Poggi, Leone
Membro di un'oscura famiglia fiorentina, Leone P. sposò una sorella di D., della quale si è ignorato il nome: in base a nuovi reperti, tuttavia, il Piattoli è giunto alla convinzione che si chiamasse Ravenna. Ella ebbe dal P. vari figli, dei quali sono noti Neri, Andrea e una femmina Checca.
Leone P. nacque da un tal Poggio di Aldobrando nella località Entica o Antica del popolo di Sant'Andrea a Nuovole, nel pievato di Rignano sull'Arno. Nella prima metà del Duecento, Poggio, che era un modesto proprietario di terre, portò la dimora della famiglia dal Valdarno in Firenze, dove si costruì una casetta nel popolo centrale di Sant'Apollinare. Dopo la sconfitta fiorentina a Montaperti, Poggio ebbe distrutta la sua casa nel popolo di Santa Maria a Nuovole a Rignano, subendo un danno che al ritorno dei guelfi venne stimato 25 libre; e così fu distrutta la casetta in Firenze, che fu poi stimata lire 50 a Nuto Guarguescia, figlio di Aldobrandesco di Poggio, e perciò nipote di Leone.
Rimasto senza casa, il P. portò la sua dimora nel popolo di San Martino del Vescovo, quasi certamente nella casa dei discendenti di Bellincione, rimasta vuota in seguito alla partenza per l'esilio degli Alighieri guelfi.
Il mestiere che Leone di continuo svolse dal 1279 al 1299 fu quello di banditore del capitano, e assai spesso lo adoperò la Parte guelfa come suo sindaco o rappresentante per operazioni di versamento o di ritiro di cospicue somme presso banchieri fiorentini. Nel 1295 egli rimase debitore, in solido con un gruppetto di concittadini, presso i fratelli Lapo e Pino della Strozza, per un prestito sostanzioso di 1.100 fiorini d'oro. Leone si trova ricordato per l'ultima volta come banditore, nelle Provvisioni, il 7 settembre 1299; la sua morte deve risalire a poco dopo; infatti nelle Consulte dal 1301 il suo nome non compare e in vari atti del 1304 risulta già morto.
Neri di Leone P. è citato con il padre in un documento dell'aprile del 1294 per una controversia con Bate e Puccio da Entica; e quindi con il fratello Andrea, il 18 novembre del 1304, per una correzione sui registri dell'estimo. Egli morì tra il 1308 e il luglio 1322 lasciando tre figli: Filippo, Bartolomeo e Antonio. Andrea, altro figlio di Leone P. e, secondo quanto afferma il Boccaccio, della sorella di D., morì tra il 23 luglio 1322 e il 22 maggio 1334 e non risulta lasciasse discendenza. Checca sposò lo speziale Benivieni Guadagni del popolo di San Pier Maggiore; rimasta vedova, andò a servire come oblata nell'ospedale della " Domus Dei " nel popolo di San Lorenzo e nella chiesetta di detto ospedale riposò la sua salma. Checca decedette dopo aver dettato il suo terzo testamento in data 28 giugno 1336.
Il ritrovamento documentario fatto da R. Piattoli permetterebbe d'identificare la sorella di D., che secondo la testimonianza del Boccaccio (Esposizioni, ediz. Padoan, p. 447) andò sposa a Leone Poggi. Sulla base di una vendita di grano fatta da Poggio di Aldobrando e dai suoi figli Albertesco e Leone a Raniero del fu Sichelmo, e stipulata col consenso delle mogli dei tre venditori Ricevuta, Cecilia e Ravenna, il Piattoli può affermare che, intorno al 1259-1260 (anno in cui dev'essere avvenuto il negozio) la moglie di Leone P. fosse questa Ravenna. Successivamente, inoltre, lo stesso Leone P. aveva venduto una terra a Simone Piccolini col consenso della moglie Ravenna; poiché in tale documento Leone è detto del popolo di San Martino del Vescovo, il Piattoli arguisce che in tale epoca Leone abitasse nella casa del suocero Alighiero di Bellincione e che quindi proprio in Ravenna si debba identificare la sorella di Dante.
La donna sarebbe nata intorno al 1240, avrebbe sposato il P. fra il 1255 e il 1260, e sarebbe morta intorno al 1300.
Bibl. - M. Barbi, Per un passo dell'Epistola all'Amico Fiorentino, in " Studi d. " II (1920) 115-148, partic. pp. 134-140 (rist. in Problemi II 305-328); O. Brattö, Liber Extimationum, Göteborg 1956, 41 n. 158 e 45 n. 187; e soprattutto R. Piattoli, Leone P. cognato di D.A., e la sua famiglia, in Studi e Ricerche di storia dantesca, a c. dell'Accademia Toscana di Scienze e Lettere " La Colombaria ", Firenze 1973.