IOTTI, Leonilde (Nilde)
Nacque a Reggio Emilia il 10 apr. 1920 da Egidio, ferroviere e militante socialista, e da Alberta Vezzani, casalinga e cattolica praticante.
Le disagiate condizioni economiche della famiglia furono aggravate nel 1923 dal licenziamento del padre dalle Ferrovie e nel 1934 dalla sua scomparsa.
Malgrado le difficoltà, la I. percorse con profitto l'iter scolastico fino a iscriversi, grazie a una borsa di studio, alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università cattolica di Milano.
La scelta di questo ateneo confessionale era coerente con l'educazione religiosa ricevuta dalla I., il cui padre, come ebbe lei stessa a ricordare, aveva sempre ritenuto che per la figlia fosse "meglio stare con i preti che con i fascisti". Tuttavia, proprio nel periodo dell'università la I. visse un profondo travaglio spirituale e ideologico, che si risolse con l'abbandono della fede cattolica e l'adesione al comunismo.
Dopo essersi laureata a pieni voti nell'anno accademico 1942-43, la I. fece ritorno a Reggio Emilia, dove iniziò a insegnare presso l'istituto tecnico industriale. Nel 1943, senza mai abbandonare l'insegnamento, prese parte, sia pure marginalmente, alla Resistenza impegnandosi nei Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà. Dopo la Liberazione svolse attività sociali e assistenziali nelle file dell'Unione donne italiane (UDI) di Reggio Emilia, di cui nell'autunno 1945 divenne segretaria. Nello stesso periodo la I. cominciò a svolgere attività politica nell'ambito del Partito comunista italiano (PCI).
La popolarità acquisita dalla I. presso l'elettorato femminile e l'esigenza del PCI reggiano di ampliare la propria rappresentanza al di là del tradizionale radicamento sociale fecero valutare con favore la candidatura di un'intellettuale di origini cattoliche come la Iotti.
Inserita come indipendente nelle liste del PCI, la I. venne eletta nel luglio 1945 al Consiglio comunale di Reggio Emilia e quindi, il 2 giugno 1946, all'Assemblea costituente per la circoscrizione Modena - Reggio Emilia - Parma - Piacenza.
Alla Costituente la I. fece parte della commissione dei Settantacinque, incaricata di redigere la bozza della costituzione repubblicana e, in particolare, della prima sottocommissione, che si occupava dei diritti e doveri dei cittadini, presso la quale svolse la relazione sulla definizione dei rapporti tra lo Stato e la famiglia e interventi in materia di principî dei rapporti civili, di magistratura e di autonomie locali.
Sempre nel 1946 la I. maturò la decisione di iscriversi al PCI e conobbe il segretario generale del partito Palmiro Togliatti, con il quale stabilì un intenso legame affettivo e convisse fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1964.
Tale unione, per la notevole differenza di età tra i due e per il fatto che Togliatti fosse sposato con Rita Montagnana, fu subito malvista e osteggiata nel gruppo dirigente comunista. Intorno a sé la I. avvertiva l'incomprensione e la freddezza di molti suoi compagni di partito, che furono all'origine di comportamenti discriminatori causa per lei di non poche amarezze. Gli anni vissuti, con dignità e discrezione, al fianco di Togliatti (caratterizzati anche da momenti drammatici come l'attentato subito dal leader comunista il 14 luglio 1948 e il viaggio a Mosca nell'inverno 1950-51, con il rifiuto opposto a Stalin di restare nell'Unione sovietica a dirigere il Cominform) comportarono nei fatti la rinuncia a svolgere un significativo ruolo politico.
Soltanto nel 1956 la I. fu ammessa, non senza contrasti, a far parte del comitato centrale e nel 1962 della direzione nazionale del PCI dopo essere stata chiamata, l'anno precedente, a dirigere la sezione femminile del partito. Eletta alla Camera dei deputati sin dal 18 apr. 1948, la I. fu sempre riconfermata nelle successive elezioni.
Fino alle consultazioni politiche del 5-6 apr. 1992 nelle liste del PCI per la circoscrizione Modena - Reggio Emilia - Parma - Piacenza; nelle consultazioni del 27-28 marzo 1994, le prime con il sistema uninominale, fu eletta nella lista del Partito democratico della sinistra (PDS, al quale aderì dopo lo scioglimento del PCI) con il riparto proporzionale dei seggi, nella XIV circoscrizione Marche e nella III circoscrizione Lombardia I, optando per quest'ultima; nelle elezioni del 21 apr. 1996 fu eletta, sempre nella lista del PDS, con il riparto proporzionale, nella XIV circoscrizione Marche.
