GHINI (Glinci), Leonardo
Nacque a Cortona intorno al 1535.
Il proavo Simone Ghini arrivò nella città toscana da Perugia alla metà del sec. XIII. Di parte guelfa, i Ghini nel 1258 parteciparono alla battaglia che vide Arezzo opposta ai ghibellini cortonesi. La sconfitta portò Cortona nell'area d'influenza di Arezzo e Firenze. Le cronache cortonesi dipingono i Ghini, abitanti nelle vicinanze di porta Colonia, come una stirpe sanguinaria e violenta. Intorno al 1486, Giovambattista Ghini ospitò a casa sua Alfonso d'Aragona, duca di Calabria che, diventato re di Napoli (1494), lo nominò viceré degli Abruzzi, incarico ricoperto dal G. per un solo anno. Lo stemma di famiglia raffigura un "pardo" in campo d'argento posto sopra tre colli verdi. Fra altri privilegi, il papa Leone X concesse a un rappresentante della famiglia, Simone di Giovambattista, di aggiungere allo stemma le palle araldiche dei Medici: una azzurra con gigli d'oro e due rosse, sopra una sbarra gialla.
Sappiamo poco dei primi anni di vita e degli studi giovanili del Ghini. Trovandosi con la famiglia in esilio a Perugia, nel 1547 recitò giovanissimo un'orazione in onore di papa Paolo III. In occasione della stampa l'orazione fu dedicata a Michele Della Torre, vescovo di Ceneda (oggi Vittorio Veneto), allora segretario del papa e, pare, protettore del giovane. Graziato dal duca Cosimo I de' Medici, il G. poté tornare a Cortona per entrare in possesso dell'eredità dello zio paterno ed esercitare i pubblici uffici. Nell'ottobre 1565 venne nominato lettore alla cattedra di umanità nello Studio di Siena, incarico che gli sarà rinnovato anno dopo anno fino al 1588 (in alcuni atti ufficiali che registrano il rinnovo della sua nomina il cognome, per lettura errata dell'abbreviazione di "messer Ghini", compare nella forma "Menghini"; per es. Arch. di Stato di Siena, Balia 175, c. 134r; 178, c. 66rv). A.M. Biscioni lo dice anche dottore in legge (Firenze, Bibl. nazionale, Magl. IX.67, c. 131v). A Siena il G. entrò a far parte dell'Accademia dei Travagliati (motto "Donec impurum") e strinse amicizia con i senesi di spicco, fra i quali Giugurta Tommasi e Belisario Bulgarini. A nome dell'Accademia, il G. e Tommasi pronunciarono orazioni in lode di Cosimo I, divenuto granduca nel 1569 (Leonardi Ginii Academici Travaliati ad serenissimum Cosmum Medicem magnum Tusciae ducem, cuius auspicijs in Senensi Gimnasio humaniores literas profitetur. De amplificata eius dignitate. Pro Travalliatorum Academia gratulatio: Firenze, Bibl. nazionale, Magl. XXVII.16, cc. 27v-46r). Ai tempi della polemica intorno al poema di Dante il G. fornì al Bulgarini sue chiose personali ad autori greci, fra i quali Aristotele, Omero e Plutarco, utili a controbattere le critiche rivolte al letterato senese da Girolamo Zoppio (Dell'umanista. Ragionamento e Dell'umanista. Sopra le risposte al Zoppio: Siena, Bibl. comunale, H.VII.19, cc. 483r-486v, 489r-491r).
Il G. godeva fama di eccellente grecista e nel 1556 per primo tradusse in italiano le Etiopiche di Eliodoro. La traduzione conobbe notevole fortuna e fu ristampata diverse volte (ultima edizione, Firenze 1816). Variando soltanto qualche piccolo elemento nell'intreccio narrativo, il G. risulta fedele al testo originale e modella la traduzione con costruzioni sintattiche complesse, riprendendo anche espressioni proprie del parlato. Ma la sua lingua resta sostanzialmente di tradizione aulica, costellata di termini dotti e adattamenti di voci greche. Caro alla poetica barocca, il romanzo di Eliodoro servì da modello per la tragedia in dialetto napoletano Carichia di Ettore Pignatelli (Napoli 1627). Giambattista Basile traspose la traduzione del G. in ottave, ricavandone il poema in venti canti Del Teagene (Roma 1637), nel quale viene rispettato sia il contenuto narrativo sia la lingua della versione toscana.
Il G. si cimentò anche nei volgarizzamenti dal latino, traducendo per un'edizione a più mani dell'opera di Virgilio l'ottavo libro dell'Eneide (L'opere di Vergilio… nuovamente da diversi eccellentissimi autori tradotte in versi sciolti, et con ogni diligentia raccolte da m. Lodovico Domenichi…, Firenze, Giunti, 1556, cc. 238r-255r; tra il 1559 e il 1613 l'opera ebbe otto ristampe).
Nel 1564 il G. corresse la prima parte della traduzione italiana delle Vite di Plutarco che L. Domenichi aveva allestito sulla versione latina. Due anni più tardi, per incarico di Gabriele Giolito de' Ferrari, rivide anche la seconda parte. Il suo lavoro, basato sul riscontro diretto dell'originale greco, migliorò largamente il testo, come precisato già nel frontespizio dell'edizione 1556 (Vite di Plutarco Cheroneo… nuovamente tradotte per m. Lodovico Domenichi et altri et diligentemente confrontate co' testi greci per m. Lionardo Ghini: con la vita dell'autore, descritta da Thomaso Porcacchi…).
