Gambetta, Leon
Politico francese (Cahors 1838-Ville-d’Avray 1882). Figlio di padre genovese, si mise in luce fra i più coraggiosi oppositori dell’impero; eletto deputato nel 1869, votò contro la dichiarazione di guerra alla Prussia, ma, scoppiato il conflitto (➔ ), appoggiò le richieste di crediti. Dopo il disastro di Sedan, prese l’iniziativa della proclamazione della Repubblica (4 sett. 1870) e fu ministro dell’Interno. Uscito in mongolfiera da Parigi assediata (7 ott.), fu l’anima della delegazione del governo nelle province; da Tours, da Bourges e infine da Bordeaux cercò di riorganizzare un esercito. Dopo la capitolazione di Parigi, mantenne il suo atteggiamento intransigente, abbandonando l’Assemblea nazionale per protesta contro il trattato di pace. A capo del giornale La République Française, da lui fondato, fiancheggiò il repubblicano A. Thiers; poi, esortando alla moderazione i repubblicani, frustrò i tentativi del monarchico M.-E.-P. Mac Mahon, agganciando anche i radicali, fino alla costituzione repubblicana del 1875. Lottò contro i clericali che conducevano una campagna per il ristabilimento del potere temporale a Roma, avvertendo il pericolo di una rottura con l’Italia; contro il tentativo di Mac Mahon d’imporre un governo di destra, reagì abilmente portando i repubblicani alla vittoria. Nel 1879, eletto presidente della Camera, continuò le sue efficaci polemiche contro bonapartisti, clericali e monarchici, giovandosi dell’appoggio della frazione moderata della sinistra, da cui l’accusa di un suo pouvoir occulte, di una sua mascherata dittatura. Ma assunto il potere il 14 nov. 1881, il suo gabinetto durò solo 66 giorni, battuto nel progetto di una riforma elettorale per garantire una maggioranza più omogenea. Tornato così all’opposizione, si preparava a riassumere forse il potere, quando, feritosi accidentalmente a una mano, morì per una successiva complicazione.