WOLLEMBORG, Leone
– Nacque a Padova il 4 marzo 1859 da Giuseppe e da Giuseppina Jung, primo di quattro figli (dopo di lui Sofia, Umberto Aronne e Maurizio Moisè).
I Wollemborg, di religione ebraica, nella seconda metà del Settecento si erano trasferiti in Italia da Francoforte sul Meno. Il padre, nato a Padova il 1° novembre 1807, nel 1830 si laureò in medicina, ma non esercitò la professione medica, dedicandosi invece all’usura. Tale pratica gli consentì di accumulare ingenti risorse. Grazie a esse poté tra l’altro acquisire, nel 1870, la cinquecentesca villa Polcastro e la proprietà circostante, sita a Loreggia, nell’Alto Padovano.
In tale residenza il giovane Leone trascorse lungo tempo fino a trasferirvisi definitivamente. Ebbe pertanto occasione di conoscere direttamente le misere condizioni dei contadini delle campagne venete, rimanendone impressionato. Quando dunque intraprese, giovanissimo, gli studi universitari presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università della sua città natale era animato da forti tensioni di natura sociale, che avrebbe alimentato alla scuola di illustri maestri come Antonio Keller. Tale studioso dell’ateneo patavino aveva individuato le casse cooperative di credito, promosse negli anni centrali del XIX secolo in area renana da Friedrich Wilhelm Raiffeisen, come strumento per superare la miseria contadina.
Nell’università della sua città il giovane Wollemborg si laureò in giurisprudenza nel 1878, a soli diciannove anni, con una tesi sull’amministrazione dei comuni. Dopo la laurea proseguì gli studi dedicandosi soprattutto a temi economici, pubblicando, nel 1882, un saggio sul costo di produzione. La sua attenzione era però rivolta soprattutto allo studio dell’esperienza cooperativa. Animato da ideali filantropici, era convinto che la cooperazione avrebbe costituito uno strumento di elevazione dell’uomo dal punto di vista economico, sociale ed etico. Analizzò e tradusse gli scritti di Raiffeisen ed entrò in corrispondenza con lui. Le esperienze vissute in terra tedesca però, pur interessanti e stimolanti, non avrebbero mai potuto essere riproposte in modo pedissequo nelle campagne italiane. In esse, tra l’altro, non avevano avuto seguito le realizzazioni cooperative promosse da Hermann Schulze Delitzsch e rivisitate da Luigi Luzzatti. C’era dunque bisogno di qualcuno che si spendesse convintamente in prima persona per promuovere un modello cooperativo diverso. E fu proprio Wollemborg che assunse tale ruolo. A soli ventiquattro anni, vincendo una serie di stereotipi nei confronti della comunità ebraica, e dando parallelamente vita a una sorta di nemesi storica nei confronti dell’attività paterna, si fece carico della realizzazione in Italia del modello cooperativo di Raiffeisen. Nella sua azione risultò incoraggiato dall’industriale laniero Alessandro Rossi, convinto propugnatore della cooperazione rurale. Con lui tra il 1883 e il 1885 ebbe un nutrito scambio epistolare (Leonardi, 2015, pp. 155-157). Raccolti i suggerimenti del suo illustre interlocutore, gli illustrò il tragitto che stava compiendo nella realizzazione della cooperativa di credito. Gli rese noto come il 20 giugno 1883 i primi trentadue soci di quello che definiva il «Comunello» in cui risiedeva avessero definito l’atto costitutivo della Cassa cooperativa di prestiti di Loreggia. Si trattava della prima cassa rurale italiana a responsabilità illimitata. Dalla corrispondenza tra Wollemborg e Rossi emerge come i due nutrissero un evidente dissenso nei confronti di Luzzatti e delle ‘sue’ banche popolari, che entrambi consideravano società di capitale mascherate da cooperative. Si coglie parallelamente l’entusiasmo con cui Wollemborg presentava i primi positivi risultati della cassa rurale da lui fondata. Grazie anche al sostegno di Rossi, seppe valorizzare la valenza neutra, vale a dire aperta a chiunque, senza coloriture confessionali, propria dell’impostazione cooperativa raiffeiseniana, pur essendo consapevole che le sue fondamenta poggiavano sul messaggio evangelico. Dopo l’avvio del credito cooperativo del 1883 si diede l’obiettivo di allargare l’esperienza di Loreggia a tutte le campagne italiane. Divenne così un instancabile conferenziere e promotore, utilizzando anche le colonne di un periodico, La cooperazione rurale, da lui fondato nel 1885, che sarebbe stato pubblicato tra Padova e Roma fino al 1904. Nel divulgare il credito cooperativo focalizzò l’attenzione attorno al concetto che a garantire la crescita delle campagne dovesse essere lo stesso risparmio delle varie categorie contadine. Dalle colonne del periodico intese sottolineare a più riprese tale novità organizzativa, dando parallelamente conto dei risultati raggiunti dalle prime casse rurali. Se è vero che rispetto all’assunto originale mancava, nell’elaborazione di Wollemborg, l’afflato religioso presente in Raiffeisen, va ribadito che egli era estremamente attento a creare attorno alla giovane istituzione cooperativa un clima di condivisa fiducia. Considerava con particolare solerzia non solo la necessità di circoscrivere il raggio d’azione della cassa rurale a un ambito territoriale ristretto, entro il quale tutti si conoscessero, ma anche l’opportunità di trovare l’appoggio di una presenza autorevole nelle piccole comunità rurali: quella del clero. Il clima di quel periodo in Italia non favoriva certo il dialogo tra cattolici e liberali, dato il persistere della «questione romana», che aveva allontanato i cattolici dalla politica attiva, acuendo i contrasti con il mondo laico; ciò nonostante cercò il dialogo con il clero delle località dove costituì le sue casse rurali.
