XIMENES, Leonardo
Nacque a Trapani il 27 dicembre 1716 da Giuseppe e da Tommasa Corso. La famiglia, di antica nobiltà spagnola, era giunta in Sicilia all’epoca di Carlo V e Giuseppe possedeva, grazie anche alla dote della moglie, un discreto patrimonio fondiario e immobiliare (Barsanti - Rombai, 1987, p. 27).
Studiò nel collegio dei gesuiti di Trapani, dove, dopo la morte del padre, entrò come novizio nel 1731, proseguendo gli studi; vi rimase fino al 1736, quando fu inviato al collegio gesuitico di Roma. Qui entrò in contatto con Orazio Borgondio, docente di matematica, e con Ruggero Boscovich, subentrato a quest'ultimo nel 1740 nell’insegnamento di matematica e logica. Nel 1743 rientrò a Trapani e qui, nel 1745, ricevette gli ordini sacerdotali; passò poi al collegio di Firenze, laureandosi in teologia e pronunciando nel febbraio del 1750, come gesuita regolare, i voti solenni di obbedienza al papa e al generale dell’ordine (p. 29).
A Firenze, Ximenes era arrivato nel 1748, su richiesta del marchese Vincenzo Riccardi, gran maestro del Guardaroba del Granducato di Toscana, alla ricerca di un esperto insegnante di matematica per i figli. Nel collegio gesuitico di S. Giovanni Evangelista di Firenze, sotto la guida del padre Pier Maria Salomoni, approfondì lo studio della matematica, dell’astronomia e della geografia; inoltre in casa del marchese conobbe Giovanni Lami, bibliotecario dei Riccardi e redattore delle Novelle letterarie, dove Ximenes pubblicò le sue prime osservazioni astronomiche, relative a eclissi solari e lunari. Entrò in contatto anche con un altro erudito fiorentino, Anton Francesco Gori e con il gesuita Francesco Antonio Zaccaria, che dal 1750 pubblicava il periodico Storia letteraria d’Italia, nel quale sarebbero poi comparsi alcuni suoi scritti di carattere astronomico.
Sempre in questi anni, Ximenes pubblicò alcune opere a carattere didascalico-divulgativo, che gli valsero l’attenzione di Emanuele di Richecourt, all’epoca presidente del Consiglio di reggenza del Granducato. Già nel 1750, infatti, fu incaricato dal governo lorenese di studiare le modalità per la redazione di una carta geografica della Toscana, problema annoso, per l’assenza di coordinate sicure sulle quali costruire la carta (Rombai, 1991, pp. 40-43). Proprio accingendosi a questo studio, Ximenes caldeggiò la ricollocazione nell’originaria posizione della meridiana fatta costruire da Paolo Dal Pozzo Toscanelli nella cattedrale di S. Maria del Fiore nel Quattrocento, per poter calcolare le variazioni dell’inclinazione dell’eclittica (Del vecchio e nuovo Gnomone fiorentino, Firenze 1757); suggerì inoltre l’adozione di misure più idonee e valide per tutta la Toscana, consigliando l’uso del miglio geografico, pari a un sessantesimo di grado del meridiano terrestre. Pur lavorando per diversi anni a questi progetti, né la carta, né l’unificazione delle misure ebbero esito positivo (Barsanti - Rombai, 1987, pp. 39-42).
In questi stessi anni pubblicò la Notizia de’ tempi de’ principali fenomeni del cielo ad uso degli eruditi italiani e dei viaggiatori… (Firenze 1751) e soprattutto I sei primi elementi della geometria piana… (Venezia 1752) e la Dissertatio de maris aestu, ac presertim de viribus lunae solisque mare moventibus… (Firenze 1755), opere a carattere divulgativo che gli valsero la nomina di socio dell’Accademia fiorentina e una certa fama anche in Francia.
Nel 1755 inviò un memoriale all’imperatore Francesco Stefano di Lorena, ricordando i suoi studi astronomici e geografici e supplicando per la concessione di una carica; grazie alla protezione di Richecourt, nell’ottobre 1755 fu nominato lettore di geografia presso lo Studio fiorentino, nonché geografo di Sua Maestà Imperiale. A seguito di queste nomine, iniziarono tutta una serie di incarichi relativi alla sistemazione dell’assetto idrologico della regione, problema che la reggenza lorenese aveva affrontato con nuovo vigore.
Un primo incarico riguardò il padule di Bientina, al confine con la Repubblica di Lucca e oggetto di contenzioso tra i due Stati, dal momento che le piene del padule provocavano esondazioni nella pianura fino alla città di Lucca. I progetti presentati da Ximenes a più riprese furono giudicati troppo costosi e i periti nominati dallo Stato lucchese, il gesuita Ruggero Boscovich ed Eustachio Zanotti, professore di matematica all’ateneo bolognese, pur dichiarandosi sostanzialmente favorevoli, sollevarono una serie di eccezioni che spinsero il governo lucchese a soprassedere e il progetto rimase sulla carta.
