BENVOGLIENTI, Leonardo
Nacque a Siena nei primi anni del sec. XV da Bartolomeo di Niccolò, di famiglia patrizia appartenente al Monte dei Riformatori. Poco sappiamo dei suoi primi passi nella vita pubblica, ma fin dal 1428 il suo nome ricorre tra i titolari di varie magistrature cittadine (Concistoro, 1428, 1430, 1440; ufficiale di Mercanzia, 1431, 1442, 1448, 1469, 1478; provveditore di Biccherna, 1440, 1443, 1449; gonfaloniere del terzo di città, 1442, 1464, 1474; capitano del popolo, 1450, 1460, 1465, 1471; commissario per la guerra contro gli Orsini di Pitigliano, 1454; esecutore di Gabella, 1463; ufficiale del Sale e Paschi, 1475). La sua intensa attività diplomatica, i tratti più caratteristici della sua partecipazione alla vita civile della Repubblica senese, ne fanno una figura rappresentativa di quel periodo d'intemo equilibrio tra le fazioni cittadine, che seguì, agli inizi dei sec. XV, la cacciata del Monte dei Gentiluomini e che ebbe a rompersi nella seconda metà del secolo per il tentativo egemonico operato dal Monte dei Nove, sì da consentire la signoria di Pandolfo Petrucci.
Fu il Monte dei Riformatori, dai cui ranghi il B. proveniva, assieme a quello dei Nove, dei Dodici e dei Popolari, a reggere le fila di tale accordo che implicava un'accorta iniziativa diplomatica, orientata verso il maggior possibile disimpegno dal continuo volgersi dell'equilibrio degli Stati italiani, compatibilmente con gli interessi vitali della Repubblica rispetto alla politica egemonica di Firenze in territorio toscano, nella convinzione che una diversa e più ampia partecipazione a quelle vicende dovesse fatalmente coinvolgere il sempre precario equilibrio interno cittadino.
Di questa pur limitata direttiva municipale il B. fu attento protagonista. Nel 1446, con la morte di Filippo Maria Visconti, apertasi la guerra di successione dei ducato, lo vediamo, tra i sostenitori dichiarati della neutralità senese, opporsi alla venuta in Toscana dell'esercito di Alfonso I d'Aragona, malgrado le sollecitazioni di questo ad un più vasto accordo contro Firenze.
Nel 1455 troviamo il B., che nel 1453 era stato oratore della Repubblica a Venezia ed era allora uno dei cinque di Balìa, a Napoli, presso Alfonso, assieme a Galgano Borghese e ad Enea Silvio Piccolomini, per risolvere la questione di Orbetello, caduta nelle mani del Piccinino, sotto la tacita protezione dell'Aragonese. P, questa la prima volta che vediamo il suo nome legato a quello del futuro Pio II, di cui sarebbe dovuto divenire, negli anni del pontificato, uno dei principali tramiti con il governo della città natale. Fu infatti il B. a seguire per conto della Repubblica di Siena l'iniziativa di Pio II per la crociata, e già nel concistoro che immediatamente seguì l'elezione del Piccolomini al soglio pontificale, e in cui venne posto il problema, egli portò l'adesione della sua città. Nel 1459 partecipava ai lavori della dieta di Mantova, convocata a tale scopo; i suoi rapporti al governo senese di tale periodo (Castellini) ci danno un saggio eloquente del suo acume politico e dell'atteggiamento prudente da lui seguito: egli seppe infatti approfittare del precario impegno degli Stati partecipanti alla dieta, per non caricare di eccessivi oneri la Repubblica, preoccupato nel cont" empo di non abbandonare l'iniziativa del pontefice.
Tale atteggiamento del B. dovette poi essere seguito dal governo senese, quando, ripresa da Pio II l'iniziativa della crociata nel concistoro del 23 sett. 1463, ed infine bandita ufficialmente il 2 ottobre seguente, il Consiglio generale della Repubblica in una delibera dell'8 novembre ebbe a ridurre il suo contributo a 100.000 scudi e affidò al B. l'incarico di comunicarne la decisione al pontefice, sollecitandolo ad "usar l'ingegno suo", perché questi "rimanghi contento di quanto è deliberato" (Castellini).
Ma forse ancora di maggior rilievo fu il ruolo che il B. ebbe a sostenere nei rapporti tra Pio II e i Senesi l'anno precedente al bando della crociata, nel 1462, quando il pontefice si adoperò per il ritorno del Monte dei Gentiluomini, a cui appartenevano i Piccolomini, al governo di Siena. In una delibera del 15 febbraio il Consiglio generale della Repubblica ne aveva revocato il bando, sotto le insistenze del pontefice, acconsentendo a che dieci membri della famiglia Piccolomini, nonché trenta di quel Monte, entrassero a farvi parte. Ma Pio II era tornato alla carica chiedendo un'organica spartizione di tutte le magistrature cittadine, nella misura di un quarto, a favore dei Monte dei Gentiluomini. Fu il B. stesso ad opporvisi in Consiglio, il 27 giugno, come ricorda il Piccolomini (Epistolae et Commentarii, f.82), adducendo, a motivo di questa sua presa di posizione, proprio la necessità di non alterare l'interno equilibrio cittadino, e fu ancora lui a guidare la delegazione senese incaricata di fare edotto il pontefice di tale opposizione, recandosi alla abbazia di S. Salvatore ove Pio II allora si trovava.
Non per questo i suoi rapporti con il pontefice - che dovette intendere, come traluce dai Commentarii, la sostanza politica delle sue obiezioni - vennero ad incrinarsi, se a ciò seguì la nomina del B. a podestà di Città di Castello, disposta nello stesso anno dal pontefice, e le successive trattative per la crociata.
