GERLI (de Gierlis, de Gerlis, Gierla, Gerla, Gerula), Leonardo
Nacque, quasi sicuramente a Pavia, da Guido e da Bignina Peretizzi. Mancano notizie certe sulla data di nascita, da situare probabilmente nel 1465 anziché nel 1469, come è stato indicato da T. Gasparrini Leporace che, pubblicando i patti di collaborazione stipulati il 27 ott. 1494 tra Francesco Girardenghi e il G., interpretò in modo restrittivo l'inciso notarile sull'età del contraente, superiore - come ebbe ad affermare lo stesso G. in tale occasione - ai venticinque anni ("maior ut asserit etate annorum vigintiquinque, ut prout etiam ex eius aspectu corporeo evidenter apparet"). Sulla base di nuove acquisizioni documentarie sembra plausibile retrodatare la nascita intorno al 1465, in quanto il 26 nov. 1483 (presumibilmente all'età di diciotto anni) il G. ottenne l'emancipazione dal padre. In pari data stipulò con Antonio Cazzaniga il contratto per le nozze con la figlia di questo, Agostina, non più menzionata in atti successivi. Nella consegna dotale (beni parafernali e terre in Lomellina, a Borgofranco, oggi Suardi, in provincia di Pavia, per il valore totale di 235 fiorini) risultò già esercitare l'attività di "bidello" (titolare cioè di un'"apotheca" libraria collegata con lo Studio ticinese) a Pavia.
Nel novembre 1485 il G. si recò a Valeggio Lomellina per acquistare dal conte Gualtiero Albonesi 100 pertiche di terreno ubicate nella stessa località. Pagò in contanti 250 fiorini e affittò i beni al venditore per il canone annuo di 6 sacchi di frumento. Il 29 luglio 1486 entrò in rapporto di affari, anche se non di natura tipografica, con lo stampatore Francesco Girardenghi e il mercante-editore Giovanni Antonio Beretta, cui vendette (unito in tale occasione al padre Guido) 15 sacchi di frumento. Nel 1487 fece pubblicare il Tractatus super statuto, quod extantibus masculis foeminae non succedant di Lauro Palazzolo da Fano. Si ignora il nome dello stampatore né si conoscono esemplari di tale edizione (L. Hain, Repertorium bibliographicum, 12271).
Diversi atti stipulati negli anni seguenti testimoniano come il G. amministrasse il proprio patrimonio e cercasse di consolidarlo. Si ricorda in particolare la vendita, avvenuta il 28 febbr. 1489 al sarto Pietro Arrigoni di due botteghe in Pavia, avute in eredità da Gian Francesco Sanpietro: una attigua al "mercato del filo" e l'altra confinante con la bottega del bidello-stampatore Gian Francesco Nebbia di Borgofranco. Il 7 apr. 1490 ebbe per tre anni in subaffitto da Guiniforte e Giacomo Surdi alcune stanze e una bottega antistanti S. Maria Gualtieri. Acquistò inoltre appezzamenti di terreno a Borgofranco da Giovanni Venturini (7 maggio 1490) e da Biagio Frimolandi (28 giugno 1490). Da quest'ultimo comprò anche (5 ott. 1490) una casa e una bottega ubicate anch'esse in Borgofranco. Si trattava probabilmente di operazioni finanziarie, in quanto i beni vennero poi locati dal G. ai venditori a fronte del canone annuo di alcuni sacchi di frumento. Il 30 apr. 1492 assunse Gian Maria Beccaria "ad adiscendum in arte et exercitio bidelarie". Nei due anni stabiliti contrattualmente il G. avrebbe insegnato al giovane apprendista a leggere e scrivere, fornendogli vitto, alloggio e la ricompensa forfettaria di 5 lire. In data 19 ag. 1493, con il consenso del proprietario Franceschino Tibalderi, subaffittò per sei anni allo stampatore Ottaviano Scotti di Venezia, che agiva tramite il procuratore Maurizio Moretti, l'"apotheca in qua de presenti fit et seu exercetur bidelaria per dictum magistrum Leonardum" sulla strada Nuova a Porta S. Vito. Un mese dopo (16 settembre) acquistò casa e bottega a Porta Laudense nella parrocchia di S. Martino in Petra Lata, ancora sulla strada Nuova, nelle immediate vicinanze dell'università. Il 7 e il 16 ag. 1494 il commissario ducale Sicco Borella gli intimò di alzare quell'immobile "usque ad summam brachiorum vigintiquinque" e di far dipingere la facciata "laudabiliter et ornate", così da armonizzare l'edificio con quelli circostanti.
