Caron, Leslie (propr. Leslie Claire Margaret)
Ballerina e attrice cinematografica francese, nata a Boulogne-Billancourt (Parigi) il 1° luglio 1931. Figlia di padre francese e dell'ex ballerina statunitense Margaret Petit, a nove anni cominciò a studiare danza con Olga Preobraženska e Boris Kniaseff. Dotata di un fascino tipicamente 'parigino', la C. ha rappresentato il raro caso di un'ex danzatrice diventata attrice di duttile registro interpretativo, in grado di cimentarsi tanto con personaggi di spessore drammatico quanto in ruoli brillanti, lavorando con registi di notevole valore.
Dopo la pausa dovuta all'occupazione tedesca, nel 1945 entrò al Conservatoire di Parigi e due anni dopo nei Ballets des Champs-Elysées dove ebbe presto parti importanti, seguendo le tournée della compagnia in diversi Paesi d'Europa e del Medio Oriente. Nel 1949 ottenne un'affermazione personale in La rencontre, balletto di David Lichine, con Jean Babilée nella parte di Edipo. Notata nel 1950 da Gene Kelly, dopo un solo provino fu scritturata per sette anni dalla Metro Goldwyn Mayer, ed esordì nel cinema con An American in Paris (1951; Un americano a Parigi) di Vincente Minnelli. In compagnia della madre e del fratello Amery, partì per Hollywood dove nel 1951 prese parte a The man with a cloak (La casa del corvo) di Fletcher Markle e a Glory alley (1952; La strada dell'eternità) di Raoul Walsh. Come protagonista interpretò nel 1953 uno dei tre episodi (Mademoiselle) di The story of three loves (Storia di tre amori) di Gottfried Reinhardt e Lili (1953) di Charles Walters, che le valse una nomination all'Oscar e il premio della British Academy. Nello stesso anno tornò in Francia per una serie di spettacoli dei Ballets de Paris e fu la prima interprete di La belle au bois dormant di Roland Petit. Nel 1955 colse due altri successi con The glass slipper (La scarpetta di vetro) di Walters e Daddy long legs (Papà Gambalunga) di Jean Negulesco in coppia con Fred Astaire, versione musicale di una storia già interpretata da Mary Pickford e Janet Gaynor. Meno convincente fu il suo esordio nel teatro di prosa con Orvet di Jean Renoir, in scena a Parigi nel marzo 1955. Il suo contratto con la MGM si concluse con un fiasco (Gaby, 1956) di Curtis Bernhardt, terza versione malriuscita di Waterloo bridge (1930; Il ponte di Waterloo) di James Whale, e con un trionfo, consacrato da nove Oscar: Gigi (1958) di Minnelli dove recita al fianco di una vecchia gloria dello spettacolo francese, Maurice Chevalier.A partire dagli anni Sessanta ebbe inizio la seconda fase della sua carriera. Senza contare i numerosi impegni televisivi (TV movies, serial, apparizioni nella parte di sé stessa), la C. interpretò circa tre dozzine di film fino a Chocolat (2000) di Lasse Hallström. Vanno ricordati: negli Stati Uniti, The man who understood women (1959; L'uomo che capiva le donne) di Nunnally Johnson con Henry Fonda; in Francia, Austerlitz (1960; Napoleone ad Austerlitz) di Abel Gance e L'homme qui aimait les femmes (1977; L'uomo che amava le donne) di François Truffaut; in Inghilterra, The L-shaped room (1962; La stanza a forma di L) di Bryan Forbes; in Italia, Il padre di famiglia (1967) di Nanni Loy, dove è convincente nella parte di una moglie romana, perno e motore di una famiglia di intellettuali borghesi; nel 1970 interpretò il western Madron di Jerry Hopper e nel 1977 Valentino di Ken Russell nella parte di Alla Nazimova, una delle 'vedove' del divo; in Polonia, Kontrakt (1980) e Imperativ (1982; Imperativo) di Krzysztof Zanussi. Nel 1983 è stata una delle interpreti del film francese, inedito in Italia, La diagonale du fou di Richard Dembo, vincitore dell'Oscar nel 1985 come miglior film straniero e del premio César per l'opera prima, in cui ha il ruolo della moglie di Liebskind (Michel Piccoli), giocatore di scacchi sovietico. Negli anni Novanta tra i suoi film spicca l'anglo-americano Funny bones (1994; Il commediante) di Peter Chelsom, grottesca descrizione dell'ambiente teatrale britannico di provincia. È stata sposata (1951-1954) con il musicista statunitense George Hormel II.
J. Springer, All talking, all singing, all dancing, New York 1966; J. Kobal, Gotta sing, gotta dance, New York 1970; D. Knox, The magic factory, New York 1973.