ANDREEV [pron. andrèjef], Leonid Nikolaevič
Novelliere e drammaturgo russo. Nacque nel 1871 ad Orel da una famiglia borghese. Perdette presto il padre, ma, nonostante la povertà in cui si trovò la famiglia, poté nel 1891 laurearsi in legge all'Università di Pietroburgo. Era l'epoca in cui la gioventù colta russa quasi esclusivamente si appassionava per i problemi politici-rivoluzionarî. Benché dal 1915 al 1917 abbia appartenuto nominalmente al gruppo bolscevico, A. rimase in realtà quasi estraneo a questo movimento, partecipando solo eccezionalmente e superficialmente alla vita della sua generazione e facendo invece convergere i suoi sforzi intellettuali soprattutto sui problemi astratti dello spirito. La sua attività letteraria ebbe un breve periodo di noviziato, e subito giunse, rapido, il grande successo. A. visse alcuni anni in Germania, ma ebbe il suo soggiorno preferito a Mustamäggi in Finlandia; e qui, esule dalla Russia, morì nel settembre 1919. I primi racconti di A. risentirono dell'influenza di Cechov e di Gorkij. Con Gorkij egli fu in rapporti di amicizia e da Gorkij fu incoraggiato a seguir la carriera letteraria. Le loro concezioni letterarie erano però diverse: nell'opera di A. predomina difatti un cupo pessimismo, prodotto evidentemente non soltanto dell'ambiente sociale nel quale egli nacque e visse, ma anche, direttamente, della sua propria natura: la maggior parte dei suoi eroi sono incarnazioni di questo stato d'animo: in tutte le sue opere, nel Pensiero (1902), nella Vita di Vasilij Fivejskij (1903), in cui è qualche riflesso dostoevskiano, nel Riso rosso (1905). Neppure quando, per il successo letterario e le favorevoli condizioni familiari, la vita parve sorridergli, egli abbandonò il suo atteggiamento sfiduciato, continuando a dipingere l'esistenza umana come "crudele" ed "ingiusta" (La vita dell'uomo). Solo nel 1905, sotto l'impressione degli avvenimenti rivoluzionarî dell'ottobre, creò due figure affermatrici di vita nel dramma Alle stelle. Dopo, il pessimismo riprese il sopravvento. Ad alcune creazioni di questo pessimismo furono rivolte accuse ingiuste, come p. es. quella di immoralità nel racconto l'Abisso, una delle cose più originali di A., in cui già si poteva vedere quello che divenne poi il tratto caratteristico dell'arte sua: l'intreccio e la fusione cioè del realismo e del simbolismo. Dopo il 1905 la tendenza simbolistica prese tanto il sopravvento che gli eroi, pur descritti con colorito realistico, si chiamano ormai soltanto L'uomo, Re Fame, Anatema, ecc. senza designazione alcuna di nome proprio. Talvolta, superato qualsiasi elemento realistico, l'eroe è semplicemente la personificazione di una potenza spirituale misteriosa, p. es. "Qualcuno in grigio" ne La vita dell'uomo. I principali lavori di A. costruiti secondo questo stile sono, oltre La vita dell'uomo, i drammi I giorni della vita, Gaudeamus, Anatema, Re Fame, L'oceano, Le maschere nere. Come narratore A. si tenne invece più legato ai suoi inizî, con descrizioni realistiche di effetto potente, in particolar modo ne La storia dei sette impiccati, in C'era una volta, nel Governatore. Dopo il 1910 il favore del pubblico per A. cominciò a diminuire, ed in realtà quanto egli pubblicò dopo quest'epoca non poteva aggiungere nulla alla sua fama di autore de I sette impiccati e di Alle stelle. Cresciuto nell'epoca in cui sotto l'influenza del capitalismo si andava dissolvendo in Russia la classe piccolo borghese, di cui era un rappresentante, egli aveva cercato nelle più moderne correnti spirituali la salvezza all'inquietudine del suo spirito, e, come documentazione di questa ricerca, alcune delle sue opere resteranno nella storia del pensiero russo. Un posto a sé merita il Giogo della guerra (1915), in cui A. riprese il motivo della guerra orrore e follia, già da lui svolto nel 1905. Tutti e due questi racconti hanno uno sfondo di esperienza personale.
Una prima raccolta delle opere di A. in otto volumi fu quella data come premio agli abbonati di Niva nel 1913. Le opere complete in sedici volumi tra il 1910 e il 1915 furono pubblicate da "Prosvešenie", Pietrogrado (I-XIII), "Moskovsko Knigoizdatelstvo", Mosca (XIV), "Šipovnik", Pietrogrado (XV) e "Knigoizdatelstvo Pisatelej" (XVI).
Bibl.: I. Basanov, L. A. kak chudožnik, psycholog i myslitel (L. A. come artista, psicologo e pensatore), Kiev 1907; F. Bocianovskij, L. A. (studio critico-biografico), Pietroburgo 1903; V. Brusjamin, L. A. (Vita ed opere), Mosca 1912; E. Zurakovskij, L. A. i ego obščestvennaja ideologija (L. A. e la sua ideologia sociale), Pietroburgo 1910; Kniga o Leonidje Andrejevje (Libro su L. A.) di autori varî, Leningrado 1922. Per gli articoli e le traduzioni in tutte le lingue vedi A. Kaun, Leonid Andrejev, A critical Study, New-York 1924, il più completo studio pubblicato finora su A.; E. Lo Gatto, Storia della letteratura russa, VI, Roma 1929; A. Vesselovskij, Storia della letteratura russa, Firenze 1926.