LENINGRADO (XX, p. 838)
Lo sviluppo topografico e demografico del grande centro urbano, iniziatosi sotto il regime sovietico, è continuato con ritmo febbrile dopo il 1928. L'espansione industriale, favorita dall'abbondanza dell'energia idroelettrica fornita dalle regioni vicine (Volchov, Neva, Svir, cui venne ad aggiungersi, dopo il 1940, la Carelia occidentale ceduta all'URSS dalla Finlandia) è rilevantissima nel campo della metallurgia, della chimica e delle costruzioni navali. L'impianto di nuovi stabilimenti ha determinato sulla riva destra della Neva, e più ancora a oriente ed a sudest, la formazione di vasti quartieri operai, che tendono a dilatare la già vasta area urbana. La sola città operaia della fabbrica Elektrostyl occupa 5 kmq. Grande beneficio hanno poi avuto gli scambî dall'apertura (1933) del canale Stalin, che unisce il Baltico al Mar Bianco per mezzo della Neva, il Ladoga, lo Svir e l'Onega (226 km.). L'afflusso forzoso, dopo il 1940, di operai, fatti venire da ogni parte dell'Unione, ha accelerato lo sviluppo demografico: nel 1939 Leningrado contava 3.191.304 ab. (aumento del 188,8% rispetto al 1926). Nel 1943, in seguito alle gravi distruzioni belliche, la popolazione si ridusse a circa 1 milione di abitanti, per riprendere rapidamente dopo il 1944 le posizioni perdute.
L'assedio di Leningrado. - Durante la seconda Guerra mondiale, iniziatesi le ostilità tedesche contro l'URSS, l'avanzata del gruppo di eserciti del maresciallo von Leeb portava, alla metà di luglio, all'occupazione di Pskov, caposaldo della "linea Stalin", a sud del lago Il′men′. I Tedeschi venivano così a trovarsi a 150 chilometri dall'importantissimo obiettivo di Leningrado. Il comando sovietico, e per esso il maresciallo Vorošilov, comandante della piazza, aveva eretto opere di fortificazione in tutta la campagna intorno alla città, sfruttando, tra l'altro, la rete di canali che la intersecano. Dall'istmo di Carelia avanzavano da NO verso Leningrado le truppe finniche, che il 30 agosto occupavano Vijpuri. Proseguendo nell'offensiva, i Tedeschi avevano conquistato Narva sul Baltico e Novgorod, a nord del lago Il′men′, e tagliato la ferrovia Leningrado-Mosca; ciò preludeva a breve scadenza all'isolamento di Leningrado. I Finlandesi a nord raggiunsero Taipale e Summa nell'istmo di Carelia e Alakurtti, bloccando il canale Stalin tra il lago Ladoga e Onega e interrompendo la ferrovia Murmansk-Leningrado.
La manovra d'investimento da parte dei Tedeschi si svolgeva su tre direttrici: la prima da Pskov su Luga; la seconda da Novgorod su Schlüssenburg; la terza lungo la costa baltica. La riunione delle tre masse avvenne con movimento concentrico all'obiettivo.
La città era quasi del tutto bloccata; uno stretto corridoio a levante le consentiva di comunicare ancora con il resto della Russia. Con la caduta della piazza forte di Schlüssenburg, che guardava l'accesso del corridoio, il cerchio fu chiuso (9 settembre 1941). Pertanto Leningrado comunicava col territorio metropolitano solo attraverso il Ladoga, sulle cui acque gelate i Sovietici nell'inverno gettarono perfino una ferrovia.
Il blocco di Leningrado inoltre rendeva precaria la situazione della base fortificata di Kronštadt, ove era concentrata l'intera flotta sovietica del Baltico. La città e la base erano già sotto il tiro delle artiglierie di grosso calibro tedesche e si iniziavano gli attacchi alle opere esterne, essendosi le truppe tedesche avvicinate alla piazza e avendo occupato Carskoe Selo (3 ottobre). Da quel momento si iniziò una lotta serrata tra difesa ed attacco, senza soste, che durò per lunghi mesi. La popolazione a costo di gravissime privazioni resistette con alto spirito di sacrificio, e la guarnigione ripeté sortite e contrattacchi a nord e a sud, sviluppando una difesa metodica e insuperabile. Una delle più grandi battaglie impegnate dai Sovietici per rompere il cerchio di ferro e di fuoco che stringeva Leningrado si combatté nel luglio 1942, ma lo scopo non fu raggiunto. Le perdite furono colmate con marinai e battaglioni di volontarî, donne e ragazzi compresi; i non mobilitati lavoravano, tra l'altro, a demolire interi quartieri costruiti con case di legno, pericolose per gli incendi prodotti dai bombardamenti aerei e di artiglieria. Il primo inverno di guerra "fiorì nelle tenebre e nel freddo"; il secondo inverno portò, dopo 15 mesi di assedio, la sospirata notizia della rottura del blocco (18 gennaio 1943), avvenuta in conseguenza della conquista della fortezza di Schlüssenburg (dicembre 1942), a seguito della quale venivano riaperte le comunicazioni con il resto del paese.