Altro importante incarico fu quello relativo alla bonifica maremmana; a partire dal 1759 Ximenes aveva compiuto numerosi viaggi in Maremma e nel 1765 presentò a Pietro Leopoldo alcune relazioni che avrebbero poi trovato veste definitiva in un volume pubblicato a Firenze nel 1769 (Della fisica riduzione della Maremma senese. Ragionamenti due ai quali si aggiungono quattro perizie intorno alle operazioni della pianura grossetana ed all’arginatura del fiume Ombrone). Per Ximenes il problema fondamentale della Maremma era «la malignità dell’aria», causata dalle acque stagnanti. La pessima regolamentazione dei fiumi e dei canali aveva provocato questa situazione; i rimedi consistevano quindi nel riscavare i canali e gli scoli in modo da facilitare il deflusso delle acque e arginare i fiumi per impedirne l'esondazione; per risanare superfici più ristrette si sarebbe poi intervenuti con le colmate. A queste operazioni fondamentali si dovevano aggiungere altri provvedimenti, alcuni tesi a salvaguardare la salute degli abitanti, altri a promuovere l'economia della regione. Suggeriva quindi la costruzione di acquedotti per il rifornimento di acqua potabile e la realizzazione di canali navigabili e di strade per favorire il commercio. Questi suggerimenti seguivano tuttavia come corollari del punto di partenza principale che era il risanamento idraulico. Iniziati i lavori nel 1765, questi si protrassero per oltre un decennio.
Nel 1773, a Siena, uscì un'opera anonima intitolata Esame di un libro sopra la Maremma senese. L'autore – come era del resto noto ai contemporanei e allo stesso Ximenes, che veniva attaccato nelle pagine del volume – era in realtà Stefano Bertolini, alto funzionario granducale. Di fatto si scontravano due opposte concezioni, quella di Bertolini di stampo più illuministico ed economico che rimandava principalmente a cause politiche e morali la decadenza della Maremma e caldeggiava la piccola proprietà coltivatrice, e quella di Ximenes che invece riconduceva i problemi della regione all'insalubrità dell’aria e che riteneva inutili, senza un'adeguata sistemazione idraulica, i «regolamenti politico-morali». La replica di Ximenes alle puntigliose osservazioni di Bertolini non si fece attendere; nel 1775 usciva infatti a Firenze, Esame dell’esame di un libro sopra la Maremma senese ripartito in tante note da uno scrittor maremmano, dove l'autore ribadiva la sua posizione: la Maremma soffriva per la mancanza di manutenzione, ma la causa principale della desolazione maremmana risiedeva nell’assetto idrologico (p. 197). Ximenes elencava poi i risultati raggiunti dall'inizio del 1765 al 1774: l'arginatura dell'Ombrone, l'escavazione dei fossi, l'inizio della costruzione di un canale navigabile, la colmata di alcuni paduli, la costruzione di un acquedotto.
Il risanamento del territorio sembrava quindi procedere nel migliore dei modi. Ciò nonostante già nel 1771 Pietro Leopoldo cominciava a dubitare dell'efficacia dei lavori di Ximenes; le spese erano molto rilevanti, i risultati scarsi, le accuse di malversazione sembravano fondate. Infatti Ximenes aveva assegnato terreni a faccendieri e grossi proprietari, indubbiamente dotati di capitali per proseguire e consolidare la bonifica, ma in questo andava contro la politica cara a Pietro Leopoldo di favorire la piccola proprietà coltivatrice; veniva inoltre accusato di lucrare sui pagamenti dei lavori. Tra il 1765 e il 1780 furono sborsati circa 150.000 scudi, somma enorme, i rapporti tra Ximenes e il granduca cominciarono a incrinarsi e quest’ultimo affidò i lavori a un altro matematico, Pietro Ferroni (Pult Quaglia, 2019, pp. 36-40).
I primi anni Sessanta furono comunque i più gratificanti per la fama di Ximenes: nel 1761 divenne socio dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena, nel 1764 socio estero dell’Accademia delle scienze di Pietroburgo, nonché delle Accademie di Parigi e Verona, e contribuì al progetto di fondazione dell’Accademia dei XL, ideata da Antonio Maria Lorgna (Triarico, 1998, p. 211); nel 1765 fu interpellato per la bonifica idraulica del Bolognese e per quella delle paludi Pontine e nel 1766 fu insignito del titolo di matematico di Sua Altezza Reale, carica che però non comportava emolumenti, con suo grande disappunto (Barsanti - Rombai, 1987, pp. 61-65).
Forse la sua opera più riuscita fu la strada regia pistoiese, che collegava il Granducato con il Ducato di Modena; una delle più impegnative opere ingegneristiche del Settecento in Toscana e di particolare interesse per il governo, sia dal punto di vista economico sia da quello militare: facilitava infatti il passaggio di merci, ma metteva anche in collegamento diretto la Toscana con i possedimenti austriaci in Italia. Nominato direttore dei lavori alla fine del 1766, la strada fu aperta nel 1778 e ultimata con le necessarie infrastrutture, come luoghi di posta e ricoveri per viaggiatori e animali nel 1781. Particolarmente ardua fu la costruzione dei due ponti sui torrenti Lima e Sestaione, già ultimati nel 1775. A ricordo dell'imponente lavoro Ximenes eresse al passo dell'Abetone due piramidi, ancora oggi ben visibili. Altre strade furono costruite in questi anni sotto la sua direzione, come quella che collegava la pistoiese al porto di Livorno, la Siena-Grosseto e la lauretana tra Monte Oliveto e Sinalunga.
