BONIN LONGARE, Lelio
Nacque a Montecchio Precalcino (Vicenza), il 12 luglio 1859, dal conte Lodovico e da Maria dei nobili Nievo. Crebbe nell'ambiente culturale vicentino dominato dallo Zanella, di cui fu allievo, al pari dei più anziani Fedele Lampertico e Antonio Fogazzaro, ai quali fu legato negli anni della giovinezza. Compiuti gli studi di giurisprudenza all'università di Padova, vi si laureò il 3 luglio 1880. Nel 1881-1882 praticò nell'avvocatura generale erariale a Roma, dove l'anno seguente si abilitò all'esercizio dell'avvocatura. Il 10 giugno 1884 entrò nella carriera diplomatica, in qualità di addetto all'ambasciata di Vienna, dove rimase per tre anni. Dopo un viaggio nei paesi balcanici, nel maggio 1887 il B., su sua richiesta, fu trasferito all'ambasciata di Parigi. Egli mirava allora alla carriera parlamentare, e considerava quella diplomatica "un complemento di studi". Collocato a disposizione nel dicembre 1889, nel 1890 entrò in servizio al ministero degli Esteri, prima nel gabinetto Crispi, poi, nel 1891, in quello Di Rudini. Dopo un secondo breve soggiorno a Parigi in qualità di segretario di legazione di seconda classe, nelle elezioni del novembre 1892 fu eletto deputato per il collegio di Marostica, in provincia di Vicenza, dove venne confermato nelle successive legislature fino al 1904, allorché si dimise da deputato per rientrare nella carriera diplomatica.
Alla Camera si schierò, negli anni del secondo ministero Crispi, all'opposizione, svolgendo un ruolo non trascurabile nell'ambito della destra settentrionale: il 26 luglio 1895, intervenendo sul bilancio degli Esteri, manifestò i suoi timori per l'espansionismo in Africa, e il 15 dicembre dello stesso anno, svolgendo un'interpellanza a proposito della sconfitta di Amba Alagi, pose sotto accusa la megalomania crispina.
Nel secondo ministero Di Rudini, il B., legato a molti degli uomini che lo componevano, fu nominato sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, mantenendo questa carica, attraverso i vari rimpasti, fino al giugno 1898, e collaborando successivamente coi ministri Caetani di Sermoneta, Visconti Venosta e Cappelli. Sotto il ministero Pelloux si oppose - riprendendo i motivi anticolonialisti già sostenuti per l'Africa - all'occupazione della baia di Sarimen in Cina (interpellanza svolta alla Camera il 1º maggio 1899), e ancora nel giugno 1901 sostenne un'espansione esclusivamente commerciale nell'Estremo Oriente. Si rallegrò del riavvicinamento italo-francese del 1902, rivendicando al ministero di cui aveva fatto parte il merito di aver mosso in questa via "i primi e più difficili passi": dei buoni rapporti italo-francesi egli resterà, per tutto il corso della sua attività diplomatica, convinto fautore.
Nel 1904 il B. era nominato inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe a Bruxelles. Nel 1910 divenne ambasciatore a Madrid, dove rimase fino al 1917, riuscendo a concludere a condizioni favorevoli un trattato italo-spagnolo di commercio e di navigazione, firmato il 30 marzo 1914. Frattanto, con regio decreto 30 dic. 1914, era stato nominato senatore.
Ambasciatore a Parigi dal 1917 al 1921, il B. vi svolse un'intensa attività diplomatica. Nel corso della preparazione e della fase iniziale della conferenza della pace, egli si adoperò da un lato ad appianare i conflitti che si venivano determinando nei rapporti tra Francia e Italia - attraverso colloqui, non di rado tempestosi, con Clémenceau e col ministro degli Esteri Pichon -, dall'altro a preavvertire Orlando e Sonnino dei pericoli di un isolamento italiano nell'alleanza, a causa dei cattivi rapporti col nascente governo iugoslavo.
