MUGNONE, Leopoldo
– Nacque a Napoli il 29 settembre 1858, in una famiglia di musicisti. Il padre, Antonio, era primo contrabbassista del teatro S. Carlo, il fratello Ferdinando direttore d’orchestra.
Studiò al conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli con Beniamino Cesi e Paolo Serrao, mostrando precoci attitudini musicali e un sorprendente istinto teatrale; a soli 12 anni compose un’operina buffa, Il dottor Bartolo Salsapariglia, partecipando egli stesso alla recita nel ruolo comico del basso (sebbene allora avesse ancora voce da contralto). Le repliche gli fruttarono un buon successo di pubblico. Ancora studente fu nominato, nel 1875, maestro del coro per la stagione di opere comiche e operette del teatro Nuovo, allestita dalla compagnia di Fanny Sadowska: gli venne affidato l’incarico di preparare i materiali in italiano di alcune operette straniere (Cagliostro, Il pipistrello, Il carnevale di Roma, Madama l’Arciduca) da presentare al pubblico napoletano nella traduzione del librettista Enrico Golisciani, nonché di comporre un’operetta in un atto, Don Bizzarro e le sue figlie, che fu molto apprezzata fin dal debutto, avvenuto il 20 aprile. Il successo venne replicato con Mamma Angot al serraglio di Costantinopoli, un’operetta in 3 atti, ancora su libretto di Golisciani, messa in scena al Nuovo nell’estate 1875. Il giovanissimo Mugnone, musicista già provetto, produsse anche parecchie composizioni cameristiche e vocali: si ricorda, tra l’altro, una graziosa romanza in napoletano, La rosella (Napoli 1874), che in quegli anni riscosse un notevole successo.
Tornò alla composizione qualche anno più tardi con l’opera in un atto Il birichino, ancora su libretto di Golisciani, che debuttò con successo al teatro Malibran di Venezia l’11 agosto 1892 e fu ripresa a Roma, Firenze, Barcellona e Vienna: qui fu presentata dall’editore Sonzogno all’Esposizione internazionale di musica insieme ad alcune opere recentissime del proprio catalogo come Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, un accostamento al gusto dell’opera verista non apprezzato da Eduard Hanslick, che giudicò l’opera mediocre e noiosa. L’ultima esperienza compositiva per il teatro musicale fu Vita brettone, sempre su libretto di Golisciani, data a Napoli, al S. Carlo, il 14 marzo 1905, con l’autore sul podio.
Il talento precoce di Mugnone si manifestò soprattutto nella direzione d’orchestra: appena sedicenne debuttò, su incarico di Luigi Lambiase, come direttore della stagione comica al teatro La Fenice di Napoli: un debutto invero contrastato, per il malcontento suscitato negli orchestrali dalla giovanissima età del maestro. Collaborò poi col teatro Garibaldi, prima come maestro del coro, indi come concertatore. Nel 1877 avviò al teatro dei Fiorentini una fortunata serie di allestimenti di opere dimenticate dal pubblico napoletano, di Giovanni Paisiello (Zingari in fiera), Domenico Cimarosa (Giannina e Bernardone e Il matrimonio segreto), Errico Petrella e Gioachino Rossini. Seguì un ciclo di concerti che lo vide impegnato in diversi teatri dell’Italia meridionale; ritornato a Napoli, venne scelto da Giovanni Bottesini come accompagnatore per una tournée, durata quasi due anni, per le principali capitali europee.
Il 22 maggio 1887 debuttò al teatro Costanzi di Roma con La forza del destino di Verdi. In seguito ai successi conseguiti nel 1888 venne scritturato dall’editore Sonzogno che, avendo appena assunto la gestione di importanti teatri tra cui lo stesso Costanzi, gli affidò la direzione delle opere del proprio catalogo nei maggiori teatri in Italia (La Scala e il Dal Verme a Milano, La Pergola a Firenze e il Comunale a Bologna) e all’estero, fra cui la stagione italiana a Parigi in occasione dell’Esposizione (1889) e il teatro Municipale di Nizza.
Memorabile in questo periodo l’allestimento romano dell’Orfeo ed Euridice di Gluck. Scrisse a proposito Francesco Flores D’Arcais: «Datemi l’orchestra romana, guidata da un valente direttore come Mugnone, animata dal sacro fuoco dell’arte, desiderosa a buon diritto di provare la propria superiorità, e avrete l’esecuzione strumentale di stasera, una vera perfezione. Ho lasciato per ultimo il maestro Mugnone, al quale si deve in gran parte il colossale successo. Non si può interpretare meglio la musica di Gluck. Il Costanzi possiede senza dubbio uno dei più valenti direttori d’orchestra che abbiamo in Italia» (in L’Opinione, 25 ottobre 1888).
