PASQUALINI, Lelio
– Nacque a Bologna nel 1549 da una ricca famiglia borghese, originaria di Cento.
Dall'albero genealogico della famiglia, con le sole discendenze maschili, risulta che il padre si chiamasse Giovanni e che Lelio avesse due fratelli maschi, Alessandro e Ludovico (Bologna, Archiginnasio, Alberi genealogici delle famiglie di Bologna..., vol. 38, VI, B703, c. 53; cfr. La correspondance..., 2012, p. 3 n. 11; diversamente Herz, 1990, pp. 201 s.).
Pasqualini lasciò presto Bologna per stabilirsi a Roma, dove raggiunse lo zio Giovan Francesco, nominato nel 1560 canonico di S. Maria Maggiore. Fu proprio in favore del nipote che Giovan Francesco rinunciò al canonicato, nel 1572, anno dell’elezione del papa bolognese Gregorio XIII Boncompagni, del cui entourage Lelio, ventenne, era entrato a far parte. Con il figlio del papa, Giacomo, Pasqualini condivise l’interesse per le monete e le gemme antiche e strinse una lunga amicizia (La correspondance..., 2012, p. 4). Dal 1582 al 1596 è documentato come canonico prefetto della Cappella Liberiana, con la mansione di istruire i giovani cantores che vi studiavano. Pasqualini continuò a servire la Chiesa e a dedicarsi agli studi fino al 1610 quando, malato da anni, rinunciò al canonicato a favore del nipote, Pompeo Pasqualini. Lasciò quindi la basilica di S. Maria Maggiore per trasferire la sua dimora ai piedi della chiesa di S. Maria in Aracoeli.
Pasqualini fu tra i più importanti studiosi di antichità sacra e profana della Roma tra Cinque e Seicento. Fu in contatto con personaggi del clero, come Cesare Baronio e Federico Borromeo, e dell’erudizione europea, come Ottaviano Sada, Giuseppe Castiglione, Lorenzo Pignoria, Markus Welser e Nicolas-Claude Fabri de Peiresc. Con quest’ultimo, uno degli antiquari più influenti per la cultura seicentesca europea, Pasqualini intrattenne un lungo carteggio (1601-11) che ne rivela sia la vastità delle competenze, sia la capacità di analisi dei manufatti antichi, attraverso l’osservazione diretta e il confronto con i testi classici: caratteristiche riconosciute dai contemporanei, che lo consideravano la maggiore autorità nello stabilire l’autenticità e rarità delle monete.
Nel progressivo recupero dell’evidenza materiale degli oggetti, tratto distintivo dell’attività di Pasqualini, un ruolo centrale ebbe la sua collezione, che raccoglieva «le più belle cose che siano in tutta Roma» (F. Schott, Itinerario […] d’Italia, 1610, cc. 53v-54r, cit. in La correspondance..., 2012, p. 1), visitata da eruditi e artisti, tra i quali Rubens, che vi prese qualche nota. Nel 1610 la parte numismatica, che comprendeva monete provenienti dallo studio di Annibal Caro, acquistato da Pasqualini, era costituita da circa 5000 pezzi (La correspondance..., 2012, p. 212); la collezione glittica contava cammei e gemme, di cui diverse di tema gnostico; vi erano anche piccole antichità, tra cui un collare e una laminetta con iscrizione usati per gli schiavi, un pugnale, un canopo egizio – poi passato alla collezione di Francesco Gualdi –, alcuni gioielli, un torques aureus, iscrizioni, di cui una, l’epitaffio di Flavia Iovina, è oggi in Vaticano, e infine un falso, una corona con simboli cristiani. Molti di questi oggetti furono illustrati e commentati nel Seicento da Baronio (49 pezzi negli Annales ecclesiastici), Pignoria, Herwardt, e sono noti da disegni e riproduzioni (Herz, 1990, pp. 194-198; Franzoni, 2009, pp. 16-21; Missere Fontana, 2009, pp. 74 s.; La correspondance..., 2012, pp. 6-18, 267-269, 278 s.). Annibale Carracci dipinse per lui le Tre Marie al sepolcro, lasciato a Giovan Battista Agucchi e oggi al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo (Ginzburg, 1996, pp. 281 s.). Il resto della collezione fu successivamente venduto da Pompeo Pasqualini a Francesco Boncompagni, nipote di Gregorio XIII e figlio di Giacomo.