La sua azione - svolta insieme col ministro Silvio Crespi, con gli ambasciatori Imperiali e Macchi di Cellere, e con Giacomo De Martino - fu decisiva soprattutto nella settimana tra l'aprile e il maggio 1919, in cui Orlando e Sonnino avevano abbandonato la conferenza: resosi conto della gravità delle minacce alleate dopo un colloquio col Pichon, il B., unitamente ai colleghi, svolse una forte e determinante pressione su Roma per ottenere il ritorno della delegazione italiana, pena la dichiarazione alleata della decadenza del patto di Londra.
Nel 1920 il B. collaborò con il conte C. Sforza, ministro degli Esteri, alla preparazione del trattato di Rapallo. Dal gennaio di quell'anno rappresentò, con varie sezioni alle sue dipendenze, l'Italia alla conferenza degli ambasciatori che sostituì il Consiglio supremo della conferenza della pace.
Il 12 sett. 1919 era stato firmato l'accordo Bonin-Pichon, con cui la Francia cedeva all'Italia le oasi di el-Bárqat e Fehwet e la regione tra Ghat, Ghadames e Tummo, eliminando così i due salienti francesi in Tripolitania. Il B. svolse poi, quale principale plenipotenziario italiano, un ruolo di primo piano nell'elaborazione del trattato di pace con la Turchia e dei vari accordi collaterali, tutti firmati a Sèvres il 10 ag. 1920, e tutti destinati a restare effimeri dopo le vittorie di Mustafa Kemal.
Tra gli accordi collaterali, il principale fu quello stipulato tra l'Italia e la Grecia, noto appunto sotto il nome di accordo Bonin-Venizelos. Con esso, riprendendo in parte le clausole del trattato Tittoni-Venizelos concluso il 29 luglio 1919 e denunziato da Sforza il 22 luglio 1920, l'Italia cedeva alla Grecia il Dodecanneso, tranne le isole di Rodi e Castelrosso: nella prima l'Italia si impegnava a tenere un plebiscito - comunque non prima di quindici anni - nel caso che la Gran Bretagna restituisse Cipro alla Grecia. Tale accordo venne denunziato dal governo italiano 118 ott. 1922 per le pressioni nazionaliste, dopo che la conferenza di Londra dell'aprile-maggio 1921 ebbe fissato il principio della revisione del trattato di Sèvres, e dopo le sconfitte greche nell'estate dello stesso anno.
Il B. aderì subito al fascismo e ne appoggiò la politica estera (difese, ad esempio, l'occupazione di Corfù del 1923), pur svolgendo nei primi anni un'azione moderatrice. Nel 1924 metteva in guardia dagli eccessivi rancori contro la "vittoria mutilata" (cfr. il suo articolo Psicologia interalleata del dopoguerra, in Nuova Antologia, 16 sett. 1924, pp. 97-123, nel quale tra l'altro caldeggiava la solidarietà italo-francese contro le nuove simpatie per la Germania). Dal 1923 fece parte della delegazione italiana all'assemblea generale della Società delle Nazioni in qualità di membro della Commissione temporanea mista, incaricata degli studi preliminari per la compilazione di un piano di riduzione degli armamenti.
Inizialmente scettico, egli si fece in seguito sostenitore della Società contro l'ostilità che in Italia la circondava (cfr. Intorno alla Società delle Nazioni, in Nuova Antologia, 1º genn. 1932, pp. 15-34, e discorso in Senato sul bilancio degli Esteri il 1º giugno dello stesso anno).
Dopo la sua uscita dalla carriera (1924), il B. svolse altre missioni diplomatiche a Londra nel 1924 e a Washington nel 1925, accanto al ministro Volpi di Misurata, per la sistemazione dei debiti di guerra e la concessione di prestiti all'Italia; a Ginevra nel 1926, accanto a Grandi e Scialoja, per la conclusione di un patto danubiano-balcanico, in funzione anti-iugoslava, desiderato da Mussolini; ancora a Ginevra nel 1927 in qualità di primo delegato italiano alla Conferenza economica internazionale indetta dalla Società delle Nazioni.
