LEOTICHIDE (Λεωτυχίδης, Leotychĭdes)
Nome di due re spartani della casa degli Euripontidi. Il primo, di cui non si sa nulla, fu contemporaneo della seconda guerra messenica. Il secondo, figlio di Menare, appartenente a un ramo laterale della casa, venne al potere, sembra, nel 491 a. C. Avverso, dicesi, per ragioni di carattere familiare, al re Demarato, cooperò col re Cleomene I. appartenente all'altra casa reale, quella degli Agiadi, per farlo destituire, mettendo in dubbio la legittimità della sua nascita. E sembra fosse sulle prime docile strumento della politica di Cleomene, sebbene quel che viene riferito del suo intervento in Egina abbia il colore dell'invenzione partigiana. Non fu coinvolto nella rovina di Cleomene, che seguì pochi anni dopo, sia perché seppe separarsene a tempo, sia perché non era possibile richiamare Demarato, fuggito presso il re di Persia. Nel 479, mentre Pausania, della casa degli Euripontidi, ebbe il comando dell'esercito, a lui toccò quello dell'armata navale; e vinse per terra e per mare i Persiani a Micale presso Mileto, liberando la Ionia. Tornato dopo quella campagna a Sparta, il comando delle operazioni navali passò a Pausania. L. fu inviato, nel 477, in Tessaglia, per punire gli Alevadi d'aver parteggiato per i Persiani. Ottenne successi rilevanti, come la presa di Fere, ma non decisivi, che, data la grande superiorità della cavalleria tessala, erano assai difficili a conseguirsi. Comunque, per essere venuto dopo ciò a un accordo con gli avversarî, fu sospettato d'esserne stato corrotto. Quest'accusa fu poi mossa apertamente contro di lui nel 469, quando, pare, gli efori profittarono della caduta di Pausania per abbassare ancora il potere regio. Destituito, si rifugiò in Tegea; il trono passò al nipote Archidamo I, essendo premorto il figlio Zeuxidamo.
Un altro Leotichide, figlio del figlio di Archidamo, Agide II, venne escluso dal trono, perché sospettato d'essere invece figlio di Alcibiade.
Bibl.: Oltre le principali storie greche, v. per la cronologia e genealogia soprattutto J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., I, ii, pp. 182, 187.
Pel racconto erodoteo dell'intervento di L. a Egina, v. G. De Sanctis, in Riv. di Filol., n. s., VIII (1930), p. 292 segg. V. anche micale.