LEONARDO di Simone
Non si conoscono il luogo e la data di nascita di questo maestro vetraio, tra i più attivi e richiesti della Toscana del tardo Trecento. La prima opera documentata di L., monaco vallombrosano residente nel monastero fiorentino di S. Pancrazio, risale al 1386, quando, come attesta la copia del contratto fra artista e committente datato al 16 novembre di quell'anno, realizzò per volontà di madonna Andrea Cavalcanti una finestra di vetro per una cappella della sagrestia dei frati di S. Maria Novella, in origine destinata a cappella di famiglia dei Cavalcanti (Mazzei, p. 387).
I soggetti della trifora, tuttora in loco, vennero dettati da fra Benedetto dal Poggiolo con il ruolo centrale svolto dall'Annunciazione, cui era intitolata la sagrestia, mentre l'ideatore figurativo del tutto, anche se non menzionato nelle carte, è facilmente riconoscibile in Niccolò di Pietro Gerini (Marchini), cui rimandano molti particolari compositivi, ancora intrisi di forti suggestioni giottesche. Tuttavia nella vetrata appare una larghezza nel comporre, una brillantezza nella scelta dei colori, una piacevolezza nel narrare e una incisività del segno, sottolineato dalla sapiente trama dei piombi, che introducono una nota di estraneità rispetto alla pittura di Niccolò Gerini, spesso caratterizzata nella cromia da toni più cupi derivati dai modi di Andrea di Cione, detto l'Orcagna. Forse proprio in questa estrema valorizzazione del colore e della sua capacità evocativa, fondamentale per la narrazione, si può dunque scorgere l'apporto originale di L.: all'esecutore infatti spettava, tra l'altro, la competenza sulle incorniciature, le bordure, la scelta delle soluzioni tecniche e l'individuazione delle gamme cromatiche da impiegare per tradurre con sensibilità le indicazioni del pittore cartonista.
Per seguire l'evolversi della carriera di L. è assai importante la nota di una lettera, scritta probabilmente in occasione della stipula di un contratto di cui purtroppo si ignora il destinatario, dove il vetraio, quasi come in un curriculum, elencava le opere da lui realizzate e i pagamenti per esse ricevuti. Nel documento, che sembra potersi datare prima del 1388 dal momento che non si fa menzione delle finestre per S. Maria del Fiore allogate a L. proprio in quell'anno, il maestro ricordava finestre in "Palagio de' Signori", in "Certosa", in "Ogni Sancti", "per Guido di meser Tomaso", in "Pescia", in "San Miniato" e infine in "Sancta Crocie" (Mazzei, pp. 388 s.).
Riguardo alla "certosa" del Galluzzo, è ancora presente nella cappella di S. Maria una monofora con immagini di Santi attribuita a Niccolò di Pietro Gerini e datata intorno agli anni 1390-95 (M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento: 1370-1400, Firenze 1975, p. 409), per la quale non è stato proposto il nome di alcun vetraio esecutore. Sulla base della lettera di L. si potrebbe ipotizzare un suo intervento, anticipando però l'esecuzione della vetrata agli anni Ottanta, non solo in relazione al documento, ma anche per alcuni arcaismi sia cromatici sia relativi allo schema iconografico con figure entro cornici architettoniche.
L'intervento di L. in S. Croce, suggerito dalla lettera, si può collegare con probabilità alla realizzazione intorno al 1380 delle bifore dell'abside, attribuite dalla critica ad Agnolo Gaddi (K. van Straelen, Studien zur florentiner Glasmalerei des Trecento und Quattrocento, Wattenscheid 1938, p. 125; G. Marchini, Le vetrate italiane, Milano 1955, p. 217). N.M. Thompson propone il nome di L. in particolare per la parte inferiore della bifora nord e per quella sud, a causa dell'identica intonazione coloristica basata sul prevalere del verde oliva, del rosso e del giallo dorato delle bordure e delle incorniciature, riscontrabile anche nelle vetrate eseguite dal maestro nel duomo fiorentino.
Tra il 1388 e il 1389 L. fu attivo a Prato, come testimonia la corrispondenza con il mercante pratese Francesco di Marco Datini che proprio al monaco vetraio commissionò l'occhio in vetro per la chiesa di S. Francesco (Mazzei, p. 390) e anticipò, per conto dell'Opera del duomo, i denari per l'esecuzione della finestra della cappella del Cingolo in S. Stefano, realizzata in collaborazione con Marco, monaco vallombrosano anche lui (ibid., p. 391; Badiani).
Contemporaneamente, nel 1388, arrivò a L. l'allogazione da parte dell'Opera del duomo di Firenze di tre delle quattro monofore delle navate, i cui cartoni dovevano essere forniti da Agnolo Gaddi; grazie all'esaustiva documentazione rintracciata da Poggi, si sa che le vetrate, con figure di Santi legati alla città di Firenze, furono consegnate da L. solo nel 1394. Al 1395 risale la consegna delle vetrate del lato sud; e al 1396, quella della monofora della navata nord.
Dal punto di vista tecnico e stilistico il maestro vetraio si mostra fedele traduttore dei tipici ritmi di Gaddi, monumentali ma eleganti, assecondando i profili delle figure con la trama dei piombi e interpretandone il garbo con una gamma di colori e di accostamenti non troppo variata, ma raffinata e ricercata negli accordi (Acidini Luchinat, p. 277; Gianandrea). Proprio l'analisi di tale gamma cromatica e delle formule ricorrenti negli accostamenti è alla base di un'ipotesi attributiva di R.K. Burnam in favore di L. per le vetrate con Storie della Vergine facenti parte della cosiddetta prima campagna di invetriatura di Orsanmichele (1380-1400). L'attribuzione non è accolta da D. Finiello Zervas che assegna il gruppo di trifore a Niccolò di Piero Tedesco.
Di L. non sono noti il luogo e la data di morte.
Fonti e Bibl.: Ser Lapo Mazzei, Lettere di un notaro ad un mercante del secolo XIV. Con altre lettere e documenti, a cura di C. Guasti, II, Firenze 1880, pp. 387-391; G. Poggi, Il duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della chiesa e del campanile tratti dall'Archivio dell'Opera, Berlin 1909 (ristampa anastatica con note a cura di M. Haines, Firenze 1988), docc. 450, 455, 458, 469 s., 488; A. Badiani, Le antiche vetrate del duomo di Prato, in Arch. stor. pratese, XII (1934), p. 156; G. Marchini, Le vetrate, in S. Maria Novella. La basilica, il convento, i chiostri monumentali, a cura di U. Baldini, Firenze 1981, p. 268; R.K. Burnam, Medieval stained glass practice in Florence, Italy: the case for Orsanmichele, in Journal of glass studies, XXX (1988), p. 90; C. Acidini Luchinat, Le vetrate, in La cattedrale di S. Maria del Fiore a Firenze, II, Firenze 1995, pp. 274-277; D. Finiello Zervas, in Orsanmichele a Firenze, I, Modena 1996, p. 257; N.M. Thompson, The fourteenth century stained glass of S. Croce in Florence, diss., University of Indiana, 1999, p. 88; M. Gianandrea, Le vetrate a Firenze tra Trecento e primo Quattrocento e il caso di S. Maria del Fiore, in Vetrate medievali in Europa, a cura di X. Barral y Altet, Milano 2003, p. 217.