Al Senato il B., sempre ligio al fascismo, lavorò in varie commissioni, fu relatore di alcuni disegni di legge e nel 1929 fu eletto tra i vicepresidenti. Nel 1926 aveva ricevuto la carica onorifica di ministro di Stato. Il B. morì a Roma il 22 dicembre 1933.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari,Camera,Discussioni, legislatura XVIII, sessione I, 1892-94, e II, 1894-95; XIX, sessione unica, 1895-97; XX, sessione I, 1897-98, II, 1898-99, e III, 1899-1900; XXI, sessione I, 1900-1902, e II, 1902-1904, ad Indicem; Senato, Discussioni, legislatura XXVI, sessione unica, 1921-23; XXVII, sessione unica, 1924-29; XXVIII, sessione unica, 1929-34, ad Indicem; I documenti diplomatici ital., s. 3, 1896-1907, I e II, Roma 1953; s. 4, 1908-1914, XII, ibid. 1954; s. 5, 1914-1918, I, ibid. 1954; s. 6, 1918-1922, I, ibid. 1956; s. 7, 1922-1935, ibid. 19-53, ad Indices; Libro verde sui negoziati diretti fra il Governo italiano e il Governo jugoslavo per la pace adriatica [presentato da Sforza alla Camera il 20 giugno 1921], a cura di A. Giannini, Roma [1921], passim; A. Giannini, Idocumenti diplomatici della pace orientale, s. 1, Roma 1922, passim; R. Ministero degli Affari Esteri, Trattati e convenzioni fra il Regno d'Italia e gli altri Stati, Roma 1930, XXIII, pp. 124-127, 395-396; XXV, pp. 3-7; XXVI, pp. 429-730, 757-763; Dalle carte di G. Giolitti,Quarant'anni di politica italiana, Milano 1962, II, pp. 435 s.; III, pp. 279 s.; commemorazione del B. tenuta al Senato il 3 genn. 1934 in Atti Parlamentari,Senato,Discussioni, leg. XXVIII, sess. unica, 1929-1934, VI, pp. 6873 s.; necrologio anonimo in Nuova Antologia, 1º genn. 1934, pp. 175 s.; Justus, V.Macchi di Cellere all'ambasciata di Washington. Memorie e testimonianze, Firenze 1920, pp. 8, 189, 206, 213; A. Tardieu, La paix, Paris 1921, pp. 432-434; C. Schanzer, Sulla Società delle Nazioni. Discorsi,studi e note, Roma 1925, pp. 119 e 161-162; Général Mordacq, Le ministère Clémenceau. Journal d'un témoin, Paris 1930-31, I, p. 166; III, pp. 39-40; L. Aldrovandi Marescotti, Guerra diplomatica. Ricordi e frammenti di diario (1914-1919), Milano 1936, ad Indicem; S.Crespi, Alla difesa d'Italia in guerra e a Versailles (Diario 1917-1919), Milano 1937, passim;R. Albrecht-Carrié, Italy at the Paris Peace Conference, New York 1938, pp. 187, 3003 303; L. Aldrovandi Marescotti, Nuovi ricordi e frammenti di diario per far seguito a Guerra diplomatica (1914-1919), Milano 1938, pp. 86, 101 s.; R. Sertori Salis, Le isole italiane dell'Egeo dall'occupazione alla sovranità, Roma 1939, ad Indicem; F. Curato, La Conferenza della pace, Milano 1942, II, pp. 266-270, 281, 288-291, 426 s., 443-446; C. Galli, Diarii e lettere, Firenze 1951, pp. 363, 365, 370, 378; G. Salvemini, Mussolini diplomatico, Bari 1952, p. 115; L. Albertini, Venti anni di vita politica, parte II, III, Bologna 1953, pp. 269 e 350; L. Salvatorelli-G. Mira, Storia d'Italia nel periodo fascista, Torino 1956, pp. 65-67; P. Alatri, Nitti,D'Annunzio e la questione adriatica (1919-1920), Milano 1959, ad Indicem. Cfr. inoltre: T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto…, Roma 1898, p. 998; Enc. Ital., VII, p. 426.