Sotto il pontificato di Paolo II, mutato l'atteggiamento della Santa Sede verso Siena, il B. ebbe a sostenere (1465) il delicato incarico di definire i diritti e le prerogative, nonché gli oneri dovuti dalla Repubblica alla Chiesa per i territori di Orbetello, Figline, Radicofani e per l'abbazia di S. Anastasio - Incomincia in questi anni il suo progressivo distacco dalla vita pubblica, per l'avanzare degli anni e per il progressivo mutarsi di quell'equilibrio cittadino di cui egli era stato un coerente sostenitore. Ebbe ancora qualche incarico diplomatico; nel 1477 lo troviamo in Firenze per impedire che la Repubblica si alleasse al conte Carlo da Montone ai danni di Siena; ancora, nel 1483 condusse con Sisto IV le difficili trattative relative alle interferenze del governo senese nelle questioni ecclesiastiche. Oltre questa data non si ha più alcuna notizia su di lui.
Un accenno a parte merita l'attività diplomatica che il B. svolse presso la Santa Sede per sollecitare la canonizzazione dei senesi s. Caterina e s. Bernardino: membro, nel 1444, della commissione cittadina incaricata di rendere gli onori funebri al santo, redasse, con altri, l'inventario ufficiale dei libri e cose già appartenute a questo; il 17 giugno si recava a Roma con Bartolomeo Pecci per postularne la canonizzazione, e fu presente al concistoro in cui il pontefice affidò ai cardinali Acciaioli, Alberti e d'Estortiville la causa di beatificazione. Sempre nel corso del 1444 tornava ancora a Roma per il medesimo motivo. Nel 1458 interveniva invece presso Pio II per la canonizzazione di s. Caterina e nel 1466 presso Paolo II per promuovere la traslazione della salma della santa a Siena, ottenendo però dal pontefice soltanto una reliquia.
A questa sua attività si ricollega quella Vita s. Bernardini Senensis, scritta dal B. probabilmente per invito di Giovanni da Capestrano, a cui è indirizzata con la data dell'8 maggio 1446. Quest'ultimo ebbe a utilizzarla nella sua agiografia del santo, parafrasandone larga parte, cosicché essa circolò, in questa forma, amalgamata al lavoro del Capestrano. Non mancò tuttavia di una sua indipendente fortuna, come attesta il riassunto che ne fece Matteo Vegio nella sua biografia di s. Bernardino, scritta nel 1453, nonché la riduzione che ne fu data in appendice all'edizione di Colonia del 1483 della Legenda Aurea di Iacopo da Varazze (cfr. l'ediz. di Th. Graesse, Lipsiae 1850, pp. 931-932) e la pubblicazione del prologo di essa ad opera di Maria Amadio nella sua Vita di s. Bernardino da Siena (Venezia 1744), che mostra inoltre di ben conoscere l'opera dei Benvoglienti. Pervenutaci manoscritta attraverso il cod. Vat. lat. 7735 (ff. 179-185) e il cod. 93 della Bibl. Alessandrina di Roma (ff. 466-70), venne poi pubblicata negli Analecta Bollandiana (XXI[1902], pp. 53-80) a cura di Fr. von Ortroy.
Fonti e Bibl.: Siena, Bibl. Intronati, Cod. A. V. 34, p. 282; Arch. di Stato di Siena, Concistoro, 582, c. 12; 585, cc. 14, 16; 1581, c. 2; 1683, c. 296, carteggio per gli anni delle ambascerie; Manoscritti A. 13, cc. 119-120 v; A. 15, c. 18; A. 67, c. 44; A. 68, c. 72-72 v; A. Dati, Epistolarium liber primus, f. 129 r e Fragmenta Senensium historiarum, f. 234 r, in Opera, Saenis 1503; Iacobi Piccolomini cardinalis Papiensis Epistolae et Commentarii…,Romae 1606, f.86; Pii II Parallela Alphonsina, Hanoviae 1611, f0l. 48; Id., Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contingerunt, Francufurti 1614, pp. 214-215; O. Malavolti, Dell'Historia di Siena, Venezia 1599, III, ff. 53, 54, 66; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, I, Pistoia 1649, p. 627; II, pp. 50, 113; A. Terrinca, Theatr. Etrusc. Minor., Venetiis 1682, p. 207; L. De Angelis, Biogr. degli scritt. senesi, Siena 1824, I, p. 95; F. Inghirami, Stor. della Toscana, Firenze 1843, XII, p. 235; G. Mansi, Mem. eccl. di Città di Castello, III, Città di Castello 1843, p. 16; Id., Mem. civ. di Città di Castello, ibid. 1844, II, pp. 20, 221; V. Buonsignori, Storia della repubblica di Siena, Siena 1856, pp. 53, 65; L. Bianchi, Legazioni senesi, Siena 1864, p. 52; A. Donati, Notizie su s. Bernardino da Siena, in Bull. senese di storia patria, I (1894), p. 68; A. B. Ferrers Howels, S. Bernardin of Siena, London 1913, p. 350; N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi (1464-1471), in Bull. senese di storia patria, XXIV (1917), pp. 93-105; A. Liberati, Le vicende della canonizzazione di s. Bernardino, in Studi bernardiniani, II (1936), pp. 91-124; A. Castellini, Due grandi animatori della crociata, in Bull. senese di storia patria, XLV (1938), pp. 347-348, 350-351; L. v. Pastor, Storia dei Papi, II, Roma 1942, pp. 16 n. 2, 186 n. 3, 242 n. 2, 243 n. 1, 244 n. 3, 247 n. 1, 248 n. 3, 249 n. 1; M. H. Laurent, Il process Castellano, in Fontes vitae S. Catherinae senensis, Siena-Milano 1942, pp. 405, 475, 505: 506, 508, 510-512.