PESCI, Leone
PESCI, Leone. – Nacque a Bologna il 29 gennaio 1852 da Domenico, un agricoltore che aveva negli anni raggiunto una discreta solidità economica. Questi divenne proprietario tra l’altro di una villa a Ozzano, comune emiliano di cui fu anche sindaco per alcuni decenni.
Dopo gli studi superiori, Leone Pesci si iscrisse all’Università di Bologna, dove si diplomò in farmacia nel 1873 e quindi nell’anno successivo si laureò in scienze fisico-chimiche. Fu allievo di Francesco Selmi, che fu tra i primi a occuparsi di chimica tossicologica, studiando gli alcaloidi (da lui chiamati ptomaine) che si formano nei cadaveri a causa della putrefazione delle proteine. Fu questo il campo in cui, collaborando con il maestro, si svilupparono le sue prime ricerche.
Nel 1876, divenne professore di chimica presso l’istituto tecnico di Ravenna. In questo periodo proseguì l’attività di ricerca sugli alcaloidi, conducendo ricerche sull’atropina e suoi derivati, di cui seppe stabilire formula e costituzione chimica. Queste ricerche venivano condotte nel modesto laboratorio dell’istituto e anche, durante le vacanze estive, nei laboratori dell’Università di Bologna. Tali studi e le relative pubblicazioni consentirono a Pesci di conseguire nel 1885 la libera docenza. Negli anni trascorsi a Ravenna egli seppe conquistare la stima degli amministratori locali, che gli affidarono, tra l’altro, la direzione dell’appena istituita Scuola normale femminile.
Nel 1886 Pesci si trasferì all’Accademia navale di Livorno, dove, ancor più che a Ravenna, dovette superare le carenze di mezzi e di apparecchiature scientifiche della nuova sede. In quegli anni partecipò, risultando idoneo, ai concorsi per le cattedre di chimica farmaceutica a Cagliari, Sassari e Modena, risultando infine nel 1888 vincitore al concorso come professore straordinario presso l’Università di Parma, sempre per chimica farmaceutica. A Parma egli restò per vent’anni divenendo professore ordinario dal 16 dicembre 1892. Fu proprio in questo periodo che sviluppò le sue ricerche scientifiche più significative, occupandosi dei composti organici del mercurio.
Tali ricerche, sulle quali pubblicò più di quaranta memorie, iniziarono con lo studio dei composti mercurio-ammonici, dei quali dette un’interpretazione costituzionale diversa da quella generalmente ammessa all’epoca, ipotizzando che il mercurio facesse da ponte tra due atomi di azoto di due diverse molecole. Da qui egli passò ai derivati aromatici del mercurio, preparando una lunga serie di nuove e interessanti combinazioni. In queste ricerche mostrò la sua abilità di sperimentatore elegante, in grado di immaginare ed eseguire le più diverse trasformazioni chimiche, per porre in evidenza le proprietà dei nuovi corpi studiati. Sebbene non direttamente, si può dire che queste ricerche ebbero efficacia nello sviluppo di terapie in cui sono coinvolti composti del mercurio, essendo stato Pesci tra i primi a dimostrare con quale facilità tale metallo potesse entrare in vari modi a far parte di complessi organici, soprattutto di natura aromatica.
Oltre che per la sua opera di chimico, gli anni di Parma debbono essere ricordati per l’impegno che egli mise nell’ampliamento dell’Università. Divenuto infatti rettore nel 1902, egli ottenne l’acquisizione di molti edifici della città trovando così nuove e più adeguate sedi a istituti della facoltà di medicina, alla scuola di matematica, al museo e all’istituto di mineralogia. Inoltre, si adoperò per ottenere i fondi con cui restaurare il vecchio edificio universitario e in particolare l’antica aula magna.
Durante gli anni in cui fu rettore, il numero di cattedre e di insegnamenti dell’Università di Parma aumentò considerevolmente. Fu in questo rinnovato ateneo che nel 1907 venne ospitata, grazie anche agli sforzi di Pesci, la riunione istitutiva della Società italiana per il progresso delle scienze (SIPS). Tale evento, voluto da Vito Volterra, Giacomo Ciamician e Camillo Golgi, vide numerosi professori universitari del nostro Paese riprendere l’antica tradizione dei congressi organizzati dalla Società degli scienziati italiani, che negli anni precedenti il Risorgimento avevano anch’essi contribuito a far maturare il senso dell’unità nazionale.