È del 26 apr. 1494 l'edizione di Francesco Accolti Super titulo "De adquirenda vel omittenda possessione", stampata da Cristoforo Cane "nomine magistri Leonardi de Gerlis bibliopolle singularis" (Gesamtkatalog der Wiegendrucke [GW], 162). Si ignora dove il G. abbia appreso l'arte tipografica che, alla data dei patti intercorsi con Francesco Girardenghi (27 ottobre dello stesso anno), doveva conoscere bene, benché fosse privo della necessaria attrezzatura. Sulla base di quegli accordi il G. si impegnò a stampare per Girardenghi, entro venti mesi, 3000 quinterni di "lecturae" in folio. Avrebbe suggerito lui quali opere pubblicare, chiedendone però conferma al Girardenghi. Costui gli diede in prestito la cassa tipografica e si impegnò a fornirgli la carta necessaria. A titolo di ricompensa, e non appena stampati i 3000 quinterni, il G. avrebbe potuto effettuare tirature a parte per le singole edizioni, realizzandone anche altre da vendere autonomamente. Il Girardenghi era tenuto a pagare la carta anche di queste edizioni, salvo ricevere dal G., entro sei mesi, un certo numero di esemplari, stimati forfettariamente 24 lire. Per non danneggiare lo stampatore, il Girardenghi avrebbe dovuto vendere questi volumi lontano da Pavia e dal suo contado.
Sono almeno diciotto le edizioni realizzate nel quinquennio 1494-98: nella quasi totalità di giurisprudenza (repetitiones, lecturae, commentaria) e di non grande mole. Il G. stampò esclusivamente con i caratteri gotici 160 G per i titoli e 78 G per il testo. Contrassegnò i suoi libri con una marca tipografica parlante (una gerla con le iniziali "L G" in quattro varianti: una è riprodotta nell'Indice generale degli incunaboli [IGI], IV, tav. XLVII) e adottò generalmente il formato in folio: solo le edizioni del Collectum institutionum iurisque viaticum di Gothardus de Buscoducis (IGI, 4352; Hain, 7816) e delle Constitutiones et statuta totius cleri et populi Papiensis (IGI, 7202), apparvero nel 1497 in quarto.
In concomitanza con l'attività tipografica è documentata la vendita di libri da parte del G. al fornaio Agostino Gatti (26 agosto e 12 sett. 1495), a Fortuna Bassini (15 sett. 1496) e a Matteo Vecchi (17 ott. 1496). Nel frattempo, forse per prestiti non onorati o a causa di iniziative editoriali sbagliate, il G. accumulò debiti consistenti: quello con il libraio milanese Cristoforo da Sesto, di 1162 lire (13 genn. 1495), e un altro con il nobile Gian Francesco Mezzabarba, che ammontava a ben 5000 lire. Pertanto il G. fu costretto a cedere a questo creditore tutti i diritti sugli affitti derivanti dalle proprietà di Borgofranco (7 marzo 1498) fino all'estinzione del debito.
Il Mezzabarba venne nominato erede universale nel testamento dettato dal G., infermo, il 24 luglio 1498. Nelle ultime volontà il G. chiese di essere sepolto in S. Giacomo ed elargì 25 ducati alla chiesa pavese di S. Maria in Canepanova. Lasciò alla madre Bignina l'usufrutto dei suoi beni e dispose che venissero consegnati annualmente 2 sacchi e mezzo di frumento al padre Guido.
Non si hanno notizie del G. posteriori al 24 luglio 1498. La morte avvenne prima del 22 maggio 1500, quando Alberto Capitani de Inzago, creditore del G., rilasciò quietanza di pagamento agli eredi dello stampatore.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pavia, Fondo notarile di Pavia, Notaio Morasco Marchino, b. 331 (26 sett. 1483, 17 sett. 1485); Notaio Sisti Francesco, bb. 161 (29 luglio 1486), 164 (7 apr. 1490); Notaio Ferrari Matteo, bb. 438 (28 febbr. 1489), 439 (5 ott. 1490); Notaio Canevari Gian Francesco, b. 578 (7 maggio 1490, 28 giugno 1490); Notaio Clerici Antonio, bb. 1049 (30 apr. 1492, 7 ag. 1494), 1050 (13 genn. 1495, 26 ag. 1495, 12 sett. 1495, 15 sett. 1496); Notaio Vaghi Lorenzo, b. 957 (7 marzo 1498, 24 luglio 1498); Notaio Maracavalli Girolamo, b. 824 (22 maggio 1500); T. Gasparrini Leporace, L. G. e l'inizio della sua attività tipografica, in Boll. della Società pavese di storia patria, XLVIII (1948), pp. 85-95.