LEGNANO (ant. Leunianum; A. T., 20-21)
Importante cittadina sulla destra dell'Olona, situata a 199 m. s. m., nella pianura, a 27 km. NO. di Milano, alla cui provincia appartiene. Ha aspetto moderno di centro industriale e si può considerare una città satellite della grande metropoli lombarda, cui è unita anche da tramvia. Lo sviluppo di Legnano è effetto del ritmo progressivo assunto specialmente dall'industria cotoniera, nella provincia di Milano. La popolazione del comune, che era nel 1880 di 7880 ab., e nel 1900 di 18.285, nel 1921 era salita a 27.379 abitanti, quasi tutti accentrati nel capoluogo, dove fioriscono le varie industrie: cotonifici, tintorie, officine meccaniche, fabbriche di saponi e di candele, mulini, ecc. Nel 1931 gli abitanti del comune (18,14 kmq.) risultarono 29.875.
Presso Legnano passa l'autostrada Milano-Varese-Arona.
Monumenti. - La chiesa di S. Magno, bramantesca, condotta a termine dal frate umiliato Giacomo da Lampugnano nel 1529, ha una grande pala di Bernardino Luini. Il Palazzo degli arcivescovi e di Ottone Visconti (sec. XIII) occupa l'area stessa che agli arcivescovi milanesi fu donata da Carlomagno per loro residenza estiva. Il castello, donato a Oldrado Lampugnano da Filippo Maria Visconti, risale probabilmente al sec. XI, ma, ricostruito dai Visconti e poi dal suddetto Oldrado, fu parzialmente trasformato nel sec. XVI-XVII. Da ricordare inoltre il monumento a ricordo della battaglia di Legnano, opera di E. Butti.
Storia. - La fama del borgo medievale è soprattutto legata alla battaglia del 29 maggio 1176 (v. appresso). Ma il fatto trascende assolutamente la storia locale. Di modeste anche se remote origini (a Parabiago e non a Legnano era il centro della pieve), Legnano dovette una certa importanza all'essere, fin dal sec. XI, feudo dell'arcivescovo di Milano e centro fortificato, sul confine meridionale del belligero contado del Seprio. Rifugio del riformatore Sant'Arialdo nelle lotte contro la feudalità e il clero simoniaco e concubinario (1066), fu, circa due secoli più tardi, la roccaforte della nobiltà milanese, cacciata dai popolari e capeggiata dall'arcivescovo Leone da Perego, morto a Legnano nel 1263. Pare che l'arciv. Ottone Visconti, per proteggere la propria signoria dalle minacce sepriesi, ne riedificasse il castello, tuttora esistente. Fu più tardi residenza del vicario del contado del Seprio. Nel Duecento vi dimorò il frate e poeta Bonvesin da la Riva, promovendovi la pia fondazione di S. Erasmo.
La battaglia di Legnano. - Dopo la rottura delle trattative di Montebello del 1175, la posizione politica e militare di Federico Barbarossa si era molto rafforzata; specialmente per il ritorno alla parte ghibellina di Torino, Pavia, Como e di molte casate aristocratiche. Federico, nella primavera del 1176, tentò un colpo decisivo contro Alessandria. Il colpo non riuscì; ma il distacco di Tortona dalla lega, l'incertezza di Lodi e di Bergamo, il contegno indeciso di Cremona, costituivano per la lega lombarda una serie di gravi imbarazzi. Infatti l'esercito di soccorso inviato dalla Germania poté ricollegarsi con l'imperatore a Como. Ora nel maggio del 1176 Federico I muoveva da Como con 4000 uomini per ricongiungersi con altre forze che lo attendevano a Pavia. Lungo il cammino e precisamente nelle vicinanze di Legnano, l'esercito collegato forte di 12.000 uomini gli si fece incontro per tagliargli la strada. In uno scontro d'avanguardie, i Tedeschi ebbero un vantaggio; e Federico, non avendo valutato esattamente le forze che aveva contro, si gettò sul nemico con grande impeto. Intorno al carroccio la mischia fu terribile: cadde l'alfiere imperiale, scomparve la bandiera da combattimento e le schiere tedesche volsero rapidamente in fuga. Lo stesso imperatore sfuggì per miracolo alla prigionia e ricomparve a Pavia qualche giorno dopo la battaglia.
Contro il tentativo di screditare l'importanza militare e politica della battaglia, basterebbe ricordare che K. von Hegel paragonò l'importanza decisiva della sconfitta toccata da Federico con quella toccata da Napoleone I presso Lipsia. L'impressione che ne ebbero i contemporanei fu profonda e l'anniversario fu sempre festeggiato come quello di una memoranda vittoria, da cui fiorì la leggendaria epopea di Alberto da Giussano. Le conseguenze immediate furono favorevolissime alla lega. Cremona tentò la mediazione sulla base del riconoscimento da parte dell'imperatore del comune di Alessandria; e questo punto fu accettato dal Barbarossa stesso, il quale l'anno prima nei preliminari di Montebello aveva posto come una questione di principio la sua demolizione. I Lombardi rifiutarono la nuova proposta cremonese per non abbandonare il papa. Allora Federico I si rivolse a lui con proposte di pace: proposte che la curia romana accettò, limitandosi a ottenere per le città della lega un armistizio di sei anni (accordo di Venezia del 1177). I Milanesi si videro togliere i frutti del loro successo militare e accusarono il papa di tradimento. Compromesse così le basi di ulteriori trattative, si venne assai più tardi alla cosiddetta pace di Costanza. Tuttavia la battaglia di Legnano rimane sempre per i comuni italiani una vera e grande vittoria, anche se - per ragioni politiche - non se ne poterono cogliere frutti maggiori.
Bibl.: Nella V Relazione dell'Uff. reg. conservazione dei monumenti di Lombardia, 1896-97 sono rilievi e notizie del Palazzo degli arcivescovi. V. inoltre Dott. C. C., I capi d'arte di Bramante da Urbino nel milanese (riassunto di un'opera di Venanzio de Pagave, 1721-1803), Milano 1870. - Per la battaglia di Legnano v.: Bertolini, Importanza storica della battaglia di Legnano, in Nuova Antologia, 1875; Vignati, Omaggio della società storica lombarda al VII centenario della battaglia di Legnano, Milano 1876; Tassoni, in Archivio storico lombardo, IV, p.. 215; Tschirch, Beiträge zur Geschichte Mailands, Brandeburgo 1884; F. Güterboch, Der Fried von Montebello und die Weiterentwickelung des Lambardenbundes, Berlino 1895; id., Ancora Legnano!, Milano 1901; O. Masnovo, La battaglia di Legano (estr. dall'Annuario del R. Istituto tecnico Carlo dell'Acqua, 1924-25) Legnano.