PINDEMONTE, Leonida
PINDEMONTE, Leonida. – Nacque a Verona nel 1565, da Giuseppe, appartenente a un ramo collaterale del casato marchionale dei Pindemonte, e da Lucrezia Albertini. Nel 1570 la famiglia risiedeva nella contrada Bra di Verona; il nome di Leonida compare poi nel testamento paterno del 18 marzo 1573, dove è nominato erede universale insieme alla sorella Silla.
Nel 1583 viveva nell’antica contrada veronese Ponte Pietra insieme con la madre, rimasta vedova. Un’ulteriore traccia documentaria è presente in un campione d’estimo del 1584, in cui egli viene citato accanto alla sorella e al fratello Nicola, nato dal precedente matrimonio della madre («Lucretia uxor quondam Ioseph de Pindemontibus cum Leonida et Silla filiis cum Nicolao Rainerio filio in primo matrimonio», Arch. di Stato di Verona, Antico Archivio del Comune, reg. 268, c. 177v). Non ci sono pervenute notizie circa la sua formazione; nel 1584, non ancora ventenne, lasciò la città natale per compiere un lungo itinerario attraverso la penisola destinato a concludersi dodici anni più tardi.
Nel 1596 tornò in patria, come risulta dalla dedica a Ferdinando I de’ Medici della sua opera più nota, la mappa descrittiva intitolata Geografia della Toscana e breve compendio delle sue historie. Frutto degli interessi e dei viaggi giovanili, questa carta è stata rintracciata manoscritta tra i fondi della Biblioteca Moreniana di Firenze (Mappe, 29), all’interno di un volume in folio settecentesco.
Presumibilmente a causa delle cattive condizioni di conservazione, un anonimo restauratore decise di tagliare la carta, che, secondo le ricostruzioni, misurava 3,20 m di lunghezza e circa 2 m di altezza, in sezioni più piccole; ne derivò pertanto un volume di 36 fogli, costituito dalla successione delle 27 tavole più piccole disposte in origine lateralmente (pp. 3-7), dalle 11 tavole un tempo poste immediatamente sotto la carta (pp. 8-18) e infine dalle tavole iconografiche principali, talora ripiegate onde consentirne la consultazione (pp. 19-35).
La Geografia, che intendeva rappresentare l’antico assetto della Toscana e delle zone confinanti (parte della Liguria e del Lazio, sino al mare Adriatico settentrionale), si inserisce nel filone del profondo rinnovamento della geografia storica che ebbe in Abramo Ortelio il suo iniziatore e, a partire dalla metà del Cinquecento, favorì la composizione di numerosi contributi originali. Tuttavia, come espresso nella dedica a Ferdinando I de’ Medici, l’intento principale di Pindemonte consisteva nella celebrazione del Granducato, che, grazie all’ultimo reggitore mediceo, aveva riacquistato il prestigio e la potenza di un tempo. Per la compilazione di questa carta Pindemonte si servì dei modelli all’epoca disponibili («ho veduto molti altri disegni», in Gunnella, 1979, p. 123), ma soprattutto dell’esperienza diretta dei luoghi e dei monumenti d’Italia, «per la quale continuamente dodici anni ho caminato – raccontava –, le antichità e distruzioni disegnate e poste in carta, parte ne ho con li occhi vedute e parte riferisco per bocca delli historici di quei tempi» (ibid.).
Da un punto di vista complessivo quest’opera è significativa per la commistione degli elementi pittorici e decorativi (fregi e figure allegoriche tratte dalla mitologia classica corredano tutte le sezioni), e per l’attenzione storico-topografica dell’autore, che unì dati tratti dall’esperienza diretta insieme ad antiche tradizioni mitologiche. Nella riproduzione cartografica delle città spiccano Roma e Firenze, rappresentate in pianta con precise indicazioni topografiche; in ossequio agli intenti celebrativi dell’autore, la capitale del Granducato è raffigurata nella sua veste di città ideale al centro dello Stato mediceo.
Dedicato a fatti d’attualità, e in particolare alla crescente minaccia costituita dalle truppe ottomane che ormai da tempo premevano lungo i confini orientali dell’Impero asburgico, è il Discorso… nel quale si raccontano tutte le gloriose imprese fatte dagl’invitti e magnanimi eroi cristiani contra l’empia setta maumetana et com’hebbe principio et origine l’imperio Ottomano (Milano, G. Ferioli, 1596). In questo breve pamphlet l’autore sottolineava il ruolo centrale del principe di Transilvania nel resistere alle mire ottomane, invitando i signori delle terre confinanti con il principato a unirsi in un’unica lega per fronteggiare il nemico. Pindemonte sosteneva infatti che, nonostante la potenza militare degli Ottomani, l’unione di più eserciti per una causa comune avrebbe potuto condurre alla vittoria e scongiurare il pericolo di una dominazione ottomana su tutta l’Europa. Non è dato sapere se Pindemonte abbia avuto diretta esperienza della situazione dell’Ungheria o se, come appare più probabile, egli abbia rielaborato notizie riportate da funzionari e da ambasciatori veneti. Non è escluso altresì che la fonte principale di Pindemonte sia stata il conte Raimondo Nogarola, un lontano parente che combatteva sul fronte ungherese.
Nel 1597 Pindemonte compose il Trattato sopra la edificazione di Palma e delle Alpi del Friuli nel quale si raccontano tutte le fortificationi fatte da Cesare fino al 1593..., con dedica a Giacomo Verità, rimasto manoscritto (Verona, Biblioteca civica, Mss., 1535), in cui è ripercorsa la storia delle fortificazioni di Palmanova.
Per la sua attività di viaggiatore e cartografo Pindemonte fu definito un «eccellente geografo» dal letterato fiorentino, di origine veronese, Dionigi Rondinelli (1603, c. 17v). Questa indicazione consente inoltre di dedurre che in quella data Pindemonte era ancora in vita.
Le testimonianze sui suoi ultimi anni sono pressoché assenti: presumibilmente morì nei primi anni del XVII secolo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Verona, Antico Archivio del Comune, reg. 267, c. 42v; 268, c. 177v; Pindemonte-Rezzonico, b. 433; Stati di famiglia, n. 947; Antichi estimi provvisori, reg. 135, anno 1570; Antico Ufficio del Registro di Verona, mz. 165, testamento n. 193, anno 1573.
D. Rondinelli, Rime piacevoli, Venezia 1603, cc. 17v-20v; S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, p. 428; G.B. Biancolini, Supplementi alla Cronica di p. Zagata, II, Verona 1749, p. 176; G.C. Bascapè, Le relazioni fra l’Italia e la Transilvania nel secolo XVI. Note e documenti, Roma 1931, ad ind. e p. 193; C. Göllner, Turcica. Die europäischen Türkendrucke des XVI Jahrhunderts, Bucarest-Baden Baden, II, 1968, pp. 616-618; R. Francovich, Una carta inedita e sconosciuta di interesse storico e archeologico. La “Geografia della Toscana e breve compendio delle sue historie” (1596) di L. P., in Essays presented to Myron P. Gilmore, Firenze 1978, pp. 167-178; A. Gunnella, Il “Breve compendio de tutte le historie toschane” del veronese L. P., in Annali dell’Istituto di Storia dell’Università di Firenze-Facoltà di Magistero, I (1979), pp. 113-149.