Proprio in connessione con la sua opera di rettore e con l’organizzazione del congresso, Pesci ebbe più forti contatti con il ministero dell’Istruzione Pubblica. Negli anni tra il 1906 e il 1909 il ministero fu tenuto da Luigi Rava, giurista e uomo politico ravennate, che egli conosceva fin dagli anni del suo insegnamento nella città romagnola. Rava lo convinse a trasferirsi a Roma come suo capo di gabinetto e lì Pesci operò per circa due anni. Nel febbraio del 1909 venne però chiamato sulla cattedra di chimica farmaceutica dell’Università di Bologna, restata vacante per il pensionamento di Dioscoride Vitali. Grazie a un piccolo finanziamento ottenuto dal ministero, poté innanzitutto ristrutturare il vecchio istituto di chimica farmaceutica.
Nel 1911 divenne anche a Bologna rettore dell’Università e anche qui si adoperò negli anni precedenti la prima guerra mondiale per l’ampliamento e la riqualificazione di molti edifici universitari.
Pesci aveva fin dalla gioventù mostrato un forte attaccamento agli ideali risorgimentali. Nel 1866, allo scoppio della terza guerra di indipendenza, aveva fatto domanda per arruolarsi, malgrado avesse all’epoca appena quattordici anni. Nel novembre del 1911, nel discorso inaugurale dell’anno accademico e del suo rettorato a Bologna, aveva inneggiato al cinquantesimo anniversario della redenzione italiana e al risorgimento politico e intellettuale che dall’Unità d’Italia era stato realizzato. Nel novembre del 1914, sempre in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, aveva incitato gli studenti a tenersi pronti laddove fossero suonate anche nel nostro Paese le fanfare di guerra. Allorché quindi l’Italia entrò nel conflitto, egli si adoperò per dare concreto aiuto ai giovani che partivano.
Pesci assicurò la loro carriera universitaria, impedendo perdite di sessioni, di esami, e decadenze di diritti. Anche negli anni successivi consentì iscrizioni in ritardo, accettò la sospensione del pagamento delle tasse universitarie, fece aprire sessioni straordinarie di esami per agevolare la nomina di ufficiali e di medici; creò di fatto davanti alla guerra un nuovo regolamento universitario che finì per diventare il modello per analoghe misure ministeriali su scala nazionale.
Il suo apporto allo sforzo bellico non si fermò a questo. Egli contribuì anche con il suo lavoro di scienziato alla guerra. Fu chiamato a Roma insieme ad altri chimici italiani e nel laboratorio chimico della Sanità studiò aggressivi chimici, liquidi infiammabili, bombe ed esplosivi. I gas sperimentati danneggiarono la sua salute; soffrì di dolori al petto ed ebbe problemi respiratori, rimanendo inoltre offeso all’udito. Probabilmente fu anche questa prova, a cui si sottopose malgrado l’età non verde, a determinarne l’improvvisa morte, avvenuta a Bologna il 22 gennaio 1917.
Opere. Leone Pesci pubblicò una sessantina tra articoli e libri, di cui i più importanti sono: Sopra i cosiddetti composti mercuroso-ammonici, in Gazzetta chimica italiana, XXIb (1891), pp. 569-580; Composti organo-mercurici derivati dalla dimetilanilina, ibid., XXIIIb (1893), pp. 521-529; Sulla mercuriazione dei composti, ibid., XXXIIb (1902), pp. 297-304; Nuovi composti organo-mercurici, ibid., XXXIX (1909), pp. 147-154; Compendio delle lezioni di chimica farmaceutica inorganica, Parma 1899.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, Fascicoli del personale docente: L. P.
Necrologi e biografie: M. Raffo, L. P., in Rendiconti della società chimica italiana, VII (1917), pp. 44-46; L. Rava, L. P. Commemorazione detta per invito del corpo accademico nell’Aula Magna della R. Università di Bologna il 12 marzo 1917, in Annuario della R. Università di Bologna A. A. 1916-17, Bologna 1917, pp. 13-50.