Fiedler, Leslie Aaron
Critico letterario statunitense, nato a Newark (New Jersey) l'8 marzo 1917. L'appartenenza alla minoranza ebraica e la militanza nel movimento comunista, successivamente rinnegato, hanno segnato in modo decisivo il suo destino politico e intellettuale. Dopo la Seconda guerra mondiale, nel quadro del programma di scambi culturali Fulbright, è vissuto in Italia dal 1951 al 1953, soggiornando a Roma, Bologna e Venezia. L'attività universitaria, iniziata alla New York University e alla University of Wisconsin, è continuata alla University of Montana nella cittadina di Missoula, luogo divenuto per F. simbolo del West contemporaneo, degradazione postmoderna dello spazio mitico americano per eccellenza.
Tra il 1955 e il 1964 F. ha pubblicato una serie di libri che hanno fortemente modificato non solo il modo di fare critica, ma anche i sistemi di decodificazione simbolica della cultura americana.
An end to innocence. Essays on culture and politics (1955), The Jew in the American novel (1959), Love and death in the American novel (1960; trad. it. 1963), No! In thunder; essays on myth and literature (1960) e Waiting for the end (1964; trad. it. 1966) hanno imposto F., insieme a H.N. Frye, come il maggiore esponente di quel myth criticism che si proponeva di esplorare le strutture archetipiche della significazione letteraria, portando alla luce i lati più oscuri di quello che è stato definito il mito americano: la presunta innocenza del 'Nuovo Adamo', che ne dovrebbe giustificare le azioni più distruttive; la riduzione a capro espiatorio della figura dell'ebreo; la costruzione di un'identità maschile che sfugge al dialogo con la donna e si rifugia nell'irresponsabilità dell'avventura andando incontro a relazioni latentemente omosessuali con membri di civiltà più 'naturali', indiani, neri e 'cannibali' dei mari del Sud; il vagheggiamento di un'Apocalisse che riconduce a una presunta purezza originaria.
Nel 1964 F. si è trasferito nella meno periferica State University of New York di Buffalo, continuando a svolgere il suo ruolo di critico anticonvenzionale, come testimoniano altre opere significative: The return of the vanishing American (1968; trad. it. 1972), sulla figura dell'indiano nella letteratura americana; Cross the border - Close the gap (1972), sulla crisi delle distinzioni tra cultura alta e cultura pop; Freaks: myths and images of the secret self (1978; trad. it. 1981), sulle immagini dei 'mostri' da circo; The inadvertent epic: from Uncle Tom's cabin to Roots (1979), sulla letteratura antirazzista; What was literature? Class culture and mass society (1982), una rielaborazione e sistematizzazione delle intuizioni di Cross the border.
Autore di un'autobiografia, Being busted (1969), una sorta di autodifesa dall'accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti, F. ha pubblicato anche un saggio su Shakespeare, The stranger in Shakespeare (1972; trad. it. 1979), una monografia su un misconosciuto autore di fantascienza, Olaf Stapledon, a man divided (1983), alcuni romanzi (tra cui The second stone. A love story, 1963; trad. it. Il congresso dell'amore. Un romanzo d'amore, 1964) e racconti brevi, The last Jew in America (1966; trad. it 1989), Nude Croquet. The stories of Leslie A. Fiedler (1969; trad. it. La macchia, 1972). I suoi saggi sull'identità ebraica sono raccolti in Fiedler on the roof. Essays on literature and Jewish identity (1991). La sua opera più recente è The tyranny of the normal. Essays on bioethics, theology and myth (1996; trad. it. 1998).
bibliografia
M.R. Winchell, Leslie Fiedler, Boston 1985.
G. Fink, "Eppur si muove!": the American Rome as text, in RSA: Rivista di studi anglo-americani, 1990, 8, pp. 301-15.
H. Kenner, Who was Leslie Fiedler, in Historical fictions, San Francisco 1990, pp. 219-28.
D. Pease, Leslie Fiedler, the Rosenberg trial, and the formulation of an American canon, in Boundary 2, estate 1990, 17, 2.
V.M. De Angelis, Leslie Fiedler, in Voci dagli Stati Uniti: prosa, poesia, teatro, a cura di C. Ricciardi, V.M. De Angelis, Roma 2000.