If V 127; cfr. Petrocchi, ad l., e Introduzione 465; Schiaffini, in " Studi d. " XIII (1928) 33 n.]
È un verbo ad alta frequenza, adoperato - spesso nella forma ‛ si legge ', ‛ si leggono ' - per lo più nel senso proprio o in quello di " apprendere nozioni attraverso scritti ": Vn XIX 20 chi ci legge, chi legge la nostra opera; Rime XCIX 4 questa pulzelletta [cioè " questo breve componimento poetico "] ... vuol esser letta; Cv III IX 14 molti, quando vogliono leggere, si dilungano le scritture da li occhi; If V 58 Ell'è Semiramìs, di cui si legge / che succedette a Nino; Pg XXIX 100 leggi Ezechiel. Così ancora Rime XLVIII 1, Rime dubbie XII 10, Cv I II 16, II XII 2 e 3, III II 7, III 7, IX 15, XV 5, IV XII 10, XVI 10, XXVII 3 e 11; If V 127, 133 e 138, XIV 17, XIX 85, XXII 118. In Pg XXIII 32 chi nel viso de li uomini legge ‛ omo ', la ‛ scrittura ' che alcuni pretendono di leggere nel volto umano sarebbe costituita dalle occhiaie, che rappresenterebbero le due lettere O, e dagli archi sopracciliari e dal naso, i quali formerebbero la M.
Ancora in senso proprio, ma in contesti figurati (cfr. E.R. Curtius, Le symbolisme du livre, in La littérature européenne et le Moyen Age latin, traduz. franc. Parigi 1956, 399-408), l. ricorre in Vn I 1 quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere; Rime LXXXVII 18 Queste parole si leggon nel viso / d'un'angioletta; Pd XII 123 chi cercasse a foglio a foglio / nostro volume, ancor troveria carta / u' leggerebbe ''I' mi son quel ch'i' soglio'' (il volume indica, metaforicamente, l'ordine francescano; la carta, un singolo frate); XV 50 leggendo del magno volume, cioè Dio, la mente divina, in cui i beati leggono, vedono ogni cosa, come in un libro. Ugualmente in contesto figurato: Fiore CXIX 12 e Detto 343.
Al simbolismo del libro sembrerebbe ricondursi anche Pg III 126 Se 'l pastor di Cosenza... / avesse in Dio ben letta questa faccia, cioè " avesse penetrato ", " inteso " bene l'aspetto (faccia) misericordioso della divinità: così, in genere, gl'interpreti moderni.
Altri invece, specie fra gli antichi commentatori, intendendo faccia come " facciata ", " pagina " della Scrittura in cui si tratta della misericordia di Dio, attribuiscono al verbo il senso proprio; ma - è stato obiettato - non in una sola pagina della sacra Scrittura, bensì in molte si parla di questo aspetto della divinità. Il Mattalia ha cercato, in qualche modo, di conciliare le due interpretazioni: " Qui, probabilmente, si tratta di due motivi incrociati nella stessa frase: faccia è questo aspetto di Dio (misericordia) e letta designa i testi sacri (Vecchio e Nuovo Testamento), di divina ispirazione, e che un pastore dovrebbe leggere, conoscere e applicare più di ogni altro ". Il tentativo ci sembra apprezzabile, anche perché rispondente al carattere spesso pregnante del linguaggio della Commedia. V. anche FACCIA.
Vale " insegnare " (l. era, infatti, il termine usato per indicare l'insegnamento, specialmente universitario, basato sulla ‛ lectio ' o ‛ lectura ' di un testo, che poi il maestro commentava; cfr. lettore per " insegnante ", in Cv II I 5 e Fiore CXLVIII 6) in Pd X 137 Sigieri ... leggendo [" tenendo cattedra "] nel Vico de li Strami, / silogizzò invidïosi veri; XIX 72, XXIX 71, Fiore XXIII 11, CLXIV 4 e 5. Questo significato è, in genere (cfr. per es. Scartazzini-Vandelli, Porena, Chimenz, Mattalia), attribuito a l. anche in Pd XXVI 18 Lo ben che fa contenta questa corte, Alfa e O è di quanta scrittura / mi legge Amore o lievemente o forte (" çoè omne scritura che de Deo parla... mel dà a cognoscere sì come summo ben ", Lana), sia che s'intenda scrittura, nel senso proprio, come soggetto e Amore come oggetto, sia che si consideri Amore soggetto e scrittura, in senso figurato, oggetto. La terzina vale dunque: Dio è " principio e fine... di tutta la Scrittura, che mi dice che io abbia carità: imperò che tutta la santa Scrittura.., ne parla [della carità] siccome si debbe avere a Dio, siccome a principio, o... a l'altre cose... per piacere a lui, et allora è siccome fine, e però dice: Mi legge amore: imperò che tutta la Scrittura... ne parla che Iddio principalmente si debbe amare... e così elli è lo principio e lo fine de la santa Scrittura in ogni luogo, che ella parla della carità, e lievemente, e forte; cioè... del leggeri amore e del fervente amore " (Buti).
Dal significato di " insegnare ", quello di " manifestare ": If X 65 Le sue parole e 'l modo de la pena / m'avean di costui [Cavalcante] già letto il nome. Quindi " dire ", " gridare ": Pg XXVI 85 per noi si legge [" per ‛ si grida '; catacresi in grazia della rima ", Lombardi]... il nome di colei [Pasifae] / che s'imbestiò ne le 'mbestiate schegge.