LEOPOLDO VI, DUCA D'AUSTRIA E DI STIRIA
Figlio di Leopoldo V, duca d'Austria (1177-1194), e di Elena, figlia del re Géza II d'Ungheria, nacque nel 1176-1177. Nel 1203 sposò Teodora, nipote dell'imperatore bizantino Isacco II Angelo. Da quest'unione nacquero quattro femmine e tre maschi, tra cui il suo successore nei ducati, Federico II (v. Federico II, duca d'Austria e di Stiria, il Bellicoso).
Essendo il figlio cadetto, in un primo tempo fu escluso dal governo, ma gli fu assegnato dal padre sul letto di morte il ducato di Stiria, sebbene la Georgenberger Handfeste del 1186, che in caso di successione ai Babenberg garantiva i diritti dei ministeriali della Stiria, considerasse vincolante l'unione personale dei due ducati d'Austria e di Stiria.
Questo conflitto si attenuò nel 1198 in seguito alla morte del fratello maggiore Federico I. L., nella guerra civile in Germania, fin dalla doppia elezione del 1198 si schierò dalla parte di Filippo di Svevia, con il quale non solo era imparentato tramite suo nonno ma anche per matrimonio, poiché sua moglie era nipote della regina Irene. Già nel 1194 aveva partecipato alla spedizione dell'imperatore Enrico VI in Sicilia. Dopo l'assassinio di Filippo nel 1208 riconobbe Ottone IV, ma ben presto gli voltò le spalle e già nel 1211 decise di appoggiare Federico II. L'anno seguente prese parte alla crociata contro gli albigesi nel meridione della Francia e si batté anche a sud dei Pirenei contro i mori, ma giunse troppo tardi per contribuire alla grande vittoria riportata dai cristiani a Las Navas de Tolosa il 16 luglio 1212. La sua religiosità aristocratica non solo gli ispirò il progetto di istituire un vescovato austriaco a Vienna, che purtroppo fu ostacolato dal vescovo di Passavia (1206-1208), ma fu anche all'origine di una grande persecuzione contro gli eretici nel 1210. Per la stessa ragione partecipò insieme a numerosi vassalli alla quinta crociata. Da Spalato la truppa veleggiò nell'estate del 1217 alla volta di Acri, dove si dovette attendere a lungo l'arrivo di altri contingenti. Nel maggio del 1218 L. passò in Egitto con i suoi uomini e nei mesi seguenti con l'esercito crociato partecipò all'assedio di Damietta. Fino al maggio 1219 resistette sul delta del Nilo, ma alla fine tornò in Austria dove giunse in settembre prima della caduta della città nel novembre 1219. Il governo di L. contribuì in modo decisivo a consolidare la sovranità territoriale dei Babenberg e rappresentò l'acme economica e culturale dell'Austria sotto questa casata. Gli statuti comunali austriaci più antichi (Enns nel 1212, Vienna nel 1221 con il redditizio ius emporii) sono altrettanto significativi del privilegio per i mercanti fiamminghi del 1208, della costruzione della strada sul valico del Semmering in Stiria e dei provvedimenti per migliorare le entrate ducali. Altrettanto importanti furono i favori concessi ai monasteri austriaci, dei quali L. si assunse largamente l'avvocazia, e la protezione loro accordata nei confronti del vescovo di Passavia. La maggior parte dei circa centottanta diplomi rilasciati da L. erano destinati a monasteri. La fondazione dell'abbazia cistercense di Lilienfeld al confine fra Austria e Stiria, riccamente dotata, si protrasse dal 1202 per molti anni. Con il suo sostegno nel 1226 fu costruito il convento dei Domenicani a Vienna. I buoni rapporti con i pontefici romani ne agevolarono l'influenza determinante sulle istituzioni religiose del suo territorio. L. riuscì ad ampliare i suoi ducati grazie a eredità e acquisti. Fra l'altro nell'odierna Austria Inferiore settentrionale ottenne le contee di Raabs, Pernegg-Drosendorf, nell'Austria Inferiore meridionale il territorio della contea dei Peilnsteiner, nell'attuale Austria Superiore a nord e a sud del Danubio alcune signorie, fra cui le più importanti erano quelle di Linz e Wels. È pure degno di nota che negli anni 1221-1225 abbia acquistato Pordenone dai signori di Castello. Con i principi vicini fu possibile mantenere rapporti pacifici. Contrasti di confine con l'Ungheria furono ricomposti grazie a un trattato di pace con re Andrea II a Graz nel 1225. La corte di Vienna sotto L. fu uno dei più importanti centri culturali della Germania. Walther von der Vogelweide, malgrado non sempre approvasse il duca, la cantò più volte. Altri poeti, come Reinmar von Zweter e Neidhart von Reuenthal sono documentati spesso nella cerchia di Leopoldo. Dopo il 1220, nel quadro di un ampliamento della città, il duca fece costruire anche un nuovo castello principesco lungo le mura cittadine.
Fino alla morte L. fu uno dei principi dell'Impero più vicini a Federico II. Questi stretti rapporti possono spiegare anche il matrimonio della figlia Margherita (nata nel 1204/1205) con re Enrico (VII), figlio dell'imperatore. Concorrenti alle nozze erano stati i re d'Inghilterra, di Francia, di Boemia e d'Ungheria. Nel luglio del 1225 l'imperatore decise a San Germano che la figlia di Babenberg sarebbe andata in sposa a suo figlio. Lo stesso L. si era recato in Italia meridionale per partecipare alle trattative decisive. Le nozze furono celebrate nel novembre del 1225 a Norimberga in presenza del duca. Quest'unione suscitò l'ostilità del re boemo Ottocaro I, la cui figlia Agnese era stata fidanzata con Enrico nel 1225: attacchi boemi e devastazioni in Austria, fra maggio e luglio del 1226, ne furono la conseguenza. L. si trovava allora a fianco dell'imperatore in Lombardia, per preparare una dieta a Cremona che avrebbe dovuto deliberare gli affari della Terrasanta. Il duca interruppe il suo soggiorno per affrontare la minaccia boema e fermare il proprio figlio ribelle Enrico. Nel periodo seguente il duca d'Austria esercitò un ascendente sempre più forte sul genero; fra il 1227 e il 1229 compare spesso alla sua corte ed è più volte testimone dei suoi diplomi, soppiantando così il duca Ludovico di Baviera, che in seguito alla scomunica inflitta a Federico II da papa Gregorio IX (29 settembre 1227) si era schierato con quest'ultimo perdendo la sua posizione di governatore imperiale. Ne scaturì l'inevitabile ostilità con il duca di Baviera. Probabilmente dipese da L. se l'imperatore, malgrado la scomunica che l'aveva colpito, intraprese ugualmente la crociata. Anche nelle trattative avviate per ristabilire la pace dopo il ritorno inatteso di Federico II dalla Terrasanta e la sconfitta delle truppe papali, L. svolse un ruolo di mediazione insieme ad altri principi dell'Impero. Non solo egli compare come testimone in diplomi imperiali rilasciati a Foggia nell'aprile 1230, ma ebbe un ruolo determinante anche nella pace di San Germano nel luglio 1230, accanto al patriarca di Aquileia, all'arcivescovo di Salisburgo, al vescovo di Ratisbona e ai duchi di Carinzia e di Andechs-Merania. Qualche giorno dopo la conclusione della pace fra l'imperatore e il papa, il 28 luglio, L. morì a San Germano dopo aver legato per testamento all'abbazia di Montecassino 300 marchi d'argento. Le sue viscere furono sepolte a Montecassino, mentre le ossa furono traslate nell'abbazia cistercense di Lilienfeld, da lui stesso fondata. Nella lettera di condoglianze che papa Gregorio IX inviò alla vedova Teodora, definì il duca defunto princeps christianissimus, esaltando la sua fedeltà alla Chiesa romana e i suoi meriti nella conclusione della pace.
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Traduzione di Maria Paola Arena