GRIFFI (Grifi, Grifo), Leonardo
Nacque nel 1437 o nel 1440 da Giacomo, mercante di Varese, e da Caterina Castiglioni.
Il G. fu in stretti rapporti con gli intellettuali gravitanti intorno alla corte sforzesca, fra i quali Baldo Martorelli, il tutore di Galeazzo Maria Sforza, che dedicò un lungo componimento al G. poeta adolescente, e Pier Candido Decembrio, che rispose a un poema del G. con un tetrastico. Fu in rapporto anche con Giorgio Valagussa, che in una lettera elogiava la poesia e, soprattutto, la prosa del G., autore del poema di dedica al segretario Giovanni Antonio Girardi delle Elegantiae Ciceronianae dello stesso Valagussa.
Il 10 maggio 1459 Giacomo Bracelli, cancelliere genovese, gli indirizzò una lunga epistola elogiativa. Il 6 settembre l'ambasciatore mantovano a Milano, Vincenzo della Scalona, lo descrive alla marchesa Barbara di Hohenzollern intento a comporre una "operetta in versi elleganti" dedicata alla Dieta di Mantova (Carteggio degli oratori mantovani…, I, p. 412). Poiché la Dieta di Pio II non ebbe grande esito, il G. forse rinunciò al suo progetto. Ci rimane una sua elegia inedita, Nuper ab externis princeps clarissime terris, che celebra il rientro di Francesco Sforza a Milano il 10 ott. 1459. Il G. considerò in effetti più fruttuoso dedicarsi all'elaborazione della leggenda sforzesca e il 10 nov. 1460 aveva finito di comporre il De conflictu Brachii Perusini armorum ductoris apud Aquilam poema.
Il poema, "per vivacità di immagini, per armonia di versi, per eleganza di stile" considerato dal Tiraboschi "uno dei migliori componimenti che in quel secolo si pubblicassero", narra la sconfitta di Braccio da Montone per mano del giovanissimo Francesco Sforza. L'apparato mitologico si fa veicolo della leggenda dinastica e del motivo encomiastico: Muzio Attendolo, padre di Francesco, annegato nel fiume Pescara, viene trasformato da Nettuno in dio marino mentre Giove, padre naturale di Francesco, lo protegge. La sola occasione in cui gli dei si rivoltano contro lo Sforza è l'invasione della Marca pontificia, territorio sacro a Giove. Il poema è stato pubblicato in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXV, Mediolani 1751, pp. 465-478.
Del 1461 è il carme De creatione regia, dedicato a Luigi XI, salito sul trono di Francia con il sostegno del duca di Milano (fu stampato a Parigi nel 1498 da Félix Baligault). In queste composizioni epico-mitologiche si sente l'influenza di Francesco Filelfo, che non a caso raccomandò il G. ripetutamente: nel 1460 a Pietro Pierleoni, segretario di Sigismondo Malatesta; il 17 nov. 1462 al cardinale Iacopo Ammannati, vescovo di Pavia, affermando che lo riteneva particolarmente adatto per l'ufficio di segretario apostolico per le sue eccezionali qualità di scrittore in prosa e in versi. Il G. compose anche un carme consolatorio per la morte del figlio del patrizio veneziano Iacopo Antonio Marcello (1462), partecipando a una competizione umanistica che includeva fra gli altri il Filelfo e Giorgio da Trebisonda. Filelfo raccomandò inoltre il G. al cardinale Bessarione nell'ottobre 1467 come ottimo conoscitore non solo del latino, ma anche del greco. Fu tuttavia grazie a una raccomandazione ducale che nel novembre 1467 il G. fu accolto come segretario da Francesco Della Rovere, che era stato guarito da una brutta febbre tre anni prima dal fratello del G., il medico Ambrogio.
Filelfo scrisse al G. nell'estate del 1468 disegnando una mappa della munificenza (e della miseria) dei principi contemporanei, consigliandogli di non muoversi dalla splendida Curia papale e lamentandosi del mancato sostegno da parte di Galeazzo Maria Sforza. Il 28 dic. 1468 il G. indirizzò al fratello Ambrogio una dettagliata epistola, scusandosi per la negligenza epistolare, causata dai molti negotia quotidiani, e descrivendo la visita dell'imperatore Federico III a Roma.
In questi mesi si intensificarono i rapporti con il Bessarione, Giorgio Trapezunzio e Teodoro Gaza nei circoli colti della Curia di Paolo II. Filelfo avrebbe raccomandato ancora il G. a Paolo II nel 1470.
Il 15 ag. 1469 il G. fu candidato dal duca di Milano per il beneficio dell'ospedale di S. Maria Maddalena di Stabio; il fratello Ambrogio insistette rivolgendosi più volte all'ambasciatore Nicodemo Tranchedini per lo stesso motivo. Il G. mantenne una corrispondenza col funzionario sforzesco, scrivendogli il 7 ott. 1470.
