FORTIS, Leone
Scrittore e patriota, nato a Trieste il 5 ottobre 1824, morto a Roma il 7 gennaio 1896. Dopo aver frequentato per due anni i corsi di medicina presso l'università di Padova, si dedicò alle lettere, pubblicando una leggenda in versi intitolata Luigia (1847). Fu di quel cenacolo di letterati che si attardavano nella redazione dei due giornali padovani, la Rivista Euganea e il Caffè Pedrocchi; e si strinse in amicizia col Prati, con l'Aleardi, col Cabianca, ecc. Pure del 1847 è un dramma, la Duchessa di Praslin, scritto in collaborazione con Alfredo Romano, che fu rappresentato con successo a Padova, poi a Ferrara; ma poiché gli studenti lo applaudirono per le allusioni politiche che conteneva, l'autore fu oggetto di qualche persecuzione poliziesca. Scoppiata la rivoluzione di Vienna, il F., seguendo l'esempio di molti studenti padovani, corse a Venezia, che nel frattempo si era liberata dalla dominazione austriaca, ma partì subito dopo per Milano, con una missione da parte del governo provvisorio. Colà fondò un periodico, Il vero operaio; andato a Firenze, collaborò all'Alba; infine, caduto il governo democratico del Guerrazzi, si recò a Roma, partecipando alla difesa di quella città. Dopo l'agosto tornò a Padova, dove scrisse e fece rappresentare un dramma (1850), il Camoens, che gli procurò l'accusa, riconosciuta ingiusta, di plagio, e molte noie dalla polizia, quando fu replicato a Milano. Decise allora di trasferirsi a Torino, poi a Genova, dove scrisse cronache drammatiche per il Corriere mercantile e un dramma (Industria e speculazione). Nel 1854 accettò l'amnistia austriaca e tornò a Milano come poeta e direttore degli spettacoli della Scala, e fondò (1857) un periodico, il Pungolo, che ebbe breve vita. Un suo articolo in cui parodiava la missione di pace affidata all'arciduca Massimiliano, viceré del Lombardo-Veneto, gli valse il confino a Trieste (30 dicembre 1858), e colà fondò la Ciarla, per cui fu spiccato contro di lui mandato d'arresto. Si rifugiò in Svizzera, poi a Torino, dove giunse quando l'ultimatum austriaco annunziava la guerra. Liberata la Lombardia, tornò a Milano e vi riprese la pubblicazione del Pungolo, che poi trasferì a Napoli. Nel 1866 fondò il Corriere di Venezia e nel 1870, andato a Roma, la Nuova Roma. Più tardi, con il pseudonimo di Doctor Veritas, collaborò all'Illustrazione Italiana. Scrisse ancora: P. Ferrari, ricordi e note (Milano 1889); Quindici anni di regno (Roma 1895); F. Crispi (Roma 1895), ecc.
Bibl.: G. Quarantotto, in Pagine friulane, XII; P. Fambri, in Ateneo veneto, 1886; A. Pascolato, ibid., 1885.