La semplicità del funzionamento del piccolo istituto di Loreggia, i positivi risultati da esso conseguiti e la capacità di saperli opportunamente divulgare furono alla base della rapida emulazione di questo tipo di organizzazione nelle campagne. Alla fine del 1887, a soli cinque anni dall’esordio del credito cooperativo, risultavano attive ben trentaquattro casse rurali e trenta di esse erano sorte nell’area veneta e friulana. L’avvio fu dunque incoraggiante e a esso seguì una crescente efficienza nell’operatività delle piccole casse che, in base al modello organizzativo promosso da Raiffeisen, costituirono anche in Italia delle aggregazioni territoriali per risultare più efficienti. La più rilevante fu la Federazione delle casse rurali italiane, fondata dallo stesso Wollemborg nel 1888.
La promozione cooperativa non lo distolse dall’impegno politico né dagli incarichi di responsabilità. Esordì nel 1885 come consigliere comunale di Loreggia, mantenendo tale funzione fino al 23 giugno 1895, e poi nuovamente dal 30 luglio 1899 al 2 maggio 1926. Molto più rilevante risultò la sua attività parlamentare. Fu deputato per il collegio di Cittadella ininterrottamente dalla XVIII alla XXIII legislatura. Il suo esordio parlamentare fu piuttosto contrastato. Il 13 novembre 1892 vinse il ballottaggio con il liberale radicale Giulio Alessio, ma il 26 maggio 1893 l’elezione fu annullata; fu quindi rieletto il 25 giugno dello stesso anno. Il suo impegno sociale non venne meno durante l’esperienza romana che visse sempre da liberale nell’orbita della sinistra storica. Fu protagonista di primo piano del dibattito politico, contribuendo tra l’altro a far emergere lo scandalo della Banca romana.
Il 1° luglio 1898 divenne sottosegretario alle Finanze nel ministero Pelloux; si dimise però il 9 novembre dello stesso anno per non essere coinvolto nelle leggi miranti a limitare le libertà fondamentali. Nel 1900 fu primo firmatario della legge volta a promuovere la diffusione del chinino per combattere la malaria, la cui approvazione contribuì a circoscrivere la portata della malattia, presente in numerose aree rurali del Paese. Il 15 febbraio 1901 divenne ministro del governo Zanardelli, con delega alle Finanze. Durante la sua permanenza ai vertici di tale ministero propose un’innovativa riforma tributaria, finalizzata a sgravare i soggetti economicamente più deboli dall’imposta comunale sul pane e su altri generi di prima necessità. Per compensare i mancati incassi si sarebbero potute elevare le sovraimposte comunali sui beni immobili e sulle attività lucrative. La mancata approvazione del suo progetto lo indusse, il 3 agosto dello stesso anno, a dimettersi dal governo. Dopo quest’esperienza non ricoprì altre cariche governative, ma continuò a coltivare il suo progetto di riforma. In un articolo pubblicato sulla Nuova Antologia del 16 novembre 1901 ne sostenne con forza la validità. Il 16 giugno dello stesso anno gli era stata conferita l’onorificenza di commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Conclusasi l’esperienza governativa si occupò prevalentemente di problemi finanziari ed economici, criticando i bilanci dello Stato, specie con riferimento alle spese che riteneva superflue.
Nel 1903 sposò Alina Regina Fano, anch’ella di fede ebraica, con la quale il 30 agosto 1912 ebbe il figlio Leone (detto Leo), che sarebbe divenuto giornalista e scrittore e nel 1939, per sfuggire alle leggi razziali, sarebbe riparato negli Stati Uniti, acquisendo nel 1946 la cittadinanza americana.
