leghizzato
p. pass. e agg. Che ha subìto l’influenza delle strategie politiche e degli atteggiamenti della Lega.
• forse già in questi sentimenti sotterranei si celavano almeno due sottovalutazioni. La prima, quanto la «vecchia talpa» aveva in realtà scavato all’incontrario, quanto cioè la crisi della politica («esplosa» o «emersa» proprio nel corso degli ultimi due anni, con la campagna sulla casta e non solo) aveva morso nel nostro campo, nel nostro territorio, nel nostro alveo. Aggredendo non, come abbiamo pensato, il valore in sé della rappresentanza, ma il senso e l’utilità, giust’appunto, della nostra rappresentanza […]. Determinando uno sgretolamento profondo del «noi» e il contestuale protagonismo (o meglio l’illusione di protagonismo) dell’individuo singolarizzato, solo, povero, insicuro. esposto alla regressione del «senso comune» berlusconizzato, leghizzato, egoistizzato. (Rina Gagliardi, Liberazione, 19 aprile 2008, p. 2, Primo Piano) • Louis Bonefonne Craponne era il piccolo industriale della seta che il 5 maggio 1910 fu eletto presidente della Confindustria appena costituita a Torino. Bonefonne dovette confrontarsi con il declino del Giolittismo. Giusto cento anni dopo Emma Marcegaglia, suo tardo epigono, si trova alle prese, con la crisi economica e con il berlusconismo leghizzato da un Carroccio che dopo le ultime prove elettorali pretende di esercitare il ruolo di azionista di maggioranza del governo. (Alberto Statera, Repubblica, 10 aprile 2010, p. 1, Prima pagina) • Da qualche anno, però, nessuna sorpresa e meno giornalisti, a Ponte di Legno come in Cadore. La Lega non riserva più sorprese. Si è normalizzata. Tutti i politici, d’altronde, si sono un po’ «leghizzati». Le sparano grosse per ottenere spazio sui media. (Ilvo Diamanti, Repubblica, 20 agosto 2011, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dal nome proprio Lega con l’aggiunta del suffisso -izzato.
- Già attestato nella Repubblica del 15 aprile 2000, p. 8 (Paolo Rumiz).