PEREGO, Leone da
PEREGO, Leone da (Leone da Perego). – Originario del territorio milanese, e di una famiglia della nobiltà minore, nacque probabilmente negli ultimi decenni del XII secolo. Fu importante esponente di un minoritismo non umbro cresciuto in diretto collegamento con la Curia romana e con i disegni egemonici del papato.
La prima attestazione di un «frater Leo» dell’Ordine dei frati minori è dell’8 novembre 1224 quando venne incaricato dall’arcivescovo di Milano di immettere in possesso della chiesa milanese di S. Apollinare le sorelle dell’«ordo de Spolito»; si tratta probabilmente del frater Lionus che nel 1224-25 intervenne a Verona per regolare la situazione delle sorores Minores di Sant’Agata agendo come visitator inviato dal papa. In entrambi i casi frate Leone, con elevata probabilità da Perego, operò all’interno della più vasta iniziativa di strutturazione del minoritismo femminile portata avanti dal cardinale Ugolino d’Ostia su mandato di Onorio III. Certamente nel 1230 «frater Leo qui post fuit archiepiscopus Mediolanensis» era personaggio di rilievo del proprio ordine, poiché fece parte della delegazione inviata dal capitolo generale dei frati minori a Gregorio IX per chiedere chiarimenti sulla Regola e sul valore giuridico del Testamento di Francesco.
Il capitolo generale aveva scelto per l’importante missione frati che non solo godessero di prestigio, ma fossero anche ben noti al pontefice che dal 1220 fino all’elezione a papa aveva svolto la funzione di cardinale protettore dell’Ordine. Da ciò si può ipotizzare che Gregorio IX (Ugolino d’Ostia) conoscesse Leone da Perego forse dai primi anni Venti; una conoscenza sfociata nell’attribuzione a questi di compiti delicati nel quadro delle iniziative nei confronti delle nuove comunità femminili di ispirazione pauperistico-evangelica.
Il cronista Salimbene de Adam ricorda Leone da Perego con una duplice connotazione circa la sua attività di predicatore e il suo impegno antiereticale che si concentrano nel 1233 entro quella grande stagione di ‘pacificazione’ politica e sociale delle contrastate e conflittuali realtà cittadine dell’Italia centro-settentrionale nota come moto dell’Alleluia. Leone da Perego fu chiamato a Piacenza per comporre le tensioni tra le fazioni dei milites e del populus che tentò di realizzare mediante disposizioni dall’effetto tanto immediato quanto effimero; redasse inoltre statuta et ordinamenta antiereticali per il borgo di Monza e il suo territorio databili tra il 1232 e il 1234.
Gli anni successivi si caratterizzano per il costante impegno sia all’interno dell’Ordine, con la nomina a ministro provinciale di Lombardia, sia della società milanese e padana in virtù della stretta collaborazione avviata con il legato apostolico Gregorio da Montelongo, che, postosi a guida politica dei Comuni nel precipitare dello scontro con Federico II, proiettò Leone in dimensioni politiche sempre più complesse con implicazioni importanti sul piano politico-militare. Leone da Perego è attestato come ministro provinciale dall’autunno 1234: tuttavia già la partecipazione al capitolo generale del 1230, che lo inserì nella delegazione inviata al papa, sulla base della Regola bollata del 1223 poteva avvenire solo se egli fosse stato ministro provinciale o custode. Tra il 1237 e il 1240 i rapporti tra Leone da Perego e i milanesi si intensificarono. Dopo la disastrosa battaglia di Cortenuova del 1237 fu inviato a trattare la pace con l’imperatore Federico II che richiese a Milano una totale dedizione senza condizioni. Rispetto a tale dedizione, Leone, tornato in città, formulò un avvertimento che sembra anche un preciso parere personale esortando i suoi concittadini a rifiutare la resa nell’immediato («videtur quod semper ad hec pacta venire poteritis») e continuare nella lotta contro l’impero. Non stupisce che la fiducia della cittadinanza e la sua capacità di proposta politico-militare lo conducessero nei primi mesi del 1240 ad assumere la rettoria del Comune di Milano assieme a Gregorio da Montelongo, suscitando l’ira di Federico II.
Nel marzo 1241 moriva l’arcivescovo di Milano Guglielmo da Rizolio e i chierici del capitolo della chiesa metropolitana non riuscirono a trovare un accordo sulla successione: il diritto di nomina fu affidato al legato pontificio che, dopo soli due mesi e 19 giorni di sede vacante, fece cadere la scelta su Leone da Perego, che diveniva così il primo frate minore ad ascendere alla dignità vescovile, per di più in una delle diocesi più importanti della cristianità: un’assoluta novità che non poteva avvenire senza il consenso di Gregorio IX. Leone da Perego ottenne però la consacrazione pontificia solamente tra il 18 novembre 1244 e il 15 aprile 1245 da Innocenzo IV a causa della morte di Gregorio IX e di Celestino IV: la nomina episcopale inaugurava una nuova stagione che segnava il definitivo inserimento dei frati minori nei quadri della gerarchia.
La famiglia dei da Perego era estranea alle lotte di potere cittadine e la nomina di Leone ad arcivescovo non annulla il suo senso di appartenza ai frati minori di cui forse mantenne l’abito nella vita quotidiana.
Nel 1250 convocò una sinodo diocesana nella quale insisté sulla necessaria disciplina del clero e dei religiosi e sulla difesa della ‘retta fede’ e della libertà ecclesiastica. Nel giugno 1252 fu incaricato da Innocenzo IV di condurre l’inchiesta circa la vita e i miracoli del frate predicatore Pietro da Verona, intervenendo anche nell’azione poliziesca e giudiziaria contro i mandanti dell’omicidio.
La storiografia più e meno recente ha voluto vedere negli ultimi anni dell’episcopato di da Perego il riaccendersi dello scontro tra le fazioni di ‘popolo’ e ‘nobili’ di cui l’arcivescovo si sarebbe messo a capo essendo costretto ad abbandonare più volte la città assieme al suo schieramento. Tale suggestione trova riscontro solo nelle cronache trecentesche di Galvano Fiamma, mentre, analizzando nel complesso le lettere conservate nei registri di Innocenzo IV e Alessandro IV inviate a da Perego, come anche i suoi atti di governo, se ne ricava un’immagine di normalità e di sostanziale rispettosa esecuzione della volontà papale.
Dall’agosto 1256 Leone da Perego sembra non trovarsi più a Milano soggiornando per lo più ad Angera, oltre che a Lesa e a Legnano: se i documenti indicano che la fase finale della vita di da Perego si svolse fuori da Milano, non confermano che egli fosse stato cacciato dalla città assieme ai chierici del capitolo.
Con ogni probabilità la vicenda di Leone da Perego si incontrò con una situazione cittadina assai difficile, che lo costrinse ad allontanarsi e a doversi schierare politicamente, condividendo l’antica e strutturale alleanza tra nobiltà e clero maggiore, nonostante avesse cercato di percorrere anche la via del compromesso, seguendo forse le indicazioni di Alessandro IV che, impegnato a dare un nuovo assetto alla politica dell’Italia settentrionale, difficilmente avrebbe lasciato solo da Perego nel più importante centro di quest’area.
Leone da Perego morì tra il maggio 1257 e il giugno 1259 data del primo documento emanato in «sede vacante» ed è sepolto nella chiesa di S. Salvatore di Legnano.
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