Con l'elezione di Francesco Della Rovere al soglio pontificio la carriera del G. ebbe una repentina impennata. L'alleanza fra Sisto IV e Galeazzo Maria Sforza fu suggellata il 16 ag. 1471 con uno dei primi brevi firmati dal Griffi. Il 27 agosto il G. ricevette la prepositura di Borgo San Donnino per la quale era stato raccomandato senza successo da Galeazzo Maria già in aprile.
Il 27 ott. 1471 il fratello Ambrogio, inviato da Galeazzo Maria fra gli ambasciatori milanesi che dovevano giurare fedeltà al nuovo pontefice, scriveva al duca per scusarsi del ritardo nella partenza, causato dall'improvvisa febbre terzana che aveva colto il Griffi.
L'intensità di lavoro fu una costante nel ruolo di segretario ombra che lo vide ininterrottamente impegnato per i tredici anni del pontificato sistino. Il papa non fu avaro di riconoscimenti al suo fedele collaboratore: lo nominò canonico della cattedrale di Trento il 12 marzo 1472 e vescovo di Gubbio il 24 apr. 1472. Immediate fioccarono le gratulatorie, fra cui il poemetto dell'umanista milanese Piattino Piatti. Filelfo non perse l'occasione di ricordare al G. i suoi debiti con lui, incitandolo a procacciargli qualche beneficio presso Sisto IV.
In qualità di vescovo eugubino il G. compose una consolatoria a Federico da Montefeltro per la morte della moglie Battista Sforza. I brevi papali riportati nel codice vaticano Urb. lat. 1193 recano la firma del G., che fu autore anche di un carme dedicato al conte di Urbino.
L'intesa fra Sisto IV e il duca di Milano, che prevedeva il sostegno incondizionato delle ambizioni dei nipoti del papa, il cardinale Pietro e il conte Girolamo Riario, si concretizzò nella nomina cardinalizia del vescovo di Novara, Giovanni Arcimboldi, il 10 maggio 1473: il G. firmò tutti i documenti ufficiali, trascritti nei Diari di Cicco Simonetta. L'11 luglio il cardinale Ammannati, caduto in disgrazia presso Sisto IV, affidava speranzoso al G. i propri interessi in Curia.
L'aggressiva politica pontificia si fece sentire nell'assedio di Città di Castello (1474), durante il quale l'umanista e vescovo di Teramo Giovanni Antonio Campano corrispose intensamente con il G. su questioni politiche e letterarie.
Fra il 1475 e il 1476 Filelfo fu invitato a Roma per tenere alcuni corsi accademici: i lasciapassare pontifici, datati 18 giugno 1475 e 1° nov. 1476, sono firmati dal G., che forse aveva trovato il modo di sdebitarsi dalle insistenti richieste dell'umanista.
Dopo la morte di Galeazzo Maria Sforza e soprattutto con gli effetti della congiura dei Pazzi, i rapporti fra Sisto IV e la reggenza milanese furono burrascosi, sino al rientro di Ludovico Sforza nel Ducato.
La carriera ecclesiastica del G. non subì però interruzioni. Il 24 sett. 1482 fu nominato arcivescovo di Benevento. Tuttavia, per evitare tensioni col nuovo potere milanese, nel dicembre 1482 rinunciò all'abbazia di Civate in favore di Leonardo Sforza.
La morte di Sisto IV nell'estate 1484 non privò il G. del favore papale. Egli rimase al servizio di Innocenzo VIII. Il Burckard registra nel suo diario che il G. cavalcava onorevolmente a fianco dell'oratore milanese nella sua entrata a Roma per omaggiare il nuovo pontefice. Non è d'altra parte escluso che il G. sentisse il bisogno di trovare un nuovo protettore, poiché il 19 dic. 1484 scrisse a Francesco Gonzaga promettendogli fedeltà.
Il G. morì a Roma il 24 nov. 1485. Le esequie furono celebrate in S. Maria del Popolo il 15 dicembre, con l'orazione pronunciata da Pomponio Leto, che ne ricordò i meriti umanistici giovanili e quelli come cancelliere sotto Sisto IV.
Dopo la morte del G. il fratello Ambrogio, nel dicembre 1485, cercò invano di contrastare la confisca da parte di Innocenzo VIII dei 12.000 ducati di patrimonio accumulati al servizio papale. Ambrogio e gli altri fratelli provvidero poi a far edificare in sua memoria l'oratorio di S. Leonardo presso la chiesa di S. Giovanni sul Muro a Milano.
Sull'attività umanistica del G. è importante la lettera del 13 giugno 1479, in cui Ambrogio richiedeva in prestito alla biblioteca ducale "libretti quattro" composti dal fratello: "Epistole fatte al Ill.mo conte Galeaz. in versi. Item Libretto uno. An liceat militem precedere jure consultum. Item libretto uno ad parentem et conservatorem pacis Italicae, Franciscum Sfortiam Mediolani ducem. Item Conflictus Brachii" (D'Adda, p. 140). A parte il Conflictus, non abbiamo nessuna notizia delle opere menzionate. Si attribuisce al G. un epitaffio di Maometto II pubblicato da Paolo Giovio negli Elogia.
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