FELIPE CAMINO, León
Poeta spagnolo, nato l'11 aprile 1884 a Tábara (Zamora). Pur partecipando alle poetiche e ai gruppi letterarî spagnoli del post-modernismo, si distinse fin dalle prime opere (Versos y canciones del caminante, 1920) per una problematica inquieta, sostanzialmente disimpegnata dai canoni della poesia pura. Dopo essersi messo in luce soprattutto durante il periodo repubblicano (Drop a sta, 1933; Amología, 1934; La insignia, 1937), partecipò alla guerra civile fra i nazionali e nel '39 lasciò la Spagna, emigrando prima in Messico, poi negli S.U.A., dove ha insegnato come lettore prima e poi come professore di lirica castigliana nella Columbia University e successivamente a Las Vegas (New Mexico) e a Città di Messico.
L'importanza dell'opera di F. C. sta essenzialmente e fin dagl'inizî in un conflitto fra una forma poetica che utilizza la lezione del decadentismo novecentesco e un impegno politico e sociale, per lo più esente da mediazioni simbolistiche o surrealistiche. La sua stessa biografia suggerisce l'itinerario della sua formazione ideologica e letteraria attraverso le tappe di un pellegrinaggio che è vicenda materiale e politica e insieme ricerca di una stabilità spirituale continuamente vagheggiata. Di queste inquietudini ci dà conferma anche l'abbondante produzione dell'esilio, che continua a suscitare l'interesse dei più giovani poeti spagnoli per l'autenticità e l'umanità del suo impegno. Oltre alle citate opere del periodo spagnolo si ricordino El hacha (1939), El español del éxodo y del llanto (1939), El poeta prometeico (1942),Ganarás la luz (1943), Antologia rota (1947; 2ª ed. accr., 1957), Llamadme publicano (1950), El ciervo (1958). F. C. ha pubblicato anche fini traduzioni dall'inglese (da Shakespeare e Whitman).