Nel 1913 Wollemborg non firmò il Patto Gentiloni, non condividendone i contenuti in merito all’istruzione religiosa. Il 23 settembre di quello stesso anno si concluse la sua esperienza da deputato, in quanto non venne rieletto per la XXIV legislatura. Il 30 dicembre 1914 venne però nominato senatore del Regno. Come senatore si concentrò prevalentemente attorno a temi di ordine finanziario.
Durante la prima guerra mondiale, quale presidente del Comitato romano di assistenza civile, si adoperò per evitare alla città disagi nell’approvvigionamento dei generi di prima necessità. Ma non si dimenticò del suo territorio d’origine, preoccupandosi della fornitura di un consistente quantitativo di cereali destinati ai soggetti meno abbienti. Dopo la conclusione del conflitto fece realizzare a proprie spese a Loreggia una serie di pozzi artesiani, al fine di migliorare l’igiene pubblica ed evitare l’utilizzo alimentare dell’acqua dei fossati.
Non smise mai, nemmeno nella fase più intensa di attività parlamentare, di assumere impegni organizzativi nell’ambito del credito cooperativo di impostazione laica. Nonostante le casse rurali italiane che si ispiravano al suo messaggio fossero divenute minoritarie dopo il massiccio intervento della componente cattolica, sollecitata dall’enciclica Rerum novarum di Leone XIII, non mancò di sostenerne il ruolo e di promuoverne la diffusione. Quando il governo fascista accentuò la sua natura autoritaria si oppose al varo della legge 25 novembre 1926, n. 2008, recante provvedimenti in difesa dello Stato, che scioglieva i partiti di opposizione, proclamando decaduti i loro deputati.
Morì a Camposampiero (Padova) il 19 agosto 1932.
Nel 1935, dando attuazione alle sue disposizioni testamentarie, si costituì a Loreggia la Fondazione Leone Wollemborg, dotata di mezzi finanziari che avrebbero dovuto essere utilizzati a vantaggio dei contadini. Da quest’istituzione, su iniziativa della vedova, venne realizzata una scuola dell’infanzia a lui intitolata.
Opere. Les caisses rurales italiennes: rapport pour l’exposition universelle de Paris en 1889, Rome 1889; Scritti e discorsi di economia e finanza, prefazione di A. Graziani, Torino 1935; Il sentimento del bene comune. Scritti e discorsi scelti del fondatore della prima Cassa rurale italiana (1883-1929), Roma 2013.
Fonti e Bibl.: F. Luzzatto, Economia e finanza nell’opera di L. W., in Giornale degli economisti e rivista di statistica, s. 4, XLVII (1932), 11, pp. 820-834; L. Fantini Piva, Le casse rurali W. nelle campagne venete, in Studi di storia sociale e religiosa, a cura di A. Cestaro, Napoli 1980, pp. 299-309; G. Zalin, Usure, credito e casse sociali di credito nelle campagne padane dall’Unità al secondo conflitto mondiale. Lineamenti storici, in Studi in onore di Gino Barbieri. Problemi e metodi di storia economica, III, Pisa 1983, pp. 1597-1633; A. Lazzarini, Agricoltura e popolazione rurale, in Trasformazioni economiche e sociali nel Veneto fra XIX e XX secolo, a cura di A. Lazzarini, Vicenza 1984, pp. 37-59; R. Marconato, La figura e l’opera di L. W. il fondatore delle Casse rurali nella realtà dell’Ottocento e del Novecento, Treviso 1984; F. Agostini, L. W. (1859-1932) pioniere del credito agrario, in Un secolo di cooperazione di credito nel Veneto, a cura di G. Zalin, Padova 1985, pp. 17-40; A. Leonardi, Dalla beneficenza al mutualismo solidale: l’esperienza cooperativa di F. W. Raiffeisen e i suoi primi riflessi in Italia, in Povertà e innovazioni istituzionali in Italia. Dal Medioevo a oggi, a cura di V. Zamagni, Bologna 2000, pp. 551-583; P. Cafaro, La solidarietà efficiente. Storia e prospettive del credito cooperativo in Italia (1883-2000), Roma-Bari 2001, pp. 30-92; G. Zalin, Le origini del “piccolo credito” nelle campagne, in L. Wollemborg, Il sentimento del bene comune, cit., pp. IX-XXV; A. Leonardi, Friedrich Wilhelm Raiffeisen e l’esordio del credito cooperativo in Italia, in La storia economica come impegno, a cura di P. Cafaro et al., Milano 2015, pp. 141-161; Archivio storico del Senato, Banca dati I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, https://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/ bf3405efdc879699c 125785d0059d033/732678e197372e964125646f0 061911f?OpenDocument.