Con la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, Ximenes chiese e ottenne di poter rimanere nel collegio di S. Giovannino, passato agli scolopi, dove nel 1756 aveva dato vita a un piccolo osservatorio astronomico, il primo a Firenze, ancora oggi esistente e che porta il suo nome; anche gli strumenti astronomici e i libri di Ximenes furono esclusi dal sequestro che colpì i beni dei gesuiti (Barsanti - Rombai, 1987, p. 88).
Nella programmazione degli interventi, il metodo di lavoro di Ximenes, oltre a un attento esame del territorio, prevedeva la raccolta di documenti, mappe, relazioni, al fine di studiare il terreno, evidenziare eventuali cambiamenti o permanenze, riflettere su precedenti lavori. Materiali che insieme con un consistente carteggio con scienziati italiani ed europei costituiscono una massa documentaria notevole che testimonia la sua intensa attività scientifica e operativa. Nel testamento Ximenes lasciò i suoi manoscritti a Giovan Battista Nelli, letterato e instancabile bibliofilo e destinò i suoi capitali alla istituzione di due cattedre, una di astronomia e una di idraulica (pp. 99 s.).
Morì a Firenze il 3 maggio 1786.
Le pubblicazioni sono numerose e oltrepassano i 50 titoli; oltre a quelle indicate nel testo, rivestono particolare interesse: Del vero stato antico e moderno delle Valli Superiori ed Inferiori del Bolognese e della Romagna e dei veri effetti che possono augurarsi dai nuovi progetti…, Roma 1765; Piano di operazioni idrauliche per ottenere la massima depressione del Lago di Sesto o sia di Bientina, Lucca 1782; Teoria e pratica delle resistenze de' solidi ne’ loro attriti, I, Pisa 1782, II, Firenze 1782; Raccolta delle perizie ed opuscoli idraulici del sig. Abate Leonardo Ximenes… alla quale si aggiungono le perizie di altri professori che hanno scritto sulle stesse materie, I-II, Firenze 1785-86. Per l’elenco completo, cfr. C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, VIII, Bruxelles-Louvain 1898, ed. anast. Louvain 1960, pp. 1342-1351; Barsanti - Rombai, 1987, pp. 103-155.
L’elenco del cospicuo materiale manoscritto, disperso in diverse biblioteche e archivi toscani, consistente in opuscoli, relazioni idrauliche, osservazioni astronomiche, lettere, mappe è stato pubblicato da Barsanti - Rombai, 1987, pp. 157-200, con la storia delle vicende di questi manoscritti, che, per la parte riguardante l’amministrazione granducale furono subito incamerati dallo Stato; l’inventario del carteggio conservato nella Biblioteca nazionale di Firenze, Fondo Nazionale, II, 296-368, è stato pubblicato da Triarico, 1998, pp. 209-246. Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo delle Toscana, a cura di A. Salvestrini, I-III, Firenze 1969-74, passim.
R.G. Villoslada, Storia del Collegio Romano dal suo inizio (1551) alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773), Roma 1954, p. 345; D. Bravieri, L’osservatorio Ximeniano di Firenze, Firenze 1985; D. Barsanti - L. Rombai, La «guerra delle acque» in Toscana, Firenze 1986, passim; Iid., L. X., uno scienziato nella Toscana lorenese del Settecento, Firenze 1987; F. Venturi, Settecento riformatore, V, 1, Torino 1987, pp. 377-380; L. Rombai, La rappresentazione cartografica del Granducato nel secolo XVIII: corografie e topografie, in La Toscana dei Lorena nelle mappe dell'Archivio di Stato di Praga (catal., Firenze), Roma 1991, pp. 35-46; Id., Scienza idraulica e problemi della regimazione delle acque nella Toscana tardo-settecentesca, in La politica della scienza. Toscana e stati italiani nel tardo Settecento, a cura di G. Barsanti - V. Becagli - R. Pasta, Firenze 1996, pp. 171-205; C. Triarico, La corrispondenza di L. X. Inventario delle filze conservate nel Fondo Nazionale della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, in Nuncius, XIII (1998), pp. 209-246; A. Zagli, Il lago e la comunità. Storia di Bientina un «Castello» di pescatori nella Toscana moderna, Firenze 2001, pp. 57, 66 s.; L. Rombai, X. L., in Digital DISCI. Il Portale del Dizionario storico dei cartografi italiani, a cura di A. D'Ascenzo, Roma 2018, https://www.digitaldisci.it/leonardo-ximenes/ (5 novembre 2020); A.M. Pult Quaglia, Diverse ipotesi di bonificamento e trasformazione della Maremma nel Settecento, in La grande trasformazione. Maremma tra epoca lorenese e tempo presente, a cura di M. Celuzza - E. Vellati, Grosseto 2019, pp. 35-40.