LEONIDA Tarentino (Λεωνίδας ὁ Ταραντῖνος)
È tra i primi e più originali rappresentanti della poesia epigrammatica greca durante l'età alessandrina. Della sua vita nulla si sa se non quel poco che può desumersi dai resti della sua opera: i quali consistono in un centinaio d'epigrammi non tutti di sicura attribuzione e conservati quasi tutti nell'Antologia Palatina e Planudea. Uno di essi (Anth. Pal., VI, 334) sembra essere composto per il re d'Epiro, Neottolemo, ucciso nel 295 a. C. Un altro epigramma è dedicato a Pirro, in occasione della vittoria da costui riportata su Antigono Gonata nel 274 a. C. Erano quelli i tempi in cui l'Italia meridionale veniva soggiacendo alla conquista romana: perciò poeti e letterati ne emigravano. Così anche L. emigrò, e dopo essere stato in Epiro, si volse verso l'Oriente ellenistico e l'Egitto. Non sappiamo in quali ambienti letterarî egli si sia specialmente soffermato: con probabilità si suppone che abbia conosciuto Teocrito, Asclepiade di Samo, Callimaco. In ogni caso L. fu un isolato; condusse vita randagia, di terra in terra, poveramente (VII, 736; VI, 300); e non ebbe più modo di tornare in patria.
Gli epigrammi che di L. ci rimangono sono concepiti, per la maggior parte, come epigrammi votivi (anatematici, sepolcrali, e simili), e si fingono scritti per commissione di povera gente, pescatori, cacciatori, artigiani, tessitrici, flautiste, ecc. La sua fantasia ama i piccoli "quadri di genere"; s'interessa non di rado a scene di vita campestre (mostrando la sua dipendenza da Mnasalca); ma specialmente si compiace dell'umile mondo borghese. Se il contenuto di questa poesia è umile e volgare, invece l'arte con cui lo si rappresenta è raffinata, educata al culto della perfezione stilistica alessandrina. L. trovò, nella successiva tradizione della poesia epigrammatica, molti imitatori.
Ediz.: Gli epigrammi, sparsi nelle edizioni dell'Antologia (v.), si trovano riuniti e commentati presso J. Geffcken,Leonidas von Tarent, in Jahrbücher für klass. Philologie, Suppl., XXII (1896), p. 1 segg. V. anche A. Veniero, I poeti dell'Antologia Palatina, ecc. (traduzione e commento), 1905, pp. 133-232; J. Mouquet, Les épigrammes de Léonidas de Tarente, Lilla 1907 (traduzione).
Bibl.: F. Susemihl, Geschichte der griechischen Literatur in der Alexandrinerzeit, II, Lipsia 1892, pp. 534-37; R. Reitzenstein, Epigramm und Skolion, Giessen 1897; J. Geffcken, art. Leonidas v. Tarent, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie der class. Altertumswiss., XII, coll. 2021-31; E. Bignone, L'epigramma greco, Bologna 1920.