LEONE VI il Saggio, imperatore d'Oriente
Nacque il 1 dicembre 866 da Basilio il Macedone, non ancora in quel tempo pervenuto al trono, e da Eudocia Ingerina, da lui sposata in seconde nozze l'anno precedente.
Secondo l'opinione pubblica in Bisanzio, raccolta da alcuni cronisti e dallo stesso Costantino Porfirogenito, figlio di L., nella Vita di Basilio, L. non era figlio di Basilio, ma di Michele III. Certo è, che Eudocia era in quel tempo l'amante riconosciuta di questo imperatore, che Basilio ebbe sempre una spiccata avversiome per L. che tentò di escludere dalla successione al trono e di fare, anche, accecare; che, infine, L. nulla ebbe, nel fisico e nel morale, di comune col padre legale. I suoi dirittì furono riconosciuti soltanto dopo la morte del fratello maggiore Costantino, che Basilio aveva avuto dalla prima moglie Maria, e dovette accettare come collega il fratello minore Alessandro, il quale poi più volte cospirò contro di lui.
Più che gli esercizî fisici e le armi L. amò la vita sedentaria e gli studî. Educato dal celebre patriarca Fozio coltivò le discipline teologiche e filosofiche acquistandosi il nome di "saggio" e di "filosofo", col quale è passato alla storia. I suoi scritti (omelie, preghiere liturgiche, poesie) non rivelano un'intelligenza superiore; ma egli ebbe certamente il merito di promuovere la cultura mantenendo in Bisanzio quell'atmosfera d'intellettualità che vi aveva creato Fozio. "Sotto di lui il palazzo imperiale parve a volte trasformato in una nuova Accademia o in un nuovo Liceo". Particolare attenzione egli rivolse alla legislazione e al riordinamento dell'amministrazione civile ed ecclesiastica.
La revisione e la sistemazione delle leggi era stata iniziata da Basilio con la pubblicazione del Prochiron e dell'Epanogoge; L. le continuò e completò con i libri basilici cioè imperiali (τὰ βασιλικά), che sono considerati "il monumento più completo del diritto greco-romano o bizantino". In essi era ripresa e rielaborata l'opera legislativa di Giustiniano, eliminandosi le leggi cadute in disuso e introducendovi quelle che già erano via via venute in vigore e ancora si mantenevano. In una serie di ordinanze fissò, poi, nei più minuti particolari, tanto le funzioni dei varî uffici della corte e dell'amministrazione, quanto l'ordine, le attribuzioni e i doveri delle corporazioni bizantine. Particolare interesse presenta la sua ordinanza conosciuta col nome di Libro del Prefetto, poiché ci fa conoscere l'ordinamento corporativo di Costantinopoli nel sec. X.
Nei rapporti con la Chiesa L. seguì la tendenza cesaropapista dei suoi predecessori, intervenendo negli affari ecclesiastici per regolarli secondo le sue vedute o gl'interessi della dinastia e dello stato. Del tutto docili ai suoi voleri furono i patriarchi Stefano, che era suo fratello e che egli elevò a quell'alta dignità a sedici anni, deponendo Fozio, e Antonio Cauleas, successo nell'893 a Stefano. Ma con Nicola il Mistico, che L. elesse nel 901, venne a violento conflitto per essersi questi opposto alla celebrazione del suo quarto matrimonio. Per quanto il patriarca avesse dalla sua i canoni della Chiesa orientale, che proibivano tassativamente le quarte nozze, e la maggioranza del clero, l'imperatore raggiunse il suo scopo ottenendo la dispensa dal pontefice e da un concilio da lui adunato in Costantinopoli. Nicola fu deposto ed esiliato, le quarte nozze furono riconosciute valide e consacrate dal nuovo patriarca Eutimio e il figlio Costantino, nato da questo matrimonio, fu solennemente incoronato imperatore nella chiesa di S. Sofia, il 9 giugno 911.
Fiacca fu la difesa dell'impero durante il regno di L. In Occidente gli Arabi non solo portarono a compimento la conquista della Sicilia, ma occuparono anche Reggio e devastarono a più riprese le coste della Calabria. Nella Balcania L. ruppe la pace che Basilio aveva stabilito con i Bulgari, ma nella guerra che ne seguì, nonostante l'intervento dei Magiari attirati da L. contro i Bulgari, i Bizantini ebbero la peggio. Lo zar Simeone, frenata a nord la pressione magiara, si avanzò fin sotto le mura di Costantinopoli e L., per ottenere la pace, fu costretto a cedere parte della Macedonia e dell'Albania e a pagare un tributo annuo (904). Nell'Anatolia i musulmani non fecero progressi; ma nel mare Egeo, per parecchi anni la loro flotta ebbe il sopravvento e nel 904 fu anche presa e saccheggiata Tessalonica. Per fronteggiare il pericolo navale L. accrebbe la flotta bizantina. Nel 906 questa, sotto il comando dell'ammiraglio Imerio riportò una brillante vittoria nelle acque del mare Egeo; ma fu questo l'unico successo delle armi imperiali durante il regno di L., e poco tempo dopo, nelle vicinanze di Creta, gli Arabi inflissero una nuova sconfitta alla flotta bizantina. L. morì l'11 maggio 911.
Bibl.: N. Popov, L'imp. L. VI il Saggio e il suo regno dal punto di vista storico-ecclesiastico, Mosca 1902 (in rosso); S. P. Lambros, Leo und Alexander als Mitkaiser von Byzanz, in Byz. Zeitsch., VI (1895); M. Mittard, Études sur le règne de Léon VI, in Byz. Zeitsch., XII (1903); Ch. Diehl, Les quatres mariages de l'empereur Léon le Sage, in Figures byz., s. 2ª, Parigi 1920, p. 181 segg. Per gli scritti di L. cfr. K. Krumbacher, Gesch. d. byz. Litteratur, 2ª ed., pp. 168, 606, 712. Per la legislazione v. Basilicorum libri LX, I-IV, ed. W. E. Eimbach, Lipsia 1833-70, coi supplementi di Zachariae von Lingenthal (XV-XIX, Lipsia 1846) e di Ferrini e Mercati (VII, Lipsia 1856-84; Nov. Constit. Collatio secunda et tertia. V. anche bizantina civiltà: Storia.