Il G. scrisse, inoltre, diverse orazioni latine dedicate alla famiglia Medici in occasioni solenni, nonché delle funebres lacrimationes per la morte di Cosimo I nel 1574 e della granduchessa Giovanna d'Austria nel 1578. Un discorso che esortava i cristiani alla lotta contro i Turchi, dedicato al granduca Francesco I, venne immediatamente tradotto in volgare (Ad esortare i principi christiani a perseverare nell'impresa contra i Turchi, tradotta dal latino nel volgare italiano, per l'eccellentiss. m. Filippo Palatio da Trievi, Perugia, V. Panizza, 1572). Il G. compose anche alcuni testi poetici, come i sonetti latini premessi al Tractatus de communi doctorum opinione del cortonese A.M. Corazzi (Perugia 1572) e quello in onore della duchessa di Mantova.
Morì a Siena, lasciando molti figli, nel 1589.
Opere: Perugia, Bibl. comunale, ms. 601 (H.87), cc. 100-115 (orazione a Paolo III, inc.: Stulte quid sed…); Siena, Bibl. comunale, A.III.1, cc. 203 s. (Osservazioni intorno al ragionamento di H. Zoppi, anepigrafo e adespoto); Historia di Heliodoro delle cose etiopiche… Tradotta dalla lingua greca nella thoscana da m. L. Ghini, Venezia, G. Giolito, 1556 (ibid. 1559, 1568, 1587: da questa ed. il cognome del G. viene storpiato in Glinci, 1588, 1611, 1623, 1636; Genova 1582); componimenti del G. sono in Rime di diversi nobilissimi, ed eccellentissimi ingegni in lode di donna Lucrezia Gonzaga, Bologna 1565, e in Componimenti latini, e toscani da diversi suoi amici composti. Nella morte di m. Benedetto Varchi, Firenze 1566, p. 12; Ad christianos principes de suscepto pro christiana Rep. contra Turcas bello communiter conficiendo… Oratio…, Siena 1572; In funere serenissimi Cosmi Medicis Magni Etruriae ducis funebris laudatio ad Senenses, Firenze 1574; In funere serenissimae Ioannae Austriacae… laudatio ad funebrem concionem, Siena 1578; Eliodoro, Gli amori di Teagene e di Carichiatradotti da m. L. Ghini, Pisa 1816.
Fonti e Bibl.: Cortona, Bibl. comunale, mss. 389, c. 51r; 390, c. 200rv; 394, c. 36rv; 475, cc. 5v, 6v, 31r; Arch. di Stato di Firenze, Archivio Mediceo del principato, 1879, 2011; Arch. di Stato di Siena, Balia 175, c. 134r; 178, c. 66rv; 179, cc. 101v-102v, 164v-165v; 185, cc. 23r, 92r-93v, 157v; Firenze, Bibl. nazionale, Targioni Tozzetti, 189, VI, cc. 55, 572; B. Bulgarini, Risposte a' ragionamenti del sig. Ieronimo Zoppio intorno alla Commedia di Dante. Replica alle risposte del medesimo Zoppio, intitolata…, Siena 1586, p. 116; G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana, II, Venezia 1706, p. 155; G. Gigli, Diario sanese in cui vengono alla giornata tutti gli avvenimenti più ragguardevoli…, II, Lucca 1723, p. 365; F.S. Quadrio, Storia e ragione di ogni poesia, Milano 1739-52, parte VI, pp. 416, 697; parte VII, p. 129; F. Argelati, Biblioteca dei volgarizzatori italiani, Milano 1767, II, pp. 7 s.; IV, pp. 111 s., 169, 285; V, pp. 477, 741; D. Moreni, Bibliografia ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 436; C. Mazzi, La Congrega dei Rozzi di Siena nel secolo XVI, Firenze 1882, p. 425; S. Bongi, Annali di Giovanni Giolito de' Ferrari, I, Roma 1890, p. 499; A. Albertazzi, Il romanzo, Milano 1902, p. 78; G. Mancini, Contributo dei Cortonesi alla coltura italiana, in Arch. stor. italiano, LXXIX (1921), 2, pp. 78 s.; G. Raya, Il romanzo, Milano 1950, p. 93; G. Prunai, Lo Studio senese nel primo quarantennio del principato Mediceo, in Bullettino senese di storia patria, XLVI (1959), p. 157; A. Vallone, Aspetti dell'esegesi dantesca nei secoli XVI e XVII (attraverso i testi inediti), Lecce 1966, p. 157; G. Cascio Pratilli, L'Università e il principe. Gli Studi di Siena e di Pisa tra Rinascimento e Controriforma, Firenze 1975, pp. 29, 35, 53, 75, 177, 179, 182, 184; M. Rak, La maschera della fortuna. Letture del Basile "toscano", Napoli 1975, pp. 227-243; A. Vallone, Storia della critica dantesca dal XIV al XX secolo, I, Padova 1981, pp. 503 s.; L. Borsetto, L'"Eneida" tradotta. Riscritture poetiche del testo di Virgilio nel XVI secolo, Milano 1989, pp. 48, 158; G. Crupi, "L'Eneide di Virgilio" di Annibal Caro, in Letteratura italiana, a cura di A. Asor Rosa, Opere, II, Dal Cinquecento al Settecento, Torino 1993, p. 573.