Il rapporto privilegiato con l’editore milanese, mecenate della scuola musicale verista, gli consentì di dirigere le «prime» di autori come Mascagni (Cavalleria rusticana, 1890), Umberto Giordano (Andrea Chénier, 1905; Fedora, 1906; Mese mariano, 1910), Alberto Franchetti (La figlia di Jorio, 1906), che lo considerarono l’interprete ideale delle loro opere. Fu legato da amicizia con Giacomo Puccini, di cui curò la «prima» di Tosca (1900).
A tal proposito, disse un quotidiano romano: «Mugnone concertò e diresse l’opera con affetto più che fraterno, trasferendovi tutta la sua anima di artista elettissimo, tutta la sua nervosità. Se nel finale del primo atto e nella scena della tortura e della morte raggiunse effetti poderosissimi, nel preludio del terzo atto riuscì di una finezza meravigliosa. Fu disegnatore perfetto, colorista smagliante e vigoroso, d’una purezza classica» (Il Popolo romano, 15 gennaio 1900). Il rapporto col compositore toscano s’incrinò tuttavia per i contrasti insorti durante l’allestimento di Madama Butterfly al Costanzi di Roma nel 1908. Diresse comunque più volte Manon Lescaut, La bohème, nonché la prima italiana de La rondine (Milano, 1917).
Direttore dal repertorio assai vasto e versatile, toccò con egual efficacia i più svariati generi operistici, da Hector Berlioz a Richard Wagner, da Vincenzo Bellini all’amico Verdi, che lo indicò come concertatore per la «prima» del Falstaff alla Scala nel 1893. Nell’ottobre 1913 inaugurò le celebrazioni scaligere del centenario di Verdi con l’allestimento del Nabucco. Diresse numerose altre stagioni al teatro Costanzi di Roma, per alcuni anni le stagioni di Carnevale al S. Carlo di Napoli, e due stagioni al Covent Garden di Londra. Nel 1917-18, inoltre, diresse tre concerti sinfonici al teatro Augusteo di Napoli, con composizioni di musicisti all’epoca poco noti in Italia. Sempre grazie a Sonzogno, venne spesso chiamato a dirigere in Argentina e in altri paesi dell’Americana latina: a Buenos Aires diresse la «prima» sudamericana dei Maestri cantori di Norimberga di Wagner (1898, in italiano) e numerose prime esecuzioni in Uruguay.
Ebbe il merito d’incoraggiare in Italia l’esecuzione d’importanti lavori operistici di autori stranieri, in particolar modo francesi come Georges Bizet e Jules Massenet, nonché Berlioz di cui diresse La dannazione di Faust nella sua versione originaria in forma di oratorio. Pur non indifferente alle vicende belliche del primo conflitto mondiale – lo testimoniano diverse liriche di contenuto patriottico da lui composte – si oppose fermamente all’eliminazione della produzione tedesca dai repertori delle compagnie teatrali italiane nella stagione 1915-16.
Intorno al 1933 donò al Conservatorio di Napoli e ai Musei teatrali dell’Opera di Roma e della Scala di Milano una collezione comprendente circa 2000 documenti, fra cui un ampio carteggio con Puccini e lettere di Mascagni, Leoncavallo, Massenet, Richard Strauss e Verdi.
Sua moglie, Maria Paolicchi, fu un apprezzato mezzosoprano.
Morì a Capodichino, presso Napoli, il 22 dicembre 1941.
