VIALE, Leone
– Nacque il 24 agosto 1851 a Ventimiglia, figlio di Agostino e di Adelaide Leone.
Entrato nella scuola di Marina di Genova il 1° dicembre 1866, ne uscì guardiamarina il 26 febbraio 1871. Dopo l’imbarco sui trasporti Città di Napoli e Cambria fu destinato alla corvetta a ruote Governolo, che tra il 1872 e il 1874 compì una campagna in Estremo Oriente.
Sottotenente di vascello nel 1875 e tenente di vascello nel giugno del 1883, Viale fu più volte destinato a incarichi relativi alle armi subacquee, prestando servizio al siluripedio di San Bartolomeo (1879), alla Direzione artiglieria e torpedini (1883) e inviato a Newcastle, nel Regno Unito, per supervisionare i lavori di costruzione del materiale e delle armi subacquee dell’ariete torpediniere Giovanni Bausan (1884). Tali esperienze gli valsero, il 4 aprile 1887, l’idoneità alle funzioni di incaricato del materiale delle armi subacquee.
Prese parte alla prima campagna d’Africa e poi fu nominato ufficiale d’ordinanza del duca di Genova dal 1° aprile 1886 al 1° novembre 1890, incarico durante il quale fu promosso capitano di fregata. Promosso, poi, capitano di corvetta, il 1° agosto 1891, fu destinato come ufficiale in seconda degli arieti torpedinieri Stromboli e Vesuvio, poi dell’incrociatore Savoia. Dopo un imbarco sulla corazzata Castelfiardo, fu posto al comando della torpediniera 135S, dove gli fu affidato anche l’incarico di capo squadriglia che mantenne fino al settembre del 1897.
Due volte sottocapo di stato maggiore sulle navi Sicilia e Lepanto, Viale fu in seguito posto al comando dell’ariete torpediniere Umbria, con il quale intraprese, negli anni 1901-03, una campagna nell’America Centrale e Meridionale, durante la quale fu promosso capitano di vascello.
La campagna dell’Umbria aveva come scopo rappresentare gli interessi italiani nei Caraibi e in Sud America, toccando Brasile, Argentina, Cile e Perù, dove Viale si occupò di curare le relazioni con le colonie e le locali agenzie diplomatiche italiane. L’azione di Viale fu particolarmente importante a Lima, dove risolse varie questioni pendenti della colonia italiana e dove l’equipaggio dell’Umbria ebbe modo di distinguersi nello spegnimento dell’incendio del trasporto inglese Bakunin, carico di fusti di petrolio. La sua condotta come comandante dell’Umbria gli valse un encomio speciale da parte del ministero.
Dal novembre del 1903 all’agosto del 1904 Viale fu comandante della corazzata Regina Margherita. In seguito, fu nominato capo di stato maggiore del primo Dipartimento marittimo, quello di La Spezia (1904), e poi fu primo aiutante di campo del duca di Genova. Nel febbraio del 1906, promosso contrammiraglio, fu nominato comandante superiore del Corpo reale equipaggi (1906-07). Definito dai suoi superiori come un ufficiale meritevole del migliore avvenire per le sue rare qualità intellettuali, si distinse per l’intelligenza e la cultura, oltre che per la profonda conoscenza del servizio militare marittimo.
Negli anni successivi continuò ad alternare incarichi amministrativi e operativi inserendosi nei vertici dell’istituzione. Fu direttore generale del Servizio militare e scientifico al ministero della Marina (marzo 1907-ottobre 1908, gennaio 1910-gennaio 1911) e comandante in capo del 1° Dipartimento marittimo e della piazza di La Spezia (marzo-settembre 1911). Mentre gli imbarchi lo videro al comando della corazzata Regina Elena (novembre 1908-ottobre 1909) come comandante della divisione Volante e poi sul San Giorgio. Durante il comando della divisione Volante prestò soccorso alla popolazione civile colpita dal terremoto di Messina del 1908, compito per il quale ottenne una medaglia d’oro.
Promosso viceammiraglio il 16 febbraio 1911, fu nominato presidente del Consiglio superiore di Marina (ottobre 1911-marzo 1912). Viale era a terra quando ebbe inizio la guerra di Libia (1911-12) e dunque non prese parte alle azioni iniziali della flotta.
Nella primavera del 1912 fu decisa la riorganizzazione delle forze navali impiegate in Libia e Viale fu nominato comandante in capo della 2a squadra, con insegna sulla corazzata Regina Margherita, e l’aprile successivo comandante in capo delle forze navali, spostandosi sulla corazzata Vittorio Emanuele. Il 3 giugno 1912 fu designato come comandante in capo delle forze navali riunite, incarico con il quale diresse le operazioni navali della guerra fino al 21 ottobre 1913. Nel momento in cui fu nominato, la Marina aveva avviato la pianificazione di un attacco contro il Dodecaneso e i Dardanelli, per sbloccare lo stallo nel conflitto libico. Riprendendo i piani del suo predecessore, Luigi Favarelli, Viale supervisionò e supportò le operazioni di sbarco e l’occupazione nelle isole del Dodecaneso (26 aprile-13 maggio 1912). Inoltre, ritenendo necessaria un’azione contro la flotta turca, indebolita ma sempre minacciosa al sicuro nelle sue basi, spinse sul governo perché fosse attuato il forzamento dei Dardanelli, operazione poi effettivamente svolta, il 18 luglio 1912, da cinque torpediniere guidate da Enrico Millo. Per il successo nella condotta delle operazioni della guerra di Libia fu conferito a Viale il titolo di grand’ufficiale dell’Ordine militare di Savoia per il suo ruolo di comandante in capo delle forze navali durante la guerra contro l’Impero ottomano.
