ZAMENHOF, Lejzer Ludovik (Lazaro Ludoviko)
Oculista polacco di origine ebraica, nato a Białystok il 15 dicembre 1859 morto a Varsavia il 14 aprile 1917, autore della lingua artificiale esperanto (v.).
Il fatto che gli abitanti della sua città parlavano quattro lingue (polacco, russo, tedesco, yiddisch) gli fece sentire sin da fanciullo gl'inconvenienti della diversità degl'idiomi, che divide i popoli. Egli si convinse che l'adozione come mezzo di comunicazione internazionale di una lingua naturale morta era impossibile per motivi pratici, così come quella di una lingua vivente per ragioni economiche e di prestigio politico; si diede quindi a creare una lingua artificiale, con una grammatica facilissima e un vocabolario internazionale e, dopo numerose prove e tentativi, pubblicò nel 1887, sotto lo pseudonimo di "Dott. Esperanto" i primi opuscoli (in russo, polacco, francese e tedesco), nei quali dava 16 regole grammaticali e sintattiche, un vocabolarietto di circa 900 radici e alcuni brevi testi. Da quel tempo lo Z. si diede alla propaganda della nuova lingua e all'arricchimento della sua letteratura con opere divenute classiche. Oltre alla Fundamenta Krestomatio (Parigi 1903) e al Fundamento de Esperanto (ivi 1905) gli si devono molte traduzioni: Amleto (Varsavia I894; 2ª ed., Parigi 1907), il Revisore di Gogol (1907), Georges Dandin di Molière (1908), Ifigenia in Tauride di Goethe (1908), i Masnadieri di Schiller (1908), Marta di Elisa Orzeszko (1910), le Fiabe di Andersen (postume, 1923-1936), l'Antico Testamento (postumo, Londra 1926). Scrisse inoltre Lingvaj Respondoj (Risposte linguistiche, Parigi 1913). I suoi discorsi, molti suoi articoli e lettere furono raccolti da J. Dietterle nell'Originala Verkaro (Opere originali, Lipsia 1929).
Bibl.: E. Privat, Vivo de Z., Londra 1920 (trad. ingl., ivi 1931); A. Oberrotman e T. Jung, La lastaj tagoj de D-ro L. L. Z., Horrem (Colonia) 1921; E. Wiesenfeld, Galerio de Zamenhof'oj, ivi 1925; E. Drezen, Z., Lipsia e Mosca 1929; G. Waringhien, in Enciklopedio de Esperanto, Budapest 1933-35, II, pagine 579-86.