Delle ricerche di Pasqualini fu pubblicata solo una breve dissertazione su una moneta di Costantino (A. Agustín, Dialoghi..., 1592, pp. 1-6; La correspondance..., 2012, pp. 271 s.). Manoscritti restano un trattato sul porto di Ostia (La correspondance..., 2012, pp. 260 s.), diversi appunti (Missere Fontana, 2009, pp. 76-102), una raccolta di iscrizioni giunta a Cassiano dal Pozzo (Stenhouse, 2002, pp. 215-238, nn. 114-132). Perduti, invece, un saggio sulla cydaris antica (La correspondance..., 2012, pp. 275-277) e un gruppo di disegni di divinità antiche, opera di Angelo Breventano, acquistati in vista di una pubblicazione mai avvenuta (Franzoni, 2009, p. 19).
Pasqualini si dilettava di poesia e musica: sono suoi i versi di uno dei primi e più acclamati madrigali di Luca Marenzio, Liquide perle Amor dagli occhi sparse (Primo libro de madrigali a 5 voci, Venezia 1580; l’attribuzione a Pasqualini risulta da una composizione successiva di un altro bolognese, Pompilio Pisanelli, 1586; Chater, 1978, p. 61). Giovanni Maria Nanino e Annibale Stabile gli dedicarono un libro a doppia firma di Madrigali a cinque voci (Venezia 1581): risulta che la casa di Pasqualini fosse un «ricetto di virtuosi».
Morì il 13 agosto 1611 e lasciò i suoi beni ai figli del fratello: quelli romani a Pompeo, quelli bolognesi, tra cui alcune proprietà acquistate tra il 1583 e il 1588, ai nipoti rimasti in Emilia (Archivio di Stato di Roma, Notai e Cancellieri AC. Testamenti, XXXV, cc. 576r-579v e 581v; cfr. Herz, 1990, pp. 201 s.; La correspondance..., 2012, p. 4, n. 21). Fu tumulato in S. Maria Maggiore, sotto il monumento dello zio fatto a suo tempo erigere dallo stesso Lelio; Pompeo gli dedicò una lapide, ancor oggi in situ. Un ritratto di Pasqualini fu eseguito nel 1606 e inviato in Francia a Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, che a sua volta dopo la morte dell’antiquario ne inviò copia al nipote Pompeo: ma non ve n’è più traccia (La correspondance..., 2012, pp. 168, 225, 242 s.).
Fonti e Bibl.: A. Agustín, Dialoghi […] intorno alle medaglie, inscrittioni et altre antichità, Roma 1592, pp. 1-6; La correspondance de Nicolas-Claude Fabri de Peiresc avec L. P. (1601-1611) et son neveu Pompeo (1613-1622), a cura di V. Carpita - E. Vaiani, Paris 2012.
J. Chater, Fonti poetiche per i madrigali di Luca Marenzio, in Rivista italiana di musicologia, 1978, vol. 1, 13, pp. 60-103, in partic. pp. 61 s.; Id., Luca Marenzio and the Italian madrigal 1577-1593, Ann Arbor (Mi.) 1981, pp. 26, 171 s., 234; A. Herz, L. P., a late sixteenth-century antiquarian, in IL 60. Essays honoring Irving Lavin on his sixtieth birthday, a cura di M. Aronberg Lavin, New York 1990, pp. 191-206; D. Jaffé, Aspects of gem collecting in the early seventeenth century: Nicolas-Claude Peiresc and L. P., in The Burlington magazine, CXXXV (1993), 1079, pp. 103-120; S. Ginzburg, Giovan Battista Agucchi e la sua cerchia, in Poussin et Rome, Actes du colloque, Rome... 1994, a cura di O. Bonfait, Paris 1996, pp. 273-291; W. Stenhouse, The paper Museum of Cassiano dal Pozzo, s. A, parte VII, Ancient inscriptions, London 2002, pp. 215-238, nn. 114-132; F. Missere Fontana, Testimoni parlanti. Le monete antiche a Roma tra Cinquecento e Seicento, Roma 2009, in partic. pp. 72-119; C. Franzoni, Raccolte oziose e raccolte laboriose: aspetti del collezionismo tra XVI e XVII secolo, saggio introduttivo a F. Missere Fontana, Testimoni parlanti. Le monete antiche a Roma tra Cinquecento e Seicento, Roma 2009, pp. 15-22.