LENTICCHIA (lat. scient. Lens culinaris Med.; fr. lentille; sp. lenteja; ted. Linse; ingl. lentil)
È pianta annua della famiglia Leguminose-Papilionate, tribù Viciee, già iscritta ai generi: Vicia (V. lens Coss. et Germ.), Ervum (E. lens L.), Lathyrus (L. lens Bernh.), Cicer (C. lens Willd.); la radice è poco sviluppata, il fusto si presenta eretto o ramificato alla base con rami decombenti o eretti (1,5-5 dm.); le foglie sono composte, le inferiori con 2-3 paia, le superiori con 4-7 paia di foglioline ellittiche, con stipole piccole, erbacee, dentate alla base. I fiori riuniti in grappoli più lunghi o più brevi della foglia ascellare, sono di colore bianco bluastro, con vessillo rotondo sfumato di lilla e carena violacea. I legumi sono brevi, ovoidali, o trapezoidali, lunghi 8-15 mm., larghi 4-8 mm., di color bruno chiaro, con 1-2-3 semi tondeggianti, lenticolari, di colore giallo bruno, nerastri, giallastri o rossastri. È pianta frequentemente coltivata fin da tempi remotissimi (età della pietra) nell'Asia Minore, nell'Europa centrale e meridionale, e non di rado inselvatichita. Comprende due sottospecie, di cui la prima è la forma spontanea.
Subsp. Nigricans (Bieb.) Thellung (Vicia lens, var. Marschallii Fiori et Paol.): fusto alto 1,5-3 dm., peloso come le foglie che sono prive di cirri, raramente le superiori si presentano cirrate (var. cirrifera Beck.): le infiorescenze sono più lunghe delle foglie ascellari.. I frutti sono lunghi circa 1 cm., larghi 4 mm., generalmente con due semi bruno scuri, marmorizzati di grigio. Nella regione mediterranea al nord fino in Provenza, al Garda, in Carnia e in Istria, nei paesi balcanici settentrionali, Ucraina, Crimea, nell'Asia anteriore fino all'Himālaya, Persia e Caucaso.
Subsp. Esculenta (Moench) Briquet (Vicia lens, var. typica Fiori et Paol.): fusto alto 2-5 dm., debolmente peloso; le foglie superiori con cirri semplici munite di 4-7 paia di foglioline: le infiorescenze sono più brevi o uguali alle foglie ascellari. I legumi sono lunghi 12-15 mm., larghi 6-8 mm. con1-3 semi bruno-grigiastri, giallastri, rossastri o nerastri.
Nella regione mediterranea e in Asia Minore, spontaneizzata.
Coltura. - La coltivazione della lenticchia deve essere antichissima, come dimostrano tracce di semi riferibili all'età della pietra. Gli antichi Egiziani, i Greci, i Romani la coltivavano. I Romani ne facevano anzi grande uso per l'alimentazione del popolo e degli schiavi, e la facevano venire in grandi quantità dall'Egitto. Così sappiamo che la nave che trasportò nel 39 d. C. l'obelisco di Eliopoli a Roma, portava come zavorra nella sua stiva 120.000 staia di lenticchie dall'Egitto. Oggi viene coltivata in Russia, in Egitto, in Italia, nell'Austria e nella Germania meridionale.
I terreni migliori sono quelli calcarei un po' elevati o sabbioso-calcarei: si semina in primavera per raccogliere in estate, il ciclo di sviluppo dura da 95 a 140 giorni e la produzione varia da 4 a 20 quintali per ha. a seconda delle stagioni.
La composizione percentuale dei semi è: 12,3% acqua, 25,94% albuminoidi (vicilina, legumina, legumelina, proteosi, lecitina, fitina, ecc.), 1,93% grassi, 52,84% sostanze estrattive non azotate (di cui 40% amido, 1-3% zuccheri, 3,92% cellulosa), 3,04% ceneri (ricche di fosfati)
Malattie e cause nemiche. - Parassiti vegetali: Peronospora viciae de Bary; Uromyces viciae fabae Schrot, U. striatus Schrot; Macrosiphon pisi Kalt; Cuscuta europaea subsp. viciae Koch et Schon.
Parassiti animali che attaccano i semi: Bruchus lentis Koyi = Laria lentis Frolich, L. pallidicornis Boh., L. sertata Illig., Apion ervi Gyl., A. viciae DC., A. vorax Hbst., A. craccae Hbst., Grapholitha nebritana Tr., Tenebrio molitor L., Ptinus fur L.
Uso. - I semi di lenticchia costituiscono un buon alimento umano; servivano per la preparazione della revalenta arabica (erva lenta), vantata come rimedio miracoloso per molte malattie; fino alla seconda metà del sec. XIX erano usati anche come purgativo e come surrogato del caffè.