A una così lunga e continua presenza in Parlamento non fece sempre riscontro, come accennato, un adeguato riconoscimento del ruolo politico della I. nell'ambito del suo partito. Soltanto dopo la scomparsa di Togliatti ebbe la possibilità di affermare in pieno la propria personalità politica, divenendo protagonista delle battaglie per la parità e la difesa della donna. Già nel 1955 era stata prima firmataria di una proposta di legge per l'istituzione di una pensione e di un'assicurazione volontaria in favore delle casalinghe. All'XI congresso del PCI, che si svolse a Roma nel gennaio 1966, la I. affermò l'impegno del partito per l'introduzione del divorzio, ritenendolo una conquista civile indilazionabile e respingendo le critiche delle forze laiche che accusavano i comunisti di tiepidezza sulla questione.
Il 24 nov. 1970 intervenne alla Camera per la dichiarazione di voto sul disegno di legge "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio". Particolarmente sensibile ai rapporti con il mondo cattolico, nel 1971 presentò una mozione parlamentare per la revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Nel 1974 partecipò attivamente alla battaglia referendaria in difesa del divorzio, nel 1975 fu promotrice della legge sul diritto di famiglia e nel 1978 non fece mancare il suo apporto all'approvazione della legge sull'aborto.
La crescita di autorevolezza e peso politico della I. ebbe riscontro nella sua elezione, nel 1968, a vicepresidente del gruppo parlamentare del PCI alla Camera, di cui era già stata segretaria, e nel 1972 a vicepresidente della Camera dei deputati. In quello stesso anno assunse la segreteria del PCI Enrico Berlinguer, del quale la I. condivise la politica di progressivo distacco dall'Unione sovietica in nome di una terza via "eurocomunista". La I. fu altresì convinta sostenitrice del cosiddetto compromesso storico e della strategia della solidarietà nazionale, scaturita dall'esito delle elezioni del 1976 e basata sull'intesa tra due partiti tradizionalmente antagonisti come il PCI e la Democrazia cristiana (DC). Proprio nel 1976, sull'onda della forte crescita elettorale, il PCI ottenne importanti cariche parlamentari e alla I. venne assegnata la presidenza della commissione Affari costituzionali della Camera.
Il 20 giugno 1979 venne eletta, al primo scrutinio con 433 voti, presidente della Camera dei deputati, carica che ricoprì per tredici anni, essendovi confermata, il 12 luglio 1983 nella IX legislatura e il 2 luglio 1987 nella X legislatura.
Nel suo discorso d'insediamento la I. dichiarò la propria "emozione per essere la prima donna nella storia d'Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato" e, rivolta ai deputati, aggiunse: "io stessa, non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l'affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita" (Ricordando…, p. 42).
Nell'espletamento del suo incarico la I. dimostrò, per riconoscimento pressoché generale, doti di equilibrio, imparzialità e fermezza, assumendo come principio fondamentale la difesa del ruolo e delle prerogative del Parlamento. Questo suo comportamento le fece guadagnare stima e apprezzamento, ma non mancò di suscitare, di volta in volta, malumori e ostilità di qualche forza politica.
Così, tra il 1980 e il 1981, in occasione della discussione dei provvedimenti antiterrorismo, la I. fu vivacemente contestata dal gruppo radicale; e nel 1984, per l'applicazione rigida del regolamento di fronte all'ostruzionismo messo in atto dai comunisti sul decreto sulla scala mobile, la I. si attirò i malumori e le critiche del suo stesso partito.
Il 27 marzo 1987, in un momento di tensione politica tra i due principali partiti della coalizione di maggioranza, la DC e il Partito socialista italiano, la I. ricevette dal presidente della Repubblica, F. Cossiga, l'incarico esplorativo volto a verificare se ci fossero le condizioni per risolvere la crisi sfociata poi nelle elezioni anticipate. Prima dello scioglimento delle Camere la I. chiese la convocazione della commissione Giustizia in modo da far approvare la riforma che riduceva da cinque a tre anni il periodo di separazione legale necessario per ottenere il divorzio.
Nel 1991 si pronunciò contro l'ipotesi di scioglimento anticipato delle Camere in ragione della loro presunta delegittimazione dopo il successo del referendum popolare sulla preferenza unica.
Tra gli atti della presidenza Iotti va infine annoverato il trasferimento nel palazzo di S. Macuto della vasta biblioteca della Camera, che venne dotata di moderni servizi e attrezzature e resa accessibile al pubblico.
Nel corso della XI legislatura fece parte della commissione Affari esteri e comunitari e della commissione bicamerale per le Riforme istituzionali, della quale il 10 marzo 1993 divenne presidente. Europeista convinta, la I. fu dal 1969 al 1979 deputato al Parlamento europeo, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea della Conferenza sulla sicurezza e cooperazione in Europa (CSCE), della quale il 9 luglio 1993 fu eletta vicepresidente. Nella XII legislatura fece parte della commissione Affari costituzionali e fu prima firmataria di una proposta di legge per la revisione della Costituzione; fu anche membro della commissione Esteri, partecipando ai lavori della CSCE. Nella XIII legislatura fece ancora parte della commissione Esteri e nel gennaio 1997 fu eletta vicepresidente del Consiglio d'Europa.
Il 28 genn. 1998 tenne il suo ultimo discorso alla Camera, dedicato al progetto di riforma della costituzione approvato dalla commissione bicamerale. L'aggravamento delle condizioni di salute non le consentì di partecipare come avrebbe voluto all'attività parlamentare, fino a indurla, il 18 nov. 1999, a rassegnare le dimissioni da deputata.
La I. morì a Roma il 4 dic. 1999.
I suoi scritti sono raccolti nel volume: Nilde Iotti, Reggio Emilia 2000.
Fonti e Bibl.: I deputati alla Costituente, Torino 1946, s.v. (nei testi di seguito citati la I. viene spesso indicata come Jotti); N. Spano - F. Camerlenghi, La questione femminile nella politica del PCI, 1921-1963, Roma 1972, pp. 153, 169, 194, 208; G. Bocca, P. Togliatti, Roma-Bari 1973, ad ind.; G. Ascoli, L'UDI tra emancipazione e liberazione (1943-1964), in Problemi del socialismo, XVII (1976), 4, pp. 119 s., 135 s.; Cultura politica e partiti nell'età della Costituente, II, L'area socialista. Il Partito comunista italiano, a cura di R. Ruffilli, Bologna 1979, ad ind.; G. Pallotta, Cronache dell'Italia repubblicana, Roma 1987, ad ind.; G. Pansa, Lo sfascio, Milano 1987, ad ind.; D. Sassoon, L'Italia contemporanea, Roma 1988, ad ind.; Guida all'Italia contemporanea, 1861-1997, diretta da M. Firpo - N. Tranfaglia - P.G. Zunino, V, Cronologia, Alte cariche dello Stato, Indici, Milano 1988, ad ind.; S. Furlani - G. Salotti - A.M. Arpino, I presidenti della Camera, Roma 1988, pp. 5 s., 13, 216, 221 s., 293; G. Fiori, Vita di E. Berlinguer, Roma-Bari 1989, ad ind.; Camera dei deputati, Le donne e la costituzione. Atti del Convegno… Associazione degli ex-parlamentari… 1988, Roma 1989, pp. 223-228, 321-329, 459; L. Fanti, Nilde I.: la signora del Palazzo, Brescia 1991; G. Corbi, Nilde, Milano 1993; Paura non abbiamo. L'Unione donne italiane di Reggio Emilia nei documenti, nelle immagini, nella memoria. 1945-1982, Bologna 1993, pp. 11 s. e passim; Storia dell'Italia repubblicana (Einaudi), I, La costruzione della democrazia. Dalla caduta del fascismo agli anni Cinquanta, Torino 1994, ad ind.; R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano, VI, Il partito nuovo dalla Liberazione al 18 aprile, Torino 1995, ad ind.; P. Craveri, La Repubblica dal 1958 al 1992, Torino 1995, ad ind.; I deputati e i senatori del tredicesimo Parlamento repubblicano, Roma 1996, s.v.; A. Agosti, P. Togliatti, Torino 1996, ad ind.; N. Caiti - R. Guarnieri, La memoria dei "rossi". Fascismo, Resistenza e ricostruzione a Reggio Emilia, Roma 1996, pp. 635-646; G. Gozzini - R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano, VII, Dall'attentato a Togliatti all'VIII congresso, Torino 1998, ad ind.; Ricordando N. I., numero speciale di Info/Quaderni, V (1999), 22-23; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, III, s.v.; Le donne italiane. Il chi è del '900, a cura di M. Mafai, Milano 1993, sub voce.