Il 1° novembre 1913, finita la guerra, tornò al comando del Dipartimento marittimo di La Spezia, dove rimase in servizio fino al 7 maggio 1914, passando nuovamente a presiedere il Consiglio superiore di Marina. Fu nominato senatore il 16 ottobre 1913, in quanto ufficiale ammiraglio nel grado da più di cinque anni.
Il 14 agosto 1914, mentre la prima guerra mondiale iniziava in Europa e il governo italiano optava per la neutralità, Viale fu nominato ministro della Marina nel gabinetto Salandra, carica che mantenne fino al 25 settembre 1915. La guerra di Libia aveva messo in evidenza le carenze della flotta italiana in termini di naviglio leggero. In qualità di ministro Viale continuò la costruzione delle super-dreadnoughts classe Caracciolo, ma per il futuro pianificò di dedicare maggiori risorse a cacciatorpediniere e sommergibili, in linea con le richieste del capo di stato maggiore della Marina, viceammiraglio Paolo Thaon di Revel.
Durante il periodo della neutralità, con il progressivo spostamento di Roma verso la Triplice Intesa, Viale partecipò alle trattative per la definizione della convenzione navale anglo-franco-italiana, accessoria al patto di Londra e relativa alla cooperazione nelle operazioni navali in Adriatico e nel Mediterraneo. Inoltre, assieme a Thaon di Revel, Viale realizzò il piano generale per le operazioni navali, che fu trasmesso al comandante in capo della flotta, Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi, centrato sulla ricerca di uno scontro decisivo con la flotta nemica se questa fosse uscita dalle basi dalmate, impostando il baricentro delle operazioni nell’Alto Adriatico a sostegno delle operazioni dell’esercito. Alla vigilia della guerra Viale dovette anche mediare tra Thaon di Revel e il governo, in quanto il capo di stato maggiore chiedeva di iniziare le operazioni prima della dichiarazione di guerra, ma fu richiamato all’ordine dal ministro e da Antonio Salandra, avocando al primo le decisioni in merito.
La realtà della guerra, in Adriatico caratterizzata dalla crescente insidia di mine e sommergibili, impose a Viale di mantenere la condotta navale italiana su una linea moderata, contenendo le pressioni degli alleati per azioni offensive sulla costa orientale dell’Adriatico, che avrebbero potuto esporre a rischi inutili la risicata superiorità numerica delle forze navali ita-liane. Nell’agosto del 1915, in linea con questo approccio strategico, bocciò la richiesta francese di uno sbarco sulla costa del Montenegro.
Nella tarda estate del 1915 la prudenza di Viale e le perdite subite in Adriatico nelle prime fasi della guerra, in particolare quella degli incrociatori Amalfi e Garibaldi, oltre agli scontri con Thaon di Revel e Luigi Amedeo di Savoia portarono a una crisi dell’alto comando della Marina. Infatti, la condotta della guerra navale italiana era divisa tra il ministro, Thaon di Revel e il duca degli Abruzzi, spesso tra loro in contrasto. Viale provò a risolvere la questione tentando di ridimensionare, senza successo, le prerogative del capo di stato maggiore, entrando in rotta di collisione con Thaon di Revel. Inoltre, il ministro accettò di rimuovere dall’incarico di comandante della divisione Esploratori il contrammiraglio Enrico Millo, ex ministro, senatore del Regno ed eroe della guerra di Libia, che godeva di grande simpatia nell’opinione pubblica e presso il duca degli Abruzzi. I contrasti, che arrivarono ai vertici del governo, indussero Viale a lasciare l’incarico di ministro il 24 settembre 1915, anche in seguito al peggioramento delle sue condizioni di salute, che lo costrinsero a sottoporsi a un intervento chirurgico.
Spese l’ultimo periodo di servizio nuovamente come comandante del Dipartimento marittimo di La Spezia (16 dicembre 1915-30 giugno 1916), poi fu collocato in ausiliaria per ragioni d’età e iscritto nella riserva navale. Il 6 settembre 1916, nel momento in cui cessava di appartenere ai quadri del servizio attivo, il re Vittorio Emanuele III gli conferì il titolo di conte.
Morì a Genova il 2 febbraio 1918.
Fonti e Bibl.: Archivio dell’Ufficio storico della Marina Militare, Bibliografie personali, Leone Viale; Fascicoli personali, Leone Viale; Archivio storico del Senato della Repubblica, Fascicoli personali, Viale Leone.
P. Halpern, The Mediterranean Naval situation, 1908-1914, Harvard 1971, pp. 198, 207; M. Gabriele, La politica navale italiana dal 1885 al 1915, Roma 1982, pp. 88, 184-189, 193 s., 259; F. Levra, Storia delle campagne oceaniche della Regia Marina, III, Roma 1992, pp. 7-26, 230; M. Gabriele, La marina nella guerra italo-turca, Il potere marittimo strumento militare e politico, Roma 1998, pp. 143, 156-159, 165, 171, 181-183, 188, 190 s., 195, 207; P. Halpern, La Grande guerra nel Mediterraneo, I, 1914-1916, Gorizia 2009, pp. 196, 211, 213, 216, 284 s., 289-297.