Opere (edite a Milano, salvo diversa indicazione): tra le composizioni non citate, si annoverano numerose liriche per canto e pianoforte in italiano e in napoletano: A Nenna mia!, Napoli 1876; La farfalla, 1879; ’Na storiella d’ammore, Napoli 1880; La cianciosa, 1882; Un giorno senza lei!, 1882; Spes ultima Dea, 1885; Brindisi, 1886; Perché m’avete innamorato…, 1888; Serenata picciosa, 1889; Piccole liriche (Dietro un sogno. Proibizione. Chiamatelo destino…), Firenze 1890; Rosa, Napoli 1890; Lo galluccio, 1890; Candide vele, Firenze 1890; ’O sciore, Napoli 1891; Se m’amassi, 1894; E meglio che m’ ‘a scioscio, 1895; Che cosa è amore!, 1896; La première, 1898; La Trêve, melodie, 1898; Fanciullo, io son la guerra, Firenze 1900; Dormi!, 1900; Ne la grotta, 1902; Rusinella. Canzonetta napoletana, Napoli 1903; Canzone all’antica, 1906; Ave maris stella, 1907; Serenatella romanesca, Firenze 1909; Canzone amirosa, ibid.1910; Saluto ’e Pasca, ibid. 1915; Ultima passeggiata, ibid. 1915; Carso maledetto!, ibid. 1915; Natale di guerra (1915), ibid. 1915; Mattinata, 1919; O maggio di Fiorenza, Firenze 1922; Rispetti toscani, ibid. 1928; Due liriche (Trieste addio, Triste ritorno), ibid. 1929; O bella signora, ibid. 1929; O rondinella. Canzonetta, ibid. 1930; Il mio tormento, ibid. 1935. Tra la musica per pianoforte e da camera: Motivi dell’opera Cavalleria rusticana per pianoforte, 1890; Pot-pourri sull’opera Regina e contadina per pianoforte, 1894; Elegia, per canto, violino e pianoforte, 1882; Fior di siepe, melodia per canto, violino e pianoforte, Roma 1890; Lontano, pensiero melodico per violoncello e pianoforte, 1890; Il Birichino, bozzetto melodrammatico in un atto. Fantasia per violino e pianoforte, 1893; Minuetto per violino e pianoforte, Napoli 1903. Curò anche due riduzioni pianistiche di opere liriche (P. Mascagni, Cavalleria rusticana, 1890; Mildred Marion, Ethelinda, Lipsia 1895) e la strumentazione di numerose composizioni di Giulio Ricordi (pseudonimo Julius Burgmein).
Fonti e Bibl.: Teatro illustrato, X, Milano 1890, p. 66; E. Hanslick, Fünf Jahre Musik (1891-1895). Kritiken, Berlin 1896, pp. 64 ss.; G. Depanis, I concerti popolari ed il teatro Regio di Torino … 1872-1886, Torino 1914-15, passim; La Bohème al teatro Regio per la famiglia del soldato, s.l., 1916, p. 10; B. Stagno Bellincioni - G. Bellincioni, Roberto Stagno e Gemma Bellincioni intimi, Firenze 1920, passim; T. Ruffo, La mia parabola. Memorie, Milano 1937, pp. 231-235; The Macmillan Encyclopedia of music and musicians, London 1938, pp. 1226 s.; P. Panichelli, Il «pretino» di Giacomo Puccini, Pisa 1940, p. 89; E. de Leva, L. M. nel dolore e nell’arte, in Corriere di Napoli, 6 agosto 1941; A. de Angelis, Aneddoti su M., in Voce d’Italia, 23 novembre 1941; A. de Angelis, L. M. era timido come Verdi, in Giornale d’Italia, 11 aprile 1958; Casa musicale Sonzogno, 1874-1994. Cronologie, saggi, testimonianze, a cura di M. Morini - N. Ostali - P. Ostali, Milano 1995, 2 voll., ad indicem; A. Sapienza, Mamma Angot a Costantinopoli e il tramonto dell’opera buffa dell’Ottocento, in La parodia dell’opera lirica a Napoli nell’Ottocento, Napoli 1998, pp. 130 s.; M.G. Sità, L. M. e il suo Birichino, in Francesco Cilea e il suo tempo, a cura di G. Pitarresi, Reggio Calabria 2002, pp. 345-368; G. Plenizio, Lo core sperduto, Napoli 2009, pp. 255-276; A. de Angelis, Dizionario dei musicisti, Roma 1922, pp. 336-338; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1938, pp. 145 s.; Enciclopedia italiana, XXIV, Roma 1949, p. 6; A. Della Corte - G.M. Gatti, Dizionario di musica, Torino 1959, p. 413; Enciclopedia dello spettacolo, VII, Roma 1960, pp. 918 s.; Encyclopédie de la musique, III, Paris 1961, p. 267; Enciclopedia della musica, III, Milano 1964, p. 235; La Musica. Dizionario, II, Torino 1971, pp. 408 s.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, pp. 293 s.; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, pp. 366 s.