ARMELONGHI, Leonzio
Nato a Monticelli d'Ongina (Piacenza) da Francesco il 15 ott. 1827, si laureò nel 1850 a Parma in giurisprudenza ma non fu ammesso nel locale collegio degli avvocati per le sue idee liberali. Partecipò attivamente all'opera di propaganda insurrezionale e unitaria del comitato parmense della Società nazionale (cfr. Epistolario di G. La Farina, a cura di A. Franchi, II, Milano 1869,pp. 80, 89, 102 e passim) e contribuì in maniera notevole al movimento annessionista parmense del 1859.
Con G. Riva, G. Maini e A. Garbarini, l'A. aveva Costituito (1-2 maggio 1859) la Giunta provvisoria di governo, in nome del re di Sardegna, per gli Stati parmensi, che aveva scavalcato la Commissione di governo lasciata il 1º maggio dalla duchessa Maria Luigia. Quando Maria Luigia si era di nuovo allontanata dalla città (8 giugno), il municipio aveva formato una nuova Commissione di governo, costituita da G. Cantelli, P. Bruni e E. Armani (9-17 giugno 1859). Ma sotto la pressione del comitato della Società nazionale, già il 10 dello stesso mese il municipio di Parma (e l'11 quello di Piacenza) inviava al principe Eugenio di Carignano una commissione per esprimere la volontà d'unione del ducato col Piemonte e nominava una Commissione provvisoria di governo. Il 17 giugno si insediava, come governatore civile per il re di Sardegna, D. Pallieri. Quando questi, in conseguenza dell'interpretazione dei patti armistiziali di Villafranca, abbandonava Parma (8 agosto), l'A. si opponeva a costituire un triumvirato col Cantelli e G. Manfredi, per avversione all'orientamento moderato di questo, e accettava, però, la nomina a direttore dell'Interno nel governatorato dello stesso Manfredi (8-18 agosto). La pressione della propaganda annessionista determinava il Manfredi a emanare il noto proclama del 14 agosto (redatto dall'A.), che proponeva di "unire le provincie Parmensi alle altre contrade dell'Italia Centrale, per cooperare a forze unite e con efficacia maggiore, alla vittoria del gran principio del Diritto Nazionale". Il Farini, dittatore delle province modenesi, accettava il 18 agosto anche la dittatura degli Stati parmensi (l'A. aveva fatto parte della commissione che gli aveva recato la deliberazione) e il 30 agosto deliberava la convocazione, per il 4 settembre, dei collegi elettorali. Il 12 settembre l'Assemblea parmense confermava l'unione del ducato al Piemonte; il 30 novembre, fusi i governi di Modena, Parma e Romagne sotto la dittatura del Farini, questi chiamava l'A. a far parte del ministero, costituito l'8 dicembre, come segretario generale dell'Interno, carica che l'A. teneva fino alla definitiva annessione al Piemonte (18 marzo 1860).
Il 25 marzo 1860 l'A. fu eletto deputato nel collegio di Carpeneto Piacenza (VII legisl.), ed entrò in ballottaggio col Manfredi per il collegio di Monticelli d'Ongina. L'attività parlamentare dell'A. si chiuse con questa legislatura; entrato nella magistratura, percorse una rapida e brillante carriera. Nel 1862 pubblicò una acuta relazione Sull'amministrazione della giustizia nelle Marche e nell'Umbria (Ancona 1862). Aveva sposato Giovannina Baratta, nota artista della danza, che aveva lasciato, dopo il matrimonio, le scene. Quando il 23 giugno 1866 l'A. morì ad Ancona, era sostituto procuratore generale di quella Corte d'appello.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Parma, sezione IV, Gov. Provvisorio, serie Moti Politici, busta 35, anno 1859; Roma, Museo Centrale del Risorgimento, buste CLII n. 65 e CLV n. 52; A. Calani, Il Parlamento del regno d'Italia, Milano s. d. [ma 1860], I, pp. 41 s.; E. Casa, Parma da M. Luigia a Vitt. Eman. II, Parma 1901, passim; S. Fermi-E. Ottolenghi, G. Manfredi patriota e magistrato piacentino, Piacenza 1927, pp. 47, 59, 88-90 e passim; S. Fermi, Un magistrato e patriota monticellese: L. A., in Bollett. stor. piacentino, XXXVI(1941), pp. 3-16.
Per gli avvenimenti parmensi, oltre i citati E. Casa e S. Fermi-E. Ottolenghi (alla cui bibl. si aggiunga E. Nasalli Rocca, Bibl. del Risorgimento piacentino, in La Strenna dell'anno XV, Piacenza s. d. [ma 1937], p. 86), cfr. Le Assemblee del Risorgimento, Roma 1911, I, pp. 427 ss., 641 ss., e D. Demarco, Le Assemblee Nazionali e l'idea di Costituente alla dimane del 1859, Firenze s. d. [ma 1947], pp. 43 ss.