FERRUCCI, Leonardo
Nacque a Firenze verso il 1317 da Bindo di Piccio e da Lippa Boverelli. La famiglia, una delle più rappresentative nell'ambito del partito guelfo (il nonno del F. aveva giurato per i guelfi la pace del cardinale Latino Malebranca), era dedita alla mercanzia ed all'attività bancaria ed era presente nella vita pubblica fiorentina sin dalla prima metà del secolo XIII.
La parentela del F. con il cronista Donato Velluti (di cui era cugino, essendo quest'ultimo figlio di Giovanna Ferrucci, zia del F.) ci consente di conoscerne le caratteristiche fisiche ed i dati più salienti del carattere ("di comunale statura, savio e da bene, per certa malattia rimase zoppo"). Sempre grazie al Velluti conosciamo anche l'epoca della nascita: il cronista, che scriveva nel 1367, afferma infatti che il F. aveva allora "cinquant'anni e più".
Prima di dedicarsi all'attività bancaria, il F. intraprese la carriera ecclesiastica, ottenendo presumibilmente soltanto gli ordini minori. Quando fu incarcerato per debiti contratti dalla sua famiglia nei confronti dei Velluti, egli chiese ed ottenne infatti che la causa fosse decisa dal tribunale vescovile. Ma ben presto cominciò a collaborare con la compagnia mercantile dei Bardi, nei cui libri-paga egli figura in qualità di "fattore" dal 1336 fino alle prime avvisaglie del fallimento avvenuto nel 1346, operando prevalentemente in Sicilia. Nel 1342 figura tra i consiglieri del Comune di Firenze, ma poco dopo tornò in Sicilia, ove fondò una propria compagnia bancaria, attiva almeno fino al 1348. Dopo la grande epidemia di peste nera abbandonò definitivamente l'attività imprenditoriale e, tornato a Firenze, si dedicò completamente alla politica ed all'esercizio delle cariche pubbliche. Nel 1350 fu eletto castellano di Pistoia, nel 1352 fu gonfaloniere di Compagnia, carica ricoperta di nuovo nel 1356, 1363, 1369 e 1372. Nello stesso 1352 fu anche camerlengo dell'Estimo. Nell'agosto 1353 fu inviato dalla Signoria in Sicilia, insieme con Filippo Stagi, con il compito di reperire e comprare grosse quantità di cereali che permettessero alla città di superare la carestia in cui si trovava. I due inviati fiorentini riuscirono ad acquistare 2000 salme di frumento. Alla fine dello stesso anno il F. venne eletto podestà di Castelfiorentino.
Nella primavera del 1358 il F. fu uno dei protagonisti della nuova campagna antighibellina promossa dai capitani di Parte guelfa. Questa magistratura aveva fatto approvare una legge che ammetteva l'accusa anonima contro chi era sospettato di simpatie ghibelline; il sospettato poteva inoltre essere riconosciuto colpevole in base alla testimonianza di solo sei persone ritenute affidabili dagli stessi capitani di Parte guelfa. In particolare il F. testimoniò a carico di Neri Alamanni, una delle vittime più illustri di questa campagna.
Il 25 apr. 1358 il F. venne inviato a Siena come ambasciatore straordinario con il compito di informare gli ambasciatori fiorentini che già vi si trovavano delle decisioni della Signoria "sopra fatti del mare". Nel marzo 1359 fu eletto castellano di Montestaffoli e nel gennaio 1360 castellano di Bibbiena; nel bimestre novembre-dicembre 1360 fece per la prima volta parte della Signoria in qualità di priore, carica poi ricoperta di nuovo nello stesso bimestre del 1370. Nel 1362-63 fu, insieme con Giovanni Guidotti, eletto ammiraglio, con il compito di dirigere i movimenti delle galere prestate a Firenze dai Genovesi per la guerra contro Pisa; tale guerra si concluse con la vittoria dei Fiorentini, che riuscirono ad impadronirsi dell'isola del Giglio, anche se di lì a poco l'isola fu restituita ai Pisani nell'ambito della pace di Fucecchio (1364). Nel 1364 fu podestà di Colle.
Nel luglio-agosto 1366 fu eletto gonfaloniere di Giustizia, massima carica della Repubblica fiorentina. I fatti più salienti del suo gonfalonierato furono l'acquisto da parte della Repubblica dai conti Guidi dei castelli di Castagno, Monterotondo e Seregnana, e il raggiungimento di un accordo con la Repubblica di Siena che permise di far allontanare dalla Toscana le bande di ventura di Giovanni Acuto.
Nel 1371 fece parte, insieme col fratello Francesco, della Balia di cinquantanove cittadini eletta per superare la grave crisi politica verificatasi in seguito alle discordie tra le fazioni cittadine che avevano rispettivamente il proprio punto di riferimento nella famiglia dei Ricci e in quella degli Albizzi. Nel 1374 il F. fu uno dei tre sindaci inviati da Firenze a dirimere le controversie giurisdizionali sorte tra i conti Guidi da Battifolle e gli uomini del Comune di Romena. Fu questo il suo ultimo incarico pubblico; sembra sia morto poco dopo.
Nel 1360("a più di quarant'anni", ci informa il Velluti) il F. aveva sposato Margherita di Matteo Malefici vedova di Bardo Nucci, ma dal matrimonio non nacquero figli. Il F. aveva avuto in precedenza un figlio illegittimo, di nome Antonio.
Del F. si conserva al Museo nazionale di Palermo un anello d'oro con ametista, sulla quale è inciso un leone rampante, mentre sulla fascia d'oro si leggono le parole: "Anul. Leonardi Ferrucci". Il Passerini ipotizza che questo anello fosse stato regalato al F. dagli Acciaiuoli (nel cui stemma figura appunto un leone rampante), con i quali egli ebbe frequenti rapporti di affari durante il soggiorno in Sicilia.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. nazionale, Poligrafo Gargani, 803-806; Archivio di Stato di Firenze, Signori - Carteggio - Missive, I, Cancelleria, 11, c. 46; 12, c. 17; Balie, 11, c. 1; Provvisioni - Registri, 62, c. 1; L. da Castiglionchio, Epistola o sia ragionamento, a cura di L. Mehus, Bologna 1733, p. 143; I Capitoli del Comune di Firenze. Inventario e regesto, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1866, p. 223; D. Velluti, Cronaca domestica, a cura di I. Del Lungo - G. Volpi (cfr. voce Ferrucci Tuccio in questo Dizionario), Firenze 1914, pp. 126 s.;L. Passerini, L'anello di L. F. nel Museo nazionale di Palermo, in Arch. stor. siciliano, n. s., I (1876), pp. 310-313; Id., Note alla vita di F. Ferrucci scritta da F. Sassetti, in Arch. stor. ital., App., IX (1853), pp. 462 s.; A. Sapori, Studi di storia economica, III,Firenze 1958, p. 745; G. Brucker, Florentine politics and society. 1343-1378, Princeton 1962, p. 168.