Lemaire de Belges, Jean
Umanista e poeta francese (Bavay 1473 - ivi 1525 circa). Scarse sono le notizie biografiche di L. de B. e non vanno, comunque, oltre il 1515. Visse presso varie corti a principiare da quella di Pietro II di Borbone per la morte del quale scrisse Le Temple d'Honneur et de Vertus (1503). Successivamente fu presso Luigi di Lussemburgo, conte di Ligny, commemorato ne La Plainte du Desiré (1504); indi presso Margherita d'Austria duchessa di Savoia, in seguito reggente dei Paesi Bassi, alla quale dedicò la Couronne margaritique (1504-1505) e le due Epîtres de l'Amant vert (1505), e infine presso Anna di Bretagna moglie di Luigi XII. Per tre volte soggiornò in Italia nel periodo che va dal 1503 al 1508: sappiamo che fu a Torino nel 1504, a Venezia nel 1506 e due volte a Roma dove risultava ancora nel 1508. Luigi XII lo tenne come segretario e gli affidò appunto una missione diplomatica in Italia. Alla morte del sovrano le tracce di L. de B. si perdono. La data del 1525, quella cioè della pubblicazione de Les Contes de Cupido et d'Atropos portati a termine da altri, serve da indicazione sulla scomparsa dello scrittore.
L. de B. fu uno dei " grands rhétoriqueurs " dell'epoca; tuttavia riuscì ad affrancarsi dalla schiavitù delle regole a mano a mano che sentì il bisogno di seguire le sue doti naturali e forse anche per influsso dei soggiorni in Italia.
In Le Temple d'Honneur et de Vertus, D. viene collocato tra i poeti " ministres et sécretaires d'honneur et de vertus ", riconoscendogli quindi una già ben definita posizione di supremazia letteraria e ponendogli accanto Petrarca e Boccaccio. Echi del poema dantesco è forse possibile riscontrare nella Seconde Epître de l'Amant vert, per quanto l'idea del modello e le stesse caratteristiche della rappresentazione degl'Inferi paiono piuttosto suggerite dall'opera virgiliana. In effetti per D. aveva inizio, a quei primi segni rinascimentali, una lunga parabola. In tale epistola L. de B. immagina appunto che l'Amant vert compia, guidato da Mercurio, un viaggio nell'aldilà, comprendente la discesa nel Tartaro e l'immersione nel fiume Lete nonché la visita ai Campi Elisi.
Al ritorno dall'Italia, L. de B. compose una sorta di romanzo storico misto di prosa e di versi, Les Illustrations de Gaule, in tre libri (1511-13), nel quale sono celebrate le origini leggendarie della casa regnante di Francia e che è l'opera più importante dello scrittore, alla quale guardarono con ammirazione i poeti della Pléiade. Dalle Illustrations Ronsard trasse anzi il modello della sua Franciade. Sempre verso il 1510 L. de B. scrisse La Concorde des deux langages pubblicata nel 1511, opera anche questa mista di terzine e di prosa nella quale si propone di " persuader, autant qu'en moy peult estre, la paix et union perpetuelle entre lesdites deux nations [la Francia e l'Italia], lesquelles sont en partie amies et concordantes l'une à l'autre, mais pour la plus grand part ennemies ". Questa pace e unione perpetua tra i due paesi deve avere come premessa la concordia di lingua, di idee e di sentimenti fra i popoli francese e italiano, un'armonia letteraria che faccia da premessa all'unione politica. Nel prologo del trattato sono introdotti due letterati, uno francese e uno italiano, che parlano delle virtù delle rispettive lingue: l'italiano, adducendo esempi, nomina per primo D., indi Petrarca, Boccaccio, Filelfo, Serafino Aquilano, ecc. D. è nuovamente citato più innanzi e posto sullo stesso piano di Jean de Meun, tutti e due fondatori delle letterature dei loro paesi.
Tracce della conoscenza, sia pure limitata, della Commedia possono trovarsi anche nella Concorde là dove è descritta la sommità del monte su cui sorge il tempio di Minerva e dove si parla dell'armonia che vi regna fra tutte le cose. Il passo richiama la descrizione dei Campi Elisi della Seconde Epître citata, ma la derivazione appare, anche in questo caso, piuttosto problematica.
Nel citato prologo della Concorde, L. de B. afferma esplicitamente di avere adoperato, fra i primi in Francia, la terza rima. Il problema dell'adozione della terza rima in Francia è stato oggetto di non poche discussioni in ordine soprattutto al ms. di Torino della traduzione francese dell'Inferno in cui è appunto adoperato questo metro. Per taluni studiosi non è improbabile che l'ignoto traduttore sia un francese e addirittura un discepolo di L. de Belges. Ammesso che il ms. preceda cronologicamente il Temple, quest'opera resta pur sempre la prima originale in Francia nella quale viene usata la terza rima.
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