CARAFA, Lelio
Figlio terzogenito di Marzio Domenico, duca di Maddaloni, e di Emilia Carafa dei duchi d'Andria. Allo scoppio della guerra di successione spagnola, i Maddaloni si erano schierati a favore dei Borboni e perciò, come altri nobili napoletani, anche il C., quando nel 1707 Filippo V, persa la Sicilia, partì dal Regno di Napoli per recarsi in Spagna, si pose al seguito del sovrano. A differenza del fratello Carlo, duca di Maddaloni che riconoscerà come sovrano Carlo di Asburgo, il C., che aveva avuto il titolo di marchese d'Arienzo, rimase fedele a Filippo, anche quando il Regno di Napoli era ormai passato sotto il dominio austriaco. Prese parte a parecchi fatti d'arme, tra cui le battaglie di Valenza (1707), ove fu ferito gravemente, di Almanza, di Villaviciosa. In considerazione dei suoi meriti il re gli intestò il maggiorascato che i duchi di Maddaloni possedevano in Castiglia, togliendolo al fratello Carlo, che ne era il titolare. Secondo un documento dell'Archivio della famiglia Caraffa di Maddaloni tale maggiorascato avrebbe reso a quel tempo circa 99.000, ducati. D'altra parte, Carlo d'Asburgo fece sospendere, nel 1709, la pensione di 6.000 ducati che il C. riceveva dal fratello. Il C. fu insignito dell'onoreficenza del Toson d'oro nel 1719 e del titolo di grande di Spagna nel 1734.
Ritornò in Italia al seguito di Carlo di Borbone, con il grado di capitano di una compagnia di guardie del corpo a cavallo, al cui comando lo aveva voluto la stessa Elisabetta Farnese. Zio del duca di Maddaloni, Marzio Domenico Carafa, il C. ricevette insieme con quest'ultimo Carlo di Borbone quando questi, nella sua marcia verso Napoli, fece sosta nel palmo ducale di Maddaloni. Fino all'ottobre del 1735 tenne la sopraintendenza dei pubblici teatri. Nel 1737 fu promosso tenente generale e l'anno successivo nominato da Carlo di Borbone gran protonotario del Regno, una carica che aveva un significato puramente onorifico, essendo ormai svuotati della loro antica funzione i sette Grandi Uffici. Al seguito del re, nel 1744, prese parte alla battaglia di Velletri. Alla partenza dal Regno di Napoli per la Spagna, Carlo III, dopo aver promosso il C. al grado di capitano generale, lo nominò consigliere di Stato (1759).
Il C. morì a Napoli il 23 dic. 1761.
Fonti e Bibl.: Napoli, pal. De Vera d'Aragona, Arch. Carafa di Maddaloni, I-C-6; T. Carafa, Relazione della guerra in Italia nel 1733-1734, a cura di B. Maresca, in Archivio storico per le province napoletane, VII (1882), p. 560; Diario napol. dal 1700 al 1709, a cura di G. De Blasiis, ibid., X (1885), p. 485; Lettere di Bernardo Tanucci a Carlo III di Borbone (1759-1776), a cura di R. Mincuzzi, Roma 1969, pp. 104, 280, 361, 685; G. De Sivo, Storia di Galazia Campana e di Maddaloni, Napoli 1859-1865, p. 233; M. Schipa, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone, Milano-Roma-Napoli 1923, I, pp. 81, 104; II, p. 181; F. Nicolini, Uomini di spada di chiesa di toga di studio ai tempi di G. B. Vico, Milano 1942, p. 74; R. Aiello, La vita polit. napol. sotto Carlo di Borbone, in Storia di Napoli, VII